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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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07/02/2016

LMCA: quando inventammo i blue jeans

Prima che Colombo scoprisse l'America, gli alessandrini a Borgoglio già si preoccupavano del colore che avrebbe tinto i famosi pantaloni statunitensi. Continua la storia del borgo oltretanaro

   

LMCA: quando inventammo i blue jeans

Blue Jeans ante litteram

Riprendendo la macchina del tempo per indagare la storia parallela tra Alessandria e Borgoglio, Piercarlo Fabbio nella puntata del 29 settembre della trasmissione radiofonica ‘La mia Cara Alessandria’, ‘plana’ sulla città ormai fondata da qualche secolo, mentre Borgoglio continua il suo cammino di città dentro la città. C’è agitazione in giro, si sentono sferragliare corazze e spade, soldataglia che corre verso le mura.

Non è la Borgoglio tranquilla e forse un po’ turistica, lasciata circa 200 anni fa. “Mentre sto cercando di capire quale strana faccenda stia capitando, passo nei pressi della Chiesa di San Michele. Dagli edifici attigui escono, assai indaffarati, operai assai sporchi, che probabilmente fanno parte di un Ordine religioso, quello degli Umiliati, che a fine 1100 si è ecumenicamente stabilito sulle due sponde del Tanaro. In sponda di Rovereto nei pressi di San Giovanni del Cappuccio, l’attuale San Rocco. L’Ordine si compone di Monaci, di Suore, di laici, uomini e donne). Lavorano la lana, la tessono, la filano e la tingono. A noi oggi infatti è rimasta una vestigia della loro presenza in città: il cosiddetto Tinaio degli Umiliati, che dà su via Lumelli ed è collegato al compendio a cui fa proprio capo la Chiesa di San Rocco”.

Quello che più è straordinario, in questo viaggio tra le mura di Borgoglio, è apprezzare cose che non si possono più vedere, perché un opificio degli Umiliati vi è anche qui. Gli operai così sporchi, indaffarati sulla pubblica via a rovesciare mastelli d’acqua bluastra nei rigagnoli a cielo aperto che contraddistinguono le ‘rugate’ sono proprio dei tintori.

Perché il colore di giornata sia il blu ancora non si sa ma, ormai è certo, che da quando siamo a Borgoglio, più che storie straordinarie non si vengono a conoscere. Parlando con uno di loro, tal Lodovico (il cognome pare faccia Grassi o giù di lì), si apprende che il colore è dell’oro blu che, a Borgoglio, ad Alessandria come a Tortona, si coltiva persino nei fossati delle fortificazioni. Non un minerale ma una pianta, il gualdo (nome botanico: Isatis Tinctoria), erbacea biennale dai fiori gialli, anche se in questo caso interessano assai più le foglie.

In effetti “il colorante si estrae dalle sue foglie raccolte durante il primo anno di vita. Dopo macerazione e fermentazione in acqua si ottiene una soluzione giallo verde che agitata e ossidata produce un precipitato. Il colorante, molto solido, è utilizzabile nella tintura della lana, seta, cotone, lino e juta, ma anche in cosmetica e colori pittorici. Oro blu perché la zona dell’Alessandrino è uno dei luoghi a maggiore produzione di gualdo di tutta l’Italia settentrionale e addirittura non esporta solo stoffe colorate, ma anche il colorante. Il grosso della produzione va verso Genova, che colora tessuti di fustagno utilizzati per coprire le merci nel porto o per sacchi di contenimento per le vele delle navi. Una certa produzione si avvia anche verso Chieri, dove pure vi è una fiorente industria tessile, comunque poi indirizzata verso Genova. All’estero il colore è conosciuto come ‘blu genoa’ o in francese ‘bleu de Gênes’, cioè ‘blu jeans’. “Cristoforo Colombo non ha ancora scoperto l’America e Alessandria già ha pensato con che colore vestire gli americani”.

Di lì a poco, il gualdo sarà soppiantato dall’indaco cinese o generalmente esotico e magari i figli o i nipoti di Lodovico non faranno più il mestiere del padre e soprattutto i Visconti, signori di Milano e di Alessandria, dovranno dare addio ai lauti guadagni che il gualdo – pur tra vicissitudini colturali, meteorologiche e storie di contrabbando – forniva loro tra dazi e imposte.

Alessandria è sotto il controllo dei Visconti, che agli albori del 1400 sono capitanati da Gian Galeazzo. Da tempo ha perso l’autonomia politica e anche dal punto di vista delle istituzioni di governo, la presenza del Duca di Milano si fa sentire attraverso vicari o podestà. Inoltre le due fazioni dei Guelfi (vicini al Papato) e dei Ghibellini continuano a dar vita a scontri, faide, ripicche.

A Borgoglio, terra dei Guasco, guelfi, la dominazione viscontea non era certo gradita. Così la morte di Gian Galeazzo, avvenuta nel 1402, fu un’ulteriore occasione di scontri e di aspre vendette fra le parti. Alessandria venne ereditata, insieme a Pavia, dal secondogenito del de cuius, Filippo Maria. Non passava neppure un anno dalla morte del Duca, che nel marzo 1403 si costituiva una nuova lega anti-Visconti. “Ero riuscito a entrare a Palazzo per incontrare Gabriello Guasco, che mi aveva accolto e spiegato con interesse la situazione, indicato i suoi acerrimi nemici nei Firrufini, incorreggibili Ghibellini dell’oltretanaro, e mettendoci anche un pizzico di scaramanzia o di superstizione, perché quando arrivano i guai, normalmente il cielo li annuncia: “Fu quest'anno (1402) veduta, alli 10 del mese di aprile, una maravigliosa e fiammeggiante cometa, la quale per quaranta giorni andò sempre crescendo in tanta lunghezza, che secondo la vista umana fu giudicata di duecento braccia, e poi il suo splendore cominciò a mancare, ed essendo oramai languida disparve del tutto. Essa fu presaga di guerre, peste, terremoti e altre sciagure che in breve accaddero in Italia…” (Ghilini G., op. cit.)

Quindi, quell’andirivieni nervoso di soldataglia aveva più di una ragione. Chissà come sarebbe andata a finire e chissà che Alessandria, alla ricerca di una nuova autonomia, non dovesse essere poi sottoposta ad una nuova tirannide.

Per le ‘Reclame d’annata… però’: ‘Sordità’ (in La Stampa domenica 2 gennaio 1927), ‘Ernie’ (La Stampa domenica 2 gennaio 1927), ‘Raggi X’ (La Stampa domenica 2 gennaio 1927), ‘Mobili’ (La Stampa domenica 2 gennaio 1927). Con ‘Strà per Strà’ andiamo in via Enrico Gentilini (da corso Monferrato a Lungo Tanaro Solferino): le sue tracce si perdono nel 1874, quando scrive da Milano, ormai poverissimo, al Consigliere comunale di Alessandria, avvocato Valsecchi, chiedendo l’invio di 65 lire per pagare dei debiti di una pensione. Liberato da quelli, a suo dire, si sarebbe trasferito a Savona dove gli avevano offerto un modesto lavoro, ma che gli avrebbe consentito di tirare avanti. Le 65 lire vennero racimolate ed inviate all’alessandrino, fervente mazziniano e che aveva partecipato attivamente all’insurrezione delle Cinque giornate di Milano nel 1848. In città, prima di riparare in esilio, in quanto perseguitato, aveva decisamente sostenuto le idee del genovese. In esilio si recò in Turchia, poi in Svizzera ed in Francia, pencolando tra affanni, miseria e tribolazioni della vita. Ritornò a Milano nel 1858. Scrisse molti testi, come ‘Guida alla guerra d’insurrezione’ o ‘Le operazioni militari del generale Bava’ e, ancora, ‘Saggio di organizzazione dello Stato’.

Il Basile riporta alcuni passi dei suoi scritti: “La plebe ha il privilegio di fornire un numeroso contingente di popolazione, che nasce nel bisogno e nello spedale per morire in esso. Lavoro precoce nell’infanzia, sacrificio della libertà in gioventù, travaglio esclusivo, eccessivo, mal ricompensato; ogni sorta di torture fisiche e morali nell’età robusta. (…) La forza suprema dell’attrazione è la legge dell’universo, ed è pure quella del progresso. I popoli tendono con ogni mezzo ad avvicinarsi; la società cerca di riunire gli interessi, liberando dalla avarizia e dal monopolio della speculazione, dalla cupida usura privata. L’opporsi alle idee sociali è un voler precipitare”.

Dopo l’Almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria, finale con la playlist che fa suonare ‘Jazz a mezzogiorno’ con 'April in Paris' Count Basie, 'When Sunny gets blue' Sarah Vaughan, 'Moonglow' Eddie Harris, 'Solitude' Coleman Hawkins, 'My romance' Tony Bennet, 'More than you know' Lena Horne, 'Round midnight' Thelonious Monk.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria