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No alla nuova Costituzione Referendum
Sapete quando gli
storici parlano di “verità impazzita”? Quando a fronte di una domanda giusta i
decisori politici danno risposte sbagliate. Lo fu per Stalin, che in nome della
giustizia sociale deportò 50 milioni di persone. Eppure se vi avessero chiesto
cosa pensare sulla giustizia sociale vi sareste decisamente schierati a favore.
Ma la realizzazione dell’obiettivo fu così stragista e drammatica che l’errore
prese il sopravvento sulla verità.
La stessa cosa per Hitler, che in contabilità di vite umane fu solo gregario del
dittatore sovietico, ma ugualmente sanguinario.
La stessa cosa succede per la modifica Costituzionale che ci viene sottoposta al
voto referendario. Le domande sono giuste o comunque fondate, le risposte
completamente sbagliate. A suo modo anche la riforma Boschi-Renzi è una verità
impazzita.
Prendiamo una domanda del quesito referendario: “approvate il testo della legge
costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo
paritario, la riduzione del numero dei parlamentari?” Bene. È che risposta
diamo? Modifichiamo 43 articoli della Costituzione su un totale di 139 quando
avremmo potuto agire per gradi cambiando poco e andando poi a vedere il
risultato. Ad esempio si poteva dimezzare il numero dei parlamentari o
specializzare le funzioni del Senato orientandole alla competenza degli affari
regionali, senza per esempio toccare la sovranità popolare dei cittadini di
scegliere i senatori. Invece il numero dei deputati rimane lo stesso, il Senato
in realtà non si specializza del tutto, ma in compenso scende nel numero di
circa un terzo di rappresentanti che già sono stati eletti per altre funzioni.
Ma non si era detto fino a qualche ora fa che il cumulo delle cariche era un
male? Ora diventa, senza una reale giustificazione alternativa, un plus nella
vita e nelle carriere politiche.
Il Senato, tanto per rimanere in tema, potrà dare pareri sulle leggi che la
Camera fa, ma la Camera, anche a fronte di un parere negativo del Senato, potrà
a maggioranza ribadire il suo pensiero. Ma la Camera ha naturalmente la
maggioranza assoluta di un partito sugli altri, visto che l’Italicum assegna il
55% dei seggi a chi ha più del 40% dei voti oppure a chi ha molto meno, per
esempio il 25%, ma ha vinto il ballottaggio. È allora si dovrà puntare più sulla
sensibilità politica che sulle procedure che invece oggi vengono fatte passare
come determinanti per il bene del Paese.
Ci sono almeno 10 questioni cardine in questa riforma che hanno un denominatore
comune: abbassare il tasso di democrazia e di partecipazione, come il
depauperamento del regionalismo, in quanto il federalismo in Italia non è mai
riuscito a decollare. Basti pensare – e qui mi fermo- a quante firme occorrono
per presentare una legge di iniziativa popolare. Prima ne occorrevano 50.000 ora
c'è ne vorrà il triplo, ma con una promessa, che la Camera dovrà valutarle.
Bella soddisfazione se sarà così difficile presentarle, da ridurre non poco il
loro accesso a Montecitorio.
Ci vuole dunque un No per potere evitare lo scempio di una verità impazzita.
Piercarlo Fabbio
Coordinatore cittadino FI alessandria
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