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Si è svolto il 30
ottobre 2015, presso l’Hotel Al Mulino di San Michele, il Congresso cittadino di
Forza Italia. I lavori congressuali sono stati presieduti da Ugo Cavallera,
responsabile provinciale di Forza Italia e hanno visto la presenza del
coordinatore regionale Gilberto Pichetto Fratin, del consigliere
regionale Massimo Berutti, del capogruppo in provincia, Nicola Sirchia,
del consigliere comunale e provinciale di Alessandria, Davide Buzzi Langhi.
Hanno portato il loro saluto Giovanni Barosini, in rappresentanza
dell’UDC e Georghe Raica, per il partito UDRI (Unione Democratica Rumeni
in Italia). Significativo apporto al dibattito degli iscritti è stato fornito
dall’on. Renzo Patria, che insieme all’on. Franco Stradella ha
presenziato al Congresso.
Gli iscritti hanno scelto il coordinatore comunale del partito e il nuovo
Comitato, composto da 25 persone a cui se ne aggiungono altri 5, grazie alla
volontà unanimemente espressa di giungere ad una candidatura unitaria per il
coordinatore e ad una lista unitaria per il Comitato.
Per acclamazione è stato eletto Piercarlo Fabbio, attuale capogruppo
PDL-FI al Comune di Alessandria, mentre questa è la composizione del Comitato:
Abbinante Nicola, Armando Natale, Boido Paolo, Borasio Paolo, Buzzi Langhi
Davide, Conte Alfonso, Crivelli Alessandro, Farina Giuseppe, Ferrigni Giuseppe,
Foresto Dino, Formagnana Michele, Gasparini Gianni, La Rosa Andrea, Mazzarello
Rosa, Moccagatta Stefano, Pace Andrea, Pasquero Roberto, Piccolini Luciana,
Prigione Claudio, Remotti Mauro, Roncati Enrico, Schiavone Francesco, Selea
Maria Cristina, Spanò Maria Grazia, Tortorici Antonio, Cardiello Riccardo,
Mendola Davide, Passi Massimiliano, Questa Stefano, Sacconiro Franca.
Durante lo svolgimento degli interventi, Piercarlo Fabbio, ha illustrato la
mozione unitaria il cui contenuto ha caratterizzato la proposta politica della
lista unitaria.
Ecco il testo
integrale:
Mozione
Congressuale
collegata alla lista unitaria
Il quadro politico
nazionale
Si sta oggi svolgendo un grande conflitto, che magari non appassiona
l’opinione pubblica, ma il cui risultato condizionerà il sistema politico
italiano per gli anni a venire. Si stanno cioè ponendo le basi per la terza
repubblica, registrando almeno due diversi orientamenti: quello sbilanciato
verso un sistema politico bipolare, in cui l’alternanza democratica favorisca di
volta in volta un contendente, garantendo così il governo del Paese, pur in un
quadro in cui le nazioni nate nell’Ottocento, rilasceranno sempre più spazi di
autonomia politica all’Europa. In questo contesto, la naturale contrapposizione,
il democratico confronto potrebbe avvenire fra Destra e Sinistra, fra
Liberaldemocratici e Democrat, ma occorre non sbagliare evitando di considerare
come un quinto dell’elettorato si collochi su posizioni antisistema e populiste
che finiscono per negare la realizzabilità del sistema come sopra identificato.
La seconda ipotesi è quella di pensare ad un partito della nazione, che finisca
per occupare la gran parte del quadro politico, lasciando marginali spazi alle
formazioni di estrema destra e di estrema sinistra. In questo caso risulterebbe
ancor più acuito il ruolo della unica formazione asistemica, che finirebbe per
occupare quasi per intero lo spazio dell’opposizione politica e sociale al
partito di naturale maggioranza.
Peraltro questa seconda ipotesi verrebbe nuovamente a sancire la diversità del
sistema politico italiano con quello europeo. L’Italicum finisce per favorire
più questa seconda ipotesi che, nell’occuparsi in modo quasi totale del potere,
finirebbe di non pensare all’opposizione, lasciando ad essa campo libero per
crescere.
Ecco perché l’attuale situazione è da considerarsi delicata al punto che ogni
più piccolo spostamento finisce per condizionare l’uno o l’atro cammino.
Forza Italia da sempre ha scelto il percorso bipolare e dell’alternanza, ma
occorre che questa decisione sia arricchita da contenuti moderni, che sappiano
portare il Paese fuori dalla crisi, non solo a paroile come oggi tende a
succedere, ma nei fatti dell’economia, del lavoro, del welfare sociale.
Il bisogno della
verità
In sede locale, da troppo tempo si è imposta all’opinione pubblica una
versione dei fatti, che hanno contraddistinto la nostra amministrazione,
assolutamente mistificatoria.
Valga un esempio su tutti scelto tra le parole d’ordine riguardanti un passato
raccontato dagli avversari, ma non sufficientemente sviluppato dalle nostre
voci. Una delle accuse ragionieristiche a noi indirizzate e che ha fatto un
certo scalpore, è stata la frase “non ci hanno lasciato neppure un soldo in
cassa”. Questo ha consentito di sviluppare il concetto che con una voracità
incredibile, noi fossimo riusciti a spendere, anzi a sprecare tutto quello –
cioè un immane patrimonio – che il Comune aveva. Tant’è vero che si è arrivati
al fallimento. La logica conseguenza parte però da un dato errato: 18 milioni di
euro per il ponte Meier a disposizione, 12 milioni per il Piano Integrato di
Sviluppo Urbano giunti dalla Regione in quanto vincitori di concorso europeo,
1,5 milioni per Santa Maria di Castello (dallo Stato), 19 milioni per il parking
sotterraneo di piazza Garibaldi, oltre 5 milioni disponibili per eventuali
anticipazioni di cassa. Si rasentano i 60 milioni di euro. Quale amministrazione
nel passato ha lasciato così tanti soldi ai successori, al punto che oggi sono
solo quelli i lavori in fase di realizzazione?
Era solo un esempio di come si debba ancora molto lavorare su questo terreno per
correggere, almeno nel nostro elettorato, una percezione perlomeno “dubbiosa” di
ciò che gli è stato dato in pasto.
La critica:
inaccettabile l’omissione di essere “il Comune”
All’Amministrazione attuale possiamo erogare un “quaderno di doglianze”
praticamente infinito. Su ogni altra cosa, la volontà di giungere ad un dissesto
che, giorno dopo giorno, appare sempre più artificioso, strumentale, costruito,
soprattutto, contro la città che, in tempo di crisi, aveva bisogno di sostegno e
non di ulteriore appesantimento per la contribuzione alla spesa pubblica.
Il miglior esempio è dato dal bilancio di previsione 2015, di fatto il primo
dopo la fase degli istituti contabili “stabilmente equilibrati”. La parte
corrente sfiora nuovamente i 100 milioni di euro, sul piede di ciò che era la
spesa storica del Comune, ma a quale prezzo si è raggiunta questa conferma?
Licenziando circa 150 persone, facendo fallire l’AMIU, mettendo sulla stessa
strada ATM, caricando l’AMAG di aziende che finiranno per pesare su un bilancio
aziendale che già soffre di circa 20 milioni di euro di insoluti (bollette non
pagate) e di fatto riducendone il valore di mercato, inventando aziende speciali
illegittime per sostituirne altre che dopo quasi quattro anni non sono ancora
chiuse, non riaprendo il teatro, non sviluppando una politica di promozione
degli eventi attrattivi della città e neppure una che aiutasse strutturalmente
la città a riprendersi (vedi parking di piazza Garibaldi, ma non solo: la non
ristrutturazione della Valfrè acquisita al patrimonio comunale ha del clamoroso)
e a ridarsi un immagine (lo station front è solo uno dei problemi). Così come lo
stato di aumentato degrado della Cittadella a cui si è risposto con tavoli di
discussione, ma non di lavoro, è sotto gli occhi di tutti.
E’ comunque possibile andare ben oltre – per esempio non esiste neppure in nuce
una politica per la casa che possa porre rimedio a occupazioni troppo frequenti,
numericamente inaccettabili e oltre ogni media piemontese e all’imporsi di una
condizione di illegalità e di non equità fra i richiedenti – individuando altri
contesti, come quelli della manutenzione stradale e del decoro urbano che sono
purtroppo sotto gli occhi di tutti.
Il Comune:
l’innovazione di un protagonista nell’economia della città
“Il Comune come
motore immobile” è una frase da noi utilizzata in una conferenza stampa condotta
qualche mese fa con l’on. Gilberto Picchetto Fratin. Perché a fronte della
riduzione delle risorse disponibili, per evitare ulteriori aggravi ai
concittadini, occorre mettere in campo una grande capacità di sviluppare linee
guida sulle quali, attraverso il principio della sussidiarietà, gli imprenditori
privati sappiano e vogliano riprendere a investire sulla città, consapevoli che
questa possa essere il luogo che trasforma le loro risorse in ricchezza e ne
consente una più equilibrata distribuzione.
Anche il Comune dovrà alleggerirsi, senza svendere: la perdita di raccordi con i
cittadini attraverso la non erogazione di servizi, addirittura il rilascio di
importanti quote di mercato (vedi il caso distribuzione gas metano e
teleriscaldamento) verso operatori esterni, senza corrispettivo alcuno, è un
esempio di pessima gestione della cosa pubblica, che porta all’indebolimento del
patrimonio, ancora vera cassaforte dell’Amministrazione.
Ma il privato va testato, verificato nelle sue capacità, controllato anche con
quote aziendali, affinché il Comune non sia solo un asettico conferitore di
autorizzazioni o concessioni, ma coprotagonista dello sviluppo dei servizi
urbani.
Anche nei confronti degli Enti di maggior respiro territoriale, come la Regione
Piemonte, andrà intrapreso un nuovo percorso di collaborazione, al fine di
garantire al Comune un gettito costante pur basato su progettazioni flessibili.
Purtroppo anche la Regione ha utilizzato lo stesso meccanismo negli ultimi
tempi, ritirandosi progressivamente da servizi agli Enti Locali determinanti per
la loro esistenza. Senza dover discettare troppo ampiamente della Sanità
pubblica e privata, che si considera un patrimonio della città e che l’attuale
Giunta di centrosinistra ha ridotto nella capacità di investimento e nella spesa
sociale.
A ciò si aggiunga che, pur su un piano diverso, il decoro urbano, lo stato delle
strade, le condizioni dei cimiteri, la riapertura totale degli spazi culturali,
costituiscono punti di intervento improcrastinabili.
Un ulteriore aspetto: quello della partecipazione, a cui andrà orientato un
pensiero particolare, anche alla luce delle ultime insoddisfacenti modifiche
apportate ai regolamenti dall’attuale Amministrazione.
Forza Italia
deve gradualmente passare da organizzazione episodica a struttura partecipativa
del territorio. Si tratta di organizzare il rapporto tra partito e territorio.
All’uopo occorre quanto prima agire sul terreno della riflessione sulla
struttura più efficace da mettere al servizio della Comunità. Una Conferenza
Organizzativa sarà necessaria per porre l’attenzione a questi aspetti, dopo aver
vagliato le possibilità che oggi sono adeguate alle nostre forze.
Poi sarà la volta dei contenuti e dei programmi, ma nel frattempo non bisognerà
mancare di porre le basi per un’alleanza forte, coesa, convinta che consenta di
affrontare le elezioni amministrative del Comune di Alessandria rappresentando i
cittadini e i loro bisogni.
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