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Recita così un
proverbio della mia cara vecchia Ferrara. Un detto contadino che ricalca il più
celebre motto del grande Jean Baptiste Colbert, ministro delle finanze di Re
Luigi XIV, secondo cui: “L’arte della tassazione consiste nello spennare
l’oca in modo da ottenere il massimo delle penne con il minimo di proteste”.
Altra conoscenza
sapienziale e altro gigante rispetto agli illustri accademici bocconiani del
governo Monti, più vicini al modello dello sceriffo di Sherwood che a quello
dell’eroico Robin Hood.
Si toglie ai poveri e
non si toccano veramente i ricchi e, con i rincari che sono scattati dal 1°
gennaio, cambia e di molto la qualità di vita della maggioranza degli italiani,
spennati, salvo i soliti evasori, sino al limite del pianto.
Rituale il discorso
di fine anno del presidente Napolitano, con l’adesione pressoché unanime di
tutti gli impotenti partiti che hanno permessa l’innovativa discutibile
soluzione di governo, mentre appare sempre più confusa e contraddittoria la
situazione creatasi nell’Ottobre scorso dopo un non smentito colloquio con la
BundesKanzlerin Angela Merkel.
Se fosse vero ciò che
il Wall Stret Journal ha scritto, prontamente smentito dal Quirinale, ciò che è
accaduto e accade in Europa sarebbe non solo al di fuori di ciò che gli Stati
europei si sono reciprocamente impegnati a rispettare tra di loro, dal Trattato
di Roma in poi, ma aprirebbe uno scenario inquietante sotto il profilo
costituzionale e negli stessi rapporti internazionali dell’Italia.
Mario Monti, autore del trilemma: rigore, crescita, equità, dopo il decreto
“salva Italia” di lacrime e sangue, ha solo annunciato i capitoli del prossimo
decreto "cresci Italia”.
Dopo un consiglio dei
ministri durato oltre tre ore, rinviata la comunicazione nella lunga conferenza
stampa di fine anno nella quale, oltre ai professorali riferimenti in inglese e
all’esposizione di un grafico per dimostrare che lo spread oltre la soglia dei
500 punti, mostro nel periodo del governo del Cavaliere, non è poi così cattivo
come sin qui è stato rappresentato, il presidente Monti nulla ha saputo o voluto
dire nel merito di quegli annunciati provvedimenti.
Nonostante tutto
l’impegno che il duo Napolitano-Monti ci sta mettendo, stavolta, davvero,
la situazione, comunque la si voglia giudicare, è
grave e molto seria e, scontati gli auguri per l’anno nuovo,
pochi italiani sono propensi a pensieri positivi
per il prossimo futuro. Più di tutti i giovani, con sempre meno speranze
per il lavoro incerto e precario, e con prospettive di una vecchiaia quanto mai
insicura.
Eppure è tempo di
esercitare al massimo, gramscianamente, con il pessimismo della ragione,
l’ottimismo della volontà.
E lo dovranno esercitare soprattutto le due più importanti forze politiche, Pdl
e PD, con il terzo Polo ancora alla ricerca di una propria identità, e una Lega
portata all’esasperazione polemica e minacciosa, per imboccare l’unica strada
capace di portarci a una discontinuità costituzionale di cui andiamo scrivendo
da molti mesi: l’accordo per indire con metodo proporzionale un’assemblea
costituente attraverso la quale definire un nuovo patto costituzionale,
assumendosi al più presto l’onore e l’onere di guidare il Paese non con un
sostituto d’imposta, come il governo Monti, ma con piena responsabilità
nell’interesse nazionale, ciascuno portatore dei propri interessi e dei
rispettivi valori.
Ettore Bonalberti,
Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
coordinatore per il
Nord Italia di FEDELEF verso il PPE
Venezia, 1 Gennaio
2012
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