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Domenica 19 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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13/10/2005

Prodi, marziano o voltagabbana?

Il centrosinistra si riunisce in piazza, ma è in grado di entusiasmarsi solo alle urla contro Berlusconi. Intanto arriva il proporzionale... Don Chisciotte ritorna sul sito

   

Prodi, marziano o voltagabbana?

Che spettacolo inusitato quello dell’adunata prodiana di Domenica 9 Ottobre a Roma! Una Piazza del Popolo colma di bandiere rosse come da tempo non se ne vedevano e sul palco il caravanserraglio di capi e capetti dell’Unione.
Uno su tutti, l’unico con diritto di parola: Romano Prodi da Bologna, l’eterno candidato che si ripropone, inossidabile e sempre uguale. Solo un po’ meno abate e un po’ più descamisados, eccitato da una folla in delirio sotto i colpi anti Cavaliere.
Un marziano o un voltagabbana a seconda delle parti da cui lo si voglia esaminare. E con lui, marziani e voltagabbana della loro storia i vari Marini, Mastella, D’Antoni.
Passi per la “pasionaria” toscana, la Rosy Bindi da Sinalunga, ma proprio non ci facevano una bella figura quegli ex DC, un tempo dirigenti non di secondo piano di quel partito, fortunati sopravissuti della balena e delle bandiere bianche scudocrociate, impegnati ad applaudire un folla festante di ex, post, neocomunisti con le bandiere rosse garrenti al vento.
Un leader carnefice e vittima della sua stessa lunga storia. Già commis d’etat all’epoca in cui Fracanzani, Misasi e De Mita lo chiamavano con il campanello e gli affidavano la presidenza dell’IRI; una presidenza la cui storia sarà bene un giorno raccontare per intero, magari con l’aiuto del Tonino da Montenero di Bisaccia……
Grazie, infatti, ai suoi trascorsi tra i poteri forti dell’AREL e gli studi di Nomisma, con la benedizione del suo maestro Nino Andreatta, si conquistò l’immagine di affidabile moderato, mentre oggi interpreta un ruolo ambiguo di leader di una coalizione che, seppur egemonizzata dai DS, non è in grado di esprimere una leadership degna di una tuttora assai improbabile sinistra riformista. E, al contempo, egli è vittima di un passato che non può esser cancellato e che, ogni tanto, ritorna, per ricordare a lui stesso e agli italiani l’ambivalente e falsa figura di un leader senza partito, dal passato un po’ grigio e dal futuro quanto mai incerto. Una contraddizione palese propria di una leadership politica, quella dei DS, impotente e incapace di esprimere una personalità all’altezza della prova e quella di un re travicello, che prima di leggere il suo discorso alle masse, lo fa esaminare al povero Fassino, ridotto a correttore di bozze …dell’ultimo minuto.
Ed insieme Nessuno, ossia il nulla che si possa minimamente rapportare ad uno straccio di proposta programmatica. E così un’adunata propagandistica organizzata contro la finanziaria e la proposta di nuova legge elettorale, ha ancora una volta mostrato l’assoluta impotenza programmatica di una coalizione stretta tra gli incapucciati e il vecchio conservatore Dini, tra Diliberto, il Pecoraro Scanio e Mastella, incapace di balbettare la benché minima proposta.
Resta solo, sorretta e amplificata dalla vecchia tecnica stalinista assai diffusa nella piazza, la demonizzazione dell’avversario, considerato come un nemico contro cui tutto è lecito, anche la sollevazione di piazza utilizzata in alternativa al confronto parlamentare di cui si alimenta la democrazia.
E con lui e il nulla programmatico i centomila (ma la piazza, con beneficio d’inventario, non si dice che potrebbe contenerne non più di 20.000?) si esaltavano ad ogni insulto urlato contro Berlusconi. L’unico argomento che faceva sventolare le bandiere e fremere la folla, preparata al meglio per l’assicurata diretta televisiva del canale Rai da sempre amico, era proprio l’assalto demagogico talebano contro il governo. Non una proposta alternativa sulla finanziaria; non un’indicazione minimale su un sistema elettorale da tutti oramai riconosciuto inadeguato a garantire con la governabilità, la migliore rappresentanza delle idee e delle correnti proprie della società italiana.
Questo spettacolo da movimento sudamericano composto da incappucciati, girotondini, no global, e da improbabili aspiranti al governo di un paese civile, è, con le assurde primarie del prossimo 16 ottobre, l’unica offerta che il centro-sinistra ha sin qui saputo presentare all’elettore italiano.
Può darsi che con queste truppe e con questi incredibili leaders si possa anche cavalcare il malcontento sociale derivante da una crisi economica del mondo occidentale e dell’Europa indiscutibile, ma che questa allegra armata Brancaleone possa governare, senza uno straccio di programma, il Paese, non sembra assolutamente possibile.
Se il centro-destra riesce a ritrovare un minimo di ubi consistam la partita non solo è ancora tutta da giocare, ma, se passa la proporzionale, Don Chisciotte scommette che se ne vedranno delle belle… moderati italiani permettendo.

Don Chisciotte

 

dalla Mancha, 12 Ottobre 2005

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria