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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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05/03/2016

ATM: il risultato dell'inerzia

Una politica miope e permalosa ha raggiunto l'obiettivo di mettere in liquidazione l'azienda dei trasporti di Alessandria. E purtroppo senza prospettive reali, almeno per ora. Un salto nel buio, più pericoloso di continuare a sopravvivere

   

ATM: il risultato dell'inerzia

ATM default

Si rimane un po’ così, come quelli che da noi han visto Genova, quando si legge il comunicato che contiene le decisioni del nuovo board di ATM, da tempo invitato a relazionare al Consiglio Comunale e mai presentatosi, non penso per timidezza.
L’azienda è strutturalmente deficitaria. Toh, da non crederci. Tutto il Trasporto Pubblico Locale in Italia, salvo casi rarissimi e puntuali (ma occorre perlomeno avere una metropolitana plurilinea), è in deficit. Vive di sostentamento pubblico. Biglietti ed abbonamenti non valgono che poco più del 10% a concorrere alle entrate. ATM, nella fattispecie, sta in piedi o stava in piedi perché gestiva i parcheggi, fin che la crisi non ha ridotto l’utilizzo delle auto private o almeno la loro permanenza distratta e prolungata nei grandi parcheggi a raso in gestione, collocati nei luoghi più ambiti della città. Il resto era contributo pubblico a vario titolo.
E poco è servita la politica miope, permalosa e da “ragazzo spazzola” che l’Amministrazione Rossa ha calato come una scure sul destino di ATM: niente mercato, niente parking in piazza Garibaldi, massima protezione dalla concorrenza (vista come il male assoluto?), esclusione dal pensiero politicamente corretto della realtà che aziende del genere vadano finanziate costantemente e che le perdite vadano ripianate. Così sono nate, così hanno vissuto per decenni da quando le Giunte Rosse le hanno catalogate come municipalizzate e così hanno fatto generazioni di pubblici amministratori desiderosi di offrire un servizio di carattere essenzialmente sociale (e di scarno equilibrio economico), che almeno servisse per alleggerire le spese di mobilità dei concittadini, se non la tutela dell’ambiente urbano dall’inquinamento da traffico.
Ora vi è lo spauracchio della Legge Madia, citata a sproposito, ma vigente solo da quest’anno, che in condizioni come questa altro non può affermare come non basti ripianare semplicemente le perdite, ma occorra proporre e disporre un “piano di ristrutturazione” aziendale, se non altro per evitare che altre perdite si affastellino e portino l’azienda alla decozione.
Al di là del fatto che pare che negli ultimi anni di piani industriali l’azienda abbia provato a consegnarne più d’uno all’Amministrazione, ricevendone sempre risposta a picche; e al di là pure del fatto che il Consiglio Comunale sia stato tranquillamente lasciato all’oscuro di questi tentativi che sarebbe stato perlomeno utile conoscere, almeno per verificare se alcune idee avrebbero potuto essere realizzate per evitare il peggio, quello che oggi stupisce è un insieme di avvertimenti e di metadirezioni che si vorrebbero prendere, ma non si è neppure sicuri di attuare. Penso per esempio al ricovero di ATM in AMAG o in una società multifunzione di nuova costituzione, che però mantenga saldamente in mano pubblica il business TPL. Peccato che la soluzione venga indicata come ancora da verificare in sede tecnica e soprattutto sindacale, visto che il problema occupazionale rimane un pondo notevole nelle ristrutturazioni aziendali di questo tipo.
L’avvertimento è invece rivolto indirettamente a coloro che potrebbero pensare ad una coniugazione del Decreto Madia sulle Partecipate, che tenesse conto delle timide aperture al mercato che contiene. Secondo il comunicato se si andasse verso la concorrenza, addio posti di lavoro!
L’avevamo capito da tempo, non c’era bisogno di riconfermarlo: idee non ce ne sono, soldi neppure, ma guai a chi volesse dare un’occhiata al mercato per verificare la disponibilità di immissioni di nuove forze in un panorama così asfittico e con così rade prospettive di rilancio. Intanto passa il tempo e operazioni più complesse, come per esempio il sommare aziende pubbliche di aree territoriali più vaste (Alessandria, Asti, Casale, tanto per fare un esempio) in partnership con il privato, alla ricerca di dimensioni più consone e anche più gradite alla Regione che è dominus nella materia, si allontano sempre più. L’importante è che uno di questi giorni, non ci venga presentata la soluzione della provvidenza come scaturita dal cappello magico di qualche prestigiatore. Per quello che ci hanno dimostrato finora i nostri amministratori, non sono neppure convinto che vi sia una soluzione di retroscena verso la quale fare andare la situazione. E quando non si hanno attori in quinta, difficilmente si può aprire un nuovo atto.

Piercarlo Fabbio
Presidente Gruppo PDL-FI-NCD-Popolari-Ind.
al Consiglio Comunale di Alessandria

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria