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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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17/06/2008

La storia dello stemma di Alessandria al Congresso Araldico

Il Sindaco Piercarlo Fabbio racconta una vicenda legata alla riscoperta del simbolo e del gonfalone della città, come esattamente nel 1941 fu decretato dall'allora capo del Governo. Galleria foto

   

La storia dello stemma di Alessandria al Congresso Araldico

Intervento del Sindaco Piercarlo Fabbio al Congresso Nazionale Araldico
Tinaio degli umiliati – 14 giugno 2008

Non siamo abituati a pensare che anche una vicenda che riguarda la Pubblica Amministrazione possa essere suggestiva ed appassionante. Ma per la storia della riscoperta dello Stemma di Alessandria, forse potremmo fare uno strappo alla regola.
Tutto iniziò quando – all’incirca nel 2001 - la Sub Commissione tecnica per la Revisione della Normativa Comunale – composta, oltre che dal sottoscritto, dai colleghi Consiglieri Aimone, Cattaneo, Rovito e dal consulente dr. Piemontese – si mise di buona lena a riscrivere il testo del vigente Statuto del Comune di Alessandria. Occorreva farlo perché dall’ultima approvazione, avvenuta a metà degli anni Novanta, erano intervenute nuove leggi, che dovevano essere recepite nel testo. Ma anche perché si voleva dare allo Statuto una nuova configurazione: più orientato ad essere una vera e propria Carta dei Principi e molto meno un vademecum procedurale per alcuni aspetti della vita cittadina ed istituzionale.
Nell’articolato, ove si parla di stemma e gonfalone, ci accorgemmo che i due simboli ufficiali del Comune non venivano descritti, ma solo citati. Cercammo negli archivi comunali se vi era traccia del provvedimento con il quale veniva assegnato alla Città il suo stemma, ma non lo trovammo. Decidemmo, allora, di rivolgerci al competente Ufficio Araldico per i Comuni, dislocato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Acquisimmo le prime indicazioni che ci portavano direttamente all’Archivio Centrale di Stato. Lì trovammo una vecchia pratica, datata 1941, che ci riconduceva non solo alla esatta descrizione dello Stemma e del Gonfalone, ma anche a registrare un vero e proprio impegno dei rappresentati della città di allora.
A seguito, infatti, dell’introduzione di alcune leggi, il fascismo chiedeva l’apposizione del fascio littorio in capo agli Stemmi. Anche Alessandria doveva adeguarsi. Ma, contestualmente, non essendo possibile per le città detenere sostegni e motti (riservati esclusivamente alle famiglie nobili), l’allora podestà iniziò una pratica di ricorso per vedere riconosciuti ad Alessandria tali elementi nell’arme.
Cosa sostennero gli alessandrini? Che da tempo immemorabile – circa sette secoli – Alessandria si fregiava dei due grifoni controrampanti e del motto “Deprimit elatos levat Alexandria stratos” che gli annalisti addirittura indicano come una frase donata alla città da Papa Alessandro III. Per far ciò produssero prove documentali e indicazioni di ritrovamenti, come quello di un capitello, nel “Palatium Vetus” (l’attuale dimesso Distretto Militare di Piazza della Libertà ora in fase di ristrutturazione), che riproduceva appunto lo stemma di Alessandria.
Nel 1938 le autorità alessandrine produssero dunque il disegno di uno stemma, che venne approvato nel 1941 con provvedimento del Capo del Governo e che venne ridisegnato dagli specialisti romani, in base alla descrizione adottata.
Cosa è successo finora? Che il Comune ha tranquillamente utilizzato lo stemma presentato a corredo della domanda, senza badare a quello approvato e che risponde alla seguente descrizione: “d’argento alla croce di rosso, circondato da due rami di quercia e d’alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali; sostegni: due grifoni al naturale controrampanti, con le teste rivolte e le ali spiegate; motto: DEPRIMIT ELATOS LEVAT ALEXANDRIA STRATOS; corona da Città.”.
Quali le differenze. Intanto il fondo argento anziché bianco (anche se gli esperti di araldica sostengono avere lo stesso valore), poi la forma dello scudo, di tipo sannitico, quindi la presenza dei rami di quercia e di alloro. Piccole differenze, se si vuole, ma sempre tali.
Quello che stupisce è un poco di testarda sicumera degli alessandrini, che hanno voluto usare lo stemma da loro disegnato e non quello approvato. Ma questa è pura congettura e può anche darsi che gli anni della tragedia bellica non abbiano aiutato l’assunzione del giusto simbolo e favorito, anzi, una certa confusione documentale.
Con l’approvazione del nuovo Statuto si è quindi reintrodotto progressivamente nell’uso il “nuovo-vecchio” stemma, anche se la novità più incisiva risiede in una norma un poco trascurata dai media negli articoli che annunciavano la riscoperta: “L’uso dello stemma comunale è consentito esclusivamente al Comune, alle Istituzioni ed agli Enti da esso dipendenti.” Norma, tra l’altro, che, nel corso del 2007 ha dovuto essere rinnovellata per evitare che l’uso dello stemma a fini commerciali o di marketing fosse del tutto impedito, dopo decenni di prassi contraria.

Piercarlo Fabbio
Sindaco di Alessandria

Alessandria, 14 giugno 2008


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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria