Dimensione del carattere 

Venerdì 22 novembre 2024

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

06/12/2016

Quando sfidi il popolo, ti becchi una pedata nel sedere!

Analisi del voto referendario da parte di Jacopo Scafaro. Chi ha votato sì e chi No. La riforma era scritta male e ha fatto la fine che doveva

   

Quando sfidi il popolo, ti becchi una pedata nel sedere!

Analisi del Referendum Alessandria

Stando alle percentuali, abbiamo un 40% circa di Sì e un 60% circa di No.
Ora, difficile affermare che tutto quel 60% (definito "Accozzaglia") sia formato solo da persone che "non vogliono il cambiamento", oppure "hanno votato così perché analfabeti" (tralasciando le "capre" che hanno votato con la penna che dovrebbero essere spediti su un'isola deserta), o anche "hanno seguito le direttive di un comico".
Tali analisi oltre che essere approssimative, sono anche ridicole.
In quel 60% esistono diverse motivazioni: c'è chi ha votato No per antipatia verso il Governo, chi voleva mandare un segnale al Sistema, chi era esasperato e ne aveva piene le gonadi di un Governo che piano piano stava smantellando il tessuto sociale ed economico del Paese, chi era stanco di essere governato da un Governo che rispondeva solo e solamente a chi lo aveva imposto, ma soprattutto c'era chi non voleva questa riforma perché, entrando nel merito, la riteneva sbagliata (vedasi il sottoscritto); definendo quel No un "Sì, ma non così".
Difficile credere che il 60% abbia votato No per motivazioni fumose; motivazioni queste che erano più presenti tra i sostenitori del Sì, perché se da una parte avevamo una formazione eterogenea (chiamiamola "Accozzaglia") da dove uscivano anche delle motivazioni concrete e di sostanza (i Senatori non più eleggibili, l'accentramento dei poteri allo Stato, le norme troppo confuse, l'idea del "prendi tutto il pacchetto bello o brutto che sia" e argomentazioni di decine e decine di Costituzionalisti), dall'altra invece le parole d'ordine erano: "è ora di cambiare", "abbassiamo il numero dei parlamentari", "futuro", "tutti attaccati al cadreghino", "beh ma almeno si fa qualcosa", salvo poi perdersi in un bicchiere d'acqua quando bisognava entrare nel merito (esperienze personali).
Difficile credere che dall'oggi al domani l'Italia piomberà in un 1929 o farà la fine della Grecia; basta farsi due domande: se la riforma riguardava l'assetto istituzionale, questo assetto influisce forse sull'Economia? Negli anni '60 e negli anni '80 l'Italia ha conosciuto un certo benessere economico, eppure avevano l'attuale Costituzione, forse la stabilità dipende dalla classe politica? Dovevamo votare su un provvedimento economico o sulla revisione del Titolo V? Le risorse, sono meglio spese da Enti Locali o da quel pozzo senza fondo che è la Burocrazia Romana? Le leggi sono lente per colpa di quelli che le devono approvare oppure bisogna far decidere al Governo? E per ultima ma più importante: se l'Economia va male è colpa di coloro che ci governano o è colpa della Costituzione?
Se invece di lanciare accuse o insulti fondati sul sentito dire, su ragionamenti poco ragionati, su articoli di quotidiani che per mesi ci hanno raccontato la vita quotidiana di Renzi manco fosse il Re Sole, su previsioni apocalittiche di menti chic che ci raccontano bianchi in volto e angosciati che ora finiremo a vivere negli scatoloni, su ragionamenti pressapochistici del "avete votato Grillo" (in base a che?) o "ora vi tenete Salvini" (anpi e Sinistra Italiana sono noti per essere salviniani di ferro a quanto pare), si guardasse alla concretezza; cioè al fatto che questa riforma era scritta male, confusionaria, incompleta, promotrice di un deficit di sovranità, allora vi renderete conto che forse certo, bisogna cambiare, ma che quella non era la maniera migliore.
Oggi il sole sorge ancora, siamo sopravvissuti con questa Costituzione e sopravviveremo ancora.

 

Jacopo Scafaro

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria