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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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02/09/2015

LMCA: l'afide a San salvatore

A fine 1800 la fillossera attacca le viti del Monferrato. Prima ancora che si trasformi in un rebus scientifico, l'epidemia crea tensioni sociali. Vediamo le premesse di quello che sarà un dramma (I parte)

   

LMCA: l'afide a San salvatore

Indagare le radici legate alla campagna è sempre stata una passione di Piercarlo Fabbio. Passione condivisa con gli ascoltatori nella puntata del 26 maggio de ‘La Mia Cara Alessandria’, in onda sulle sulle frequenze di Radio Bbsi e disponibile nelle sezioni podcast sui siti www.fabbio.it e www.ritrattidall’alba.it. Aspetti un poco bucolici e arcadici che si legano alla memoria, ma anche alla nostalgia.

Nei secoli la terra è stata terreno di scontri sociali durissimi, di lotte drammatiche tra chi meno aveva e chi invece deteneva le proprietà. I contratti di schiavenza e di mezzadria e i traslochi di San Martino ricordano come la terra fosse - prima della rivoluzione industriale - il vero terreno di battaglia tra i troppi poveri e i troppo pochi ricchi, il luogo della disuguaglianza sociale più pronunciata.
Il caso degli ulivi malati di Xylella fastidiosa in Salento e la decisione di eradicarli fa tornare d’attualità uno scontro che in campagna è tradizionale e che riguarda un rapporto stretto tra istituzioni, contadini e scienza.
Siamo nel 1898 (cinquantesimo anniversario dell’entrata in vigore dello Statuto Albertino) sulle prime colline del Monferrato che circondano Alessandria, tra Valmadonna e San Salvatore. Viti a perdifiato; uomini e donne che vi lavorano alacremente: sarchiano la terra con le loro zappe, potano e cimano le piante che daranno, tra settembre e ottobre, i loro frutti, legano e orientano sui tutori l’esuberanza dei vitigni.

Al Comune di San Salvatore il sindaco Bobba passeggia nervosamente nel suo ufficio, stringendo tra le mani un telegramma del Prefetto commendator Arata. Cosa legge di tanto importante in quel dispaccio emesso il 10 ottobre 1898 alle 15? “Viene riferito che codesti proprietari si oppongono esplorazioni. Dispongo per riguardi interessi privati che esplorazioni comincino e proseguano di preferenza nei terreni già vendemmiati. Maggiori concessioni non posso fare. Voglia S.V. persuadere proprietari delle gravi conseguenze cui si esporrebbero continuando opposizione. Spero che ragione prevarrà nell’animo codesti proprietari. Intanto mi telegrafi le loro disposizioni anche per regolarmi se ed in quale modo debbo io inviare forza”.
Di che esplorazioni si tratta? E perché a essere in procinto di rivoltarsi all’autorità sono i proprietari e non i contadini, i mezzadri, gli schiavandari, i castaldi? Cioè quelli che alla fine stanno peggio? Tutto parte da un insetto dalle dimensioni piuttosto contenute: la fillossera della vite, un afide fitofago, che si ciba cioè delle varie parti della pianta. In questo caso attacca - a seconda delle specie di vite - le radici o le foglie. Apparso per la prima volta nel 1879 a Lecco, un anno dopo già si notavano epidemie di fillossera in Sicilia e in Liguria.

L’afide era stato importato nel 1825 dall’America insieme alle prime barbatelle di quella che noi oggi chiamiamo volgarmente ‘uva fragola’ o ‘uva americana’, coltivate perché immuni agli attacchi di oidio o ‘mal bianco’ (che oggi si combatte con lo zolfo). Contro questo flagello il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio aveva messo in campo le ‘esplorazioni fillosseriche’, quelle che oggi chiameremmo ‘sistema di monitoraggio’.

Gli esperti si recavano direttamente tra le viti per esaminarle: la presenza dell’insetto o di una delle particolari forme che assumeva sulle foglie (gallicole) o sulle radici (radicicole) aveva come conseguenza l’ordine di estirpazione delle viti che comunque, se attaccate, in meno di 4 o 5 anni sarebbero state distrutte proprio dalla radice. Peraltro molti affermavano che con la rimozione della terra per estirpare i vigneti si creavano le condizioni per un’ulteriore diffusione dell’insetto. I rimedi curativi, preventivi e colturali erano assai ridotti e non garantivano risultati, come il sommergere per due mesi in inverno i vigneti in pianura.

Furono tentati parecchi metodi, ma infruttuosi. Furono costituiti i Consorzi per l’attività antifillosserica, ma il sospetto dei proprietari terrieri davanti agli sforzi del Governo e della scienza - visti i risultati - aumentava, anziché diminuire. L’estirpazione di una vite era, peraltro, un danno economico assai sensibile da sopportare a cuor leggero. Non che non si facessero progressi. Si era scoperto il ciclo polimorfo dell’afide (14 forme diverse), il fatto che non si propagava in terreni sabbiosi e che il vento danneggiava non poco il volo dell’insetto e la diffusione dell’epidemia. Ma il rimedio sarebbe stato trovato laddove era partito il flagello.

Alcune specie di vite americane avevano sviluppato una spiccata immunità alla forma radicicola della fillossera; quindi, al di là di danni lievissimi, le sue radici non ne soffrivano; diversamente le foglie venivano attaccate dalle gallicole in maniera assai pronunciata. Il contrario succedeva per le viti italiane ed europee in generale. Si studiò dunque una pianta bimembra con piede americano e apparato vegetativo italiano o europeo. Una tecnica da agricoltura biologica che dette immediatamente i suoi frutti, nonostante le perplessità di molti agricoltori che pensavano di perdere una parte delle proprietà amperlografiche, riguardanti cioè i caratteri della piante e alla fine dei suoi frutti, che avrebbero poi prodotto il vino. In questi anni il Governo aveva iniziato la distribuzione gratuita di barbatelle americane franco di piede che avrebbero però sviluppato la necessità di eradicazioni di vecchie viti e la collocazione di nuovi impianti che prima dei due anni non avrebbero portato frutti, mentre le vecchie viti avrebbero teoricamente potuto fruttificare per un trentennio.

Ma torniamo nel municipio di San Salvatore, mentre il quadro è cambiato. Il sindaco ha deciso di rispondere al prefetto e sta scrivendogli un telegramma. Cerca di prendere tempo, di allontanare l’esecuzione delle esplorazioni, ma anche di evitare che gli animi dei coltivatori vengano ancor di più esacerbati. Sta finendo di scrivere. Lo ha fatto in fretta, con poche correzioni e nessuna macchia nonostante la rabbia e il pennino, che però sa usare con cura: “Dopo ricevimento telegramma V.S. presentossi prof. Berti con lettera regio commissario Camboni. D’accordo presenti alcuni proprietari, due delegati squadra Valmadonna, sospendere domani esplorazioni onde preparare proprietari opponenti con mio manifesto assicurandoli interesse di tutti constatare nostro territorio immune da fillossera. Se sindaco avvertito prima lamentati inconvenienti ed opposizioni non sarebbero forse avvenuti perché preparati visite fillosseriche”. Da valutare se inserire o no l’ultima frase. E’ un po’ forte e rivolta ad un’autorità superiore, ma Bobba non ha dubbi. La metterà nel telegramma così come l’ha scritta in brutta. Teme una tragedia e i suoi sospetti non tarderanno purtroppo ad avverarsi…

‘Reclame d’annata’ propone ancora una volta i panettoni della ‘D. Boratto’, poi il consueto ‘Almanacco del giorno prima'. Infine, cosa sentivano gli italiani negli anni tra il 1910 e il 1920, che è l’argomento della playlist della settimana.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria