Inutile aggiungere troppe parole, ma è chiaro che la tre giorni dedicata all'ippica in pieno centro città ha in sé qualcosa di straordinario. Sì, sarà la spettacolarità, la cornice, lo spettacolo della notte bianca del sabato, il pubblico che ha subito docce scozzesi tra i 40 gradi delle ore più calde e il leggero venticello delle serate e dei tramonti. Sarà pure la professionalità di chi ha preparato i fondi, sarà la grande dedizione, la passione, la generosità dello staff di Pietro Mitrale con Tino Accornero e Simona Calvi, sarà la disponibilità dell'Amministrazione comunale di Alessandria, sarà il coraggio di dire di sì, nonostante le critiche. Sarà magari anche la tre giorni della mostra equina, dopo la scorpacciata di cartelli targati vergogna, perché alla politica forse non si crede oppure non la si ascolta e quella che doveva essere un'apoteosi è stata da subito letta come una privazione. Pazienza, il tempo è stato galantuomo.

Ma pur se tutte queste cose - e aggiungiamoci gli sponsor, perché non si fanno le nozze con i fichi secchi - sono vere, c'è qualcosa che sfugge. Provo una risposta, e non so se è quella giusta: nel DNA di questa città c'è ancora una forza bestiale. È quella di incuriosirsi, di andare a vedere l'effetto che fa, di non essere mai contenta delle proprie prestazioni, di mugugnare perché si ha la capacità di vedere anche la faccia meno nobile della medaglia. Scettici blu, questi alessandrini, ma capaci di riconoscere - di persona - che il bello non è un concetto evanescente, ma anche e soprattutto un affare. E allora, perché non continuare, visto che abbiamo dimostrato di essere capaci?

Piercarlo Fabbio

sindaco di Alessandria

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