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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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13/06/2011

Le cattive conseguenze del Referendum per il PD

Pareva che tutto cospirasse contro il Governo. Invece, a guardare bene le cose, è proprio il partito di Bersani che pagherà le più gravi conseguenze di uno dei quattro sì. Ecco perché...

   

Le cattive conseguenze del Referendum per il PD

L'effetto quorum ha già fatto sentire i suoi effetti su Piazza Affari, dove per tutta la mattinata sono finiti sotto pressione i titoli delle società municipalizzate impegnate nel settore dell'acqua per le quali il “sì” creerà un periodo di incertezza regolatoria fino all`approvazione del nuovo schema tariffario da parte dell´authority nominata dal governo.

E il bello è che a pagare le conseguenze più pesanti della demagogia referendaria sarà proprio una grande azienda come Hera, ideata e costituita dagli amministratori locali emiliani del Pd, e che è solo la capofila delle tante multiutility a partecipazione mista pubblico-privato che gestiscono i servizi di pubblica utilità (Hera da sola distribuisce utili agli enti locali per 117 milioni, con un fatturato complessivo di 3,6 miliardi di euro e garantisce migliaia di posti di lavoro).

Si tratta, tanto per essere chiari, di un modello di gestione nato da una costola del vecchio ed efficientissimo comunismo emiliano che oggi osserva allibito la posizione presa dall'emiliano Bersani sui referendum. La costernazione è tanta che l'amministratore delegato di Hera, manager con un passato nelle cooperative rosse, ha pensato bene di prendere fragorosamente le distanze dal partito: "Se vince il sì, il referendum bloccherà gli investimenti, con effetti pesanti per l'occupazione e pericolosi per i consumatori".

Si rischia, insomma, il blocco dei servizi pubblici locali, perché i Comuni non possono spendere e l'effetto immediato del sì sarebbe la scomparsa totale delle risorse private indispensabili per la manutenzione e l'ammodernamento degli acquedotti. Una realtà che i dirigenti nazionali del Pd conoscono benissimo, ma che hanno ignorato per cavalcare l'onda antigovernativa che si è alzata con i ballottaggi delle amministrative di maggio: una tentazione irresponsabilmente ghiotta per mobilitare ancora una volta le masse contro Berlusconi.

Ma le vere conseguenze del sì ai referendum sarà il Pd a pagarle, visto che dovrà non solo fare i conti con i propri amministratori locali infuriati, ma spiegare l'inevitabile perdita di posti di lavoro nelle municipalizzate e l'impoverimento dei servizi di pubblica utilità. E sarà una spiegazione difficile da dare perché - come ha ricordato il sindaco di Firenze Renzi - il Pd ha chiesto di votare sì al quesito numero due sull’acqua, cioè sulla remunerabilità degli investimenti, per abrogare una norma che fu introdotta dal governo Prodi con un provvedimento firmato dall’allora ministro Di Pietro. Un'autosconfessione in piena regola che rientra perfettamente, però, nella vecchia logica comunista del "contrordine compagni" per cui il bianco diventa nero se conviene al partito.

Ma è davvero convenuto al Pd schierarsi per quattro sì ai referendum? Dopo i fumi dei festeggiamenti Bersani dovrà scontrarsi con la difficile realtà e spiegare come ha potuto un partito "riformista" ingannare gli elettori e portarli a votare contro i loro interessi. In politica come nella vita, si sa, chi semina vento raccoglie tempesta.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria