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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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24/04/2017

25 aprile: ancora contrastata la verità?

In esclusiva il canovaccio dell'ultima trasmissione 'La mia cara Alessandria' proprio dedicata al giorno della liberazione. Ma ancora si combatte: guerra civile o resistenza? Ricordo delle figure di Sisto e Martino

   

25 aprile: ancora contrastata la verità?

25 aprile il contrasto continua

Dedicato al 25 aprile 2017

 

Il testo che propongo è il canovaccio che viene da me normalmente utilizzato per le trasmissioni de La mia cara Alessandria. In via del tutto straordinaria, lo pubblico con anticipo, in quanto è dedicato al 25 aprile e al contrasto che ancora oggi si genera. Per sentire la trasmissione, oltre a sintonizzarsi su radio BBSI, cercare la stessa nel podcast di questo sito, dopo che è stata regolarmente messa in onda da Radio BBSI. (P.F.)

 

Tratto da “La mia cara Alessandria 209_252 BBSI 25 aprile 2017”

 

Tema 1. Ben ritrovati… martedì 25 aprile 2017. LMCA. La mia cara Alessandria. Un cordiale saluto da Piercarlo Fabbio.
E Buona Festa della Liberazione oppure della fine della Guerra, anche di quella civile combattuta qui al Nord tra il 1943 e il 1945.

 

Tema 2. Oggi è un giorno di festa, dunque. Un giorno in cui il sorriso dovrebbe prevalere anche sui ricordi più terribili che ogni guerra porta con sé. Eppure sono passati ormai 72 anni e la memoria di quei momenti è ancora controversa. È come se il lutto non fosse mai stato elaborato fino in fondo. È come se fosse ancora rimasto qualcosa che impedisca di chiudere un capitolo così grave e di affidarlo finalmente alla storia, di toglierlo dalle mani dello scontro politico, di sottrarlo a chi si sente come un imbattibile paladino della vittoria e a chi non vuole accettare la sconfitta se raccontata così.
Mi unisce ad altri, però, la pietas per coloro che hanno perso la vita, per coloro che hanno combattuto, pur su sponde opposte e sono stati ingiustamente giustiziati solo perché avevano avuto l’ardire di credere in un’ideale, in un valore, in una scelta di vita.
Dunque il mio omaggio va alle loro esistenze, su un versante e su un altro, indipendentemente dal fatto che i vincitori hanno potuto raccontare il loro punto di vista e i vinti hanno per anni potuto solo ricordare il sangue dei loro fratelli. All’uno e all’altro voglio dare voce.

 

Tema 3.
Armando Amprino (Armando)
Di anni 20 - meccanico - nato a Coazze (Torino) il 24 maggio 1925 -. Partigiano della Brigata " Lullo Mongada ", Divisione Autonoma " Sergio De Vitis ", partecipa agli scontri del maggio 1944 nella Valle di Susa e a numerosi colpi di mano in zona Avigliana (Torino) -. Catturato nel dicembre 1944 da una pattuglia RAU (Reparto Arditi Ufficiali), alla Barriera di Milano in Torino - tradotto alle Carceri Nuove, Processato dal Tribunale Co.Gu. (Contro Guerriglia) di Torino, fucilato il 22 dicembre 1944, al Poligono Nazionale del Martinetto da un plotone di militi della GNR, con Candido Dovis.
Ecco la sua lettera ai familiari:

Dal Carcere, 22 dicembre 1944
Carissimi genitori, parenti e amici tutti,
devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido, tutt'e due, siamo stati condannati a morte. Fatevi coraggio, noi siamo innocenti. Ci hanno condannati solo perché siamo partigiani. Io sono sempre vicino a voi.
Dopo tante vitacce, in montagna, dover morir cosí... Ma, in Paradiso, sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti voi. Vi sarò sempre vicino, vicino a te, caro papà, vicino a te, mammina.
Vado alla morte tranquillo assistito dal Cappellano delle Carceri che, a momenti, deve portarmi la Comunione. Andate poi da lui, vi dirà dove mi avranno seppellito. Pregate per me. Vi chiedo perdono, se vi ho dato dei dispiaceri.
Dietro il quadro della Madonna, nella mia stanza, troverete un po' di denaro. Prendetelo e fate dire una Messa per me.
La mia roba, datela ai poveri del paese.
Salutatemi il Parroco ed il Teologo, e dite loro che preghino per me. Voi fatevi coraggio. Non mettetevi in pena per me. Sono in Cielo e pregherò per voi. Termino con mandarvi tanti baci e tanti auguri di buon Natale. Io lo passerò in Cielo. Arrivederci in Paradiso.
Vostro figlio Armando
Viva l'Italia! Viva gli Alpini!

Tema 4. Passo all’altro fronte. Il Servizio Ausiliario Femminile della Repubblica Sociale Italiana o Repubblica di Salò venne istituito il 18 aprile 1944, come supporto allo sforzo bellico. Il comando fu affidato al generale di brigata Piera Gatteschi Fondelli, già ispettrice nazionale dei Fasci di Combattimento Femminili. Per il reclutamento e l'addestramento il SAF era posto alle dipendenze della Direzione del Partito Fascista Repubblicano per tramite di un Comando Generale del Servizio Ausiliario, ed era articolato su Comandi Provinciali e di Gruppo.
Al termine dei corsi di formazione le ausiliarie prestavano giuramento secondo la formula delle Forze Armate Repubblicane, e venivano considerate personale militarizzato con la qualifica di volontarie di guerra. Per l'impiego operativo le ausiliarie erano poste alle dipendenze dei comandi delle Forze Armate Repubblicane o della Guardia Nazionale Repubblicana presso i quali prestavano servizio.
Ho tratto alcune brevi frasi dalla lettera di MARGHERITA AUDISIO, 20anni, ausiliaria, uccisa il 26/4/45, un giorno dopo la fine della guerra. Margherita così scrive alla sorella:
“Carissima Luciana, fra pochi minuti sarò fucilata. Una consolazione devo darti: fucilazione al petto e non alla schiena. Raggiungo papà in Paradiso, perché mi sono confessata e comunicata, e con lui proteggerò tutti. Tu sai che sono sempre stata una pura della mia fede: in essa ho sempre creduto, credo ancora e sono contenta di morire. Non piangete. Viva l’Italia “
E alla madre, pure ausiliaria:
”Io vivo per la Patria e per la Patria ho giurato la morte… Questo è il mio credo. Perciò non piangete. Pensate che quando si è dato tutto alla Patria, non si è dato abbastanza.””

Tema 5. Lo strazio di queste parole, di questi momenti, alcuni seguenti alla stessa liberazione, non rivelano l’odio verso i nemici, quanto lo scontro di ideali. Entrambi gridano: viva l’Italia! Ed è forse questa la verità che più ci è mancato conoscere.
Di chi la colpa di questa omissione volontaria? Chi ha volutamente raccontato solo la propria verità occultando gli aspetti più scomodi?
Un giornalista-storico di sinistra, casalese, Giampaolo Pansa, lavora da anni su questi temi. Lui stesso ha raccontato che era proprio partito in tempi sospettissimi, cercando di comprendere tutto quello che si poteva trovare sulla Resistenza. Ma lasciamolo raccontare direttamente:
“io ero un arrogante come pochi e pensai che potevo scrivere sugli stessi anni che avevo vissuto da bambino. La fortuna mi aiutò. Nel 1955 l’Amministrazione Provinciale di Alessandria bandì un concorso su una monografia sulla guerra di liberazione nella provincia. Decisi di partecipare, lavorai con l’energia folle dei vent’anni, non riuscii a completare il lavoro, ma vinsi ugualmente un premio. Non sarò mai abbastanza grato a quella giuria. E al presidente della provincia, Giovanni Sisto, un democristiano” (Giampaolo Pansa, La grande bugia, Milano, 2006).

 

Tema 6. Aggiungo io che Giovanni Sisto era stato anche comandante partigiano, distintosi, partendo da Mirabello Monferrato, in molte azioni. Personalmente lo sentii più di una volta raccontare come avesse preso il coraggio a quattro mani, attraversando tutta la provincia, e facendosi passare per un ufficiale fiancheggiatore, al fine di salvare un altro comandante partigiano, condannato a morte, riuscendo con falsi documenti a portarselo con sé, buggerando i tedeschi che lo stavano per fucilare. Il nome in codice del condannato era “Malerba”. All’anagrafe Edoardo Martino, nato in Alessandria nel 1910. Sarebbe diventato una delle più straordinarie figure politiche italiane, docente universitario, sottosegretario e commissario europeo. La sua importantissima biblioteca, ricca di documenti della sua azione internazionale, è stata donata al Comune di Alessandria.

 

Tema 7. Ancora Pansa, però, mi guiderà nella ricerca di come un giorno di festa possa diventare, pur a così grande distanza di tempo, un giorno di riflessione. Non so, purtroppo se si possa parlare già di riappacificazione fra le parti ostili, dovendo qualcuno rinunciare ad una visione storica troppo di parte e non avendo ancora intenzione di farlo. I tempi per la verità non paiono mai arrivare.

 

Tema 8. Ecco le sue parole: “La sinistra da noi ha sempre avuto l’esclusiva quasi totale sulla memoria della guerra interna: negli studi storici, nella letteratura, nel cinema e nel sistema culturale, nell’insegnamento scolastico, nelle celebrazioni, nel comune sentire di chi vuole, per mille buone ragioni, mantenere vivo il ricordo della Resistenza.
Certo, questa esclusiva l’hanno lasciata alle sinistre le altre aree politiche e culturali del paese: il centro per indifferenza e la destra perché figlia di chi aveva perso. Ma il monopolio esiste. Ed è fondato sul rifiuto di guardare alla verità della guerra civile con equilibrio, con giustizia, con saggezza, con imparzialità. Senza espellere dalla storia una parte importante della società italiana: i neutrali e gli sconfitti. E questo rifiuto, protratto per decenni, ha provocato nella comunità dei cittadini danni profondi, politici e psicologici, che nessuno ha ancora misurato fino in fondo”. (Pansa Giampaolo, La grande bugia, Milano, 2006, pagg. 104-105).

 

Tema 9. Rimane da chiedersi, visto che queste parole sono state scritte ormai 11 anni fa, è ancora così? Penso che qualcosa, magari poco, ma qualcosa sia cambiato, ma quando vedo su un manifesto ufficiale dell’istituzione Comunale e provinciale di Alessandria, che oggi il Vescovo celebrerà una Messa in suffragio dei partigiani caduti e non di tutti i caduti, comprendo che quel senso di possesso della storia, di cui ha parlato Pansa, non sia ancora terminato e che neppure la pietas verso tutti possa essere garantita nell’abbraccio spirituale della fede, proprio nel giorno che dovrebbe essere dedicato alla riappacificazione.

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria