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Venerdì 10 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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05/05/2006

Giornali locali: staffette di propalazione di veline di palazzo?

Piercarlo Fabbio illustra in aula la mozione di sfiducia al Sindaco Scagni. Un articolato ragionamento sul rapporto tra informazione e istituzioni.

   

Giornali locali: staffette di propalazione di veline di palazzo?

L’episodio che descriviamo nella mozione di sfiducia presentata il 13 aprile scorso e sottoscritta da tutti i componenti dell’opposizione, come sarà chiaro ormai ai colleghi, è da ritenersi come la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Da tempo infatti verifichiamo come la Sindaco, dott.sa Mara Scagni, ci proponga una visione proprietaria del Comune, che nulla ha a che vedere con una amministrazione dell’Ente Locale trasparente, condivisa, partecipata e democratica. Sono parole piene di senso, ma che risultano desolantemente vuote, quando vengono evocate da una prima cittadina sempre tesa a dare lezione agli altri, ma non ad agire di conseguenza.
Del resto, le porte si sono chiuse alle sue spalle – anche quelle materiali del suo ufficio - all’indomani della sua elezione e molti aspetti del suo uso – a tratti disinvolto – della cosa pubblica appaiono oscuri, come quando, avendo chiesto i conti di un suo viaggio in Grecia, ci siamo sentiti rispondere che intanto nulla avremmo potuto sapere. Tanto meno per iscritto.
Se vogliamo continuare con i viaggi all’estero del sindaco più lontano da Alessandria della storia comunale, non possiamo esimerci dal sentirci stupiti ad ascoltare che con i soldi dei cittadini di Alessandria, la Sindaco – per sua stessa ammissione – ha anche partecipato in Argentina ad un momento della campagna elettorale per l’elezione dei nostri parlamentari della Circoscrizione estero.
Ma questi aspetti sarebbero da classificare quasi come folcloristici, se invece dovessimo dare un giudizio valutando la profonda inazione che ha caratterizzato il suo mandato: Alessandria attende, dopo quattro anni di non amministrazione, il tanto vantato sviluppo sulla direttrice per Spinetta, i parcheggi in centro, l’area logistica, il riutilizzo delle strutture militari, il superamento urbanistico della costrizione fluviale, una politica di inclusione sociale della multietnicità del nostro tempo sottratta alle parole d’ordine ideologiche dello scontro politico, la definizione, in questo quadro, dell’ex Ospedale Militare, l’apertura della nuova biblioteca, tanto per fare solo alcuni esempi.
Ma la nostra città è anche scarsamente convinta dalle cervellotiche decisioni sul centro storico e sulla sua viabilità, dalle rigide chiusure al dialogo con i rappresentanti di oltre metà della popolazione, dalla politica che utilizza i sistemi a tutela della governabilità per formare le decisioni, anziché per assumerle, da un andamento dei rapporti schiacciato dall’incubo dell’occupazione del potere, anziché dalla pacata considerazione democratica che la decisione passi anche attraverso il doveroso controllo, la leggibilità e la trasparenza degli atti.
Omettiamo infine le osservazioni sullo stato pietoso di alcuni manti bituminosi delle vie cittadine (via Plana su tutte): è un caso per cui si comprende che non sono i danari a mancare, ma la capacità amministrativa di progettare e indirizzare verso l’operatività l’imponente macchina comunale.
L’atto d’accusa, che prende le mosse, come sopra ricordavamo, da un episodio grave, tendente a mettere in discussione la presenza di una libera stampa locale e afferente alla sfera degli alti principi statutariamente riconosciuti, è dunque basato sulle questioni prima citate e sulla convinzione che l’ultimo anno di mandato amministrativo – quello della “resa” – non basterà certo per sanare un’assenza durata quattro anni.
E l’episodio al centro della nostra attenzione non può però essere solo lasciato alla illustrazione documentale.
Ci venga consentito di richiamare gli ambiti di pertinenza della Pubblica Amministrazione e del sistema di informazione locale, le loro relative indipendenze e la necessità che l’informazione locale non diventi mera propaganda del potere costituito. La reazione registrata tendente a sanzionare il trisettimanale “Il Piccolo”, reo di aver scherzato il 1° aprile 2006 su un tema normalmente serio come quello dei permessi per l’accesso nelle Zone a Traffico Limitato, è l’evidente dimostrazione di un’interpretazione distorta che l’attuale Amministrazione Comunale ha dei rapporti con la stampa locale.
Come pubblici amministratori non richiediamo ai media locali la condivisione acritica delle linee politiche rappresentante in quest’aula, tanto meno la mera accettazione di quella – comunque parziale – che la maggioranza d’aula esprime. Il premio per un giornale libero è costituito dalla scelta che i lettori ne fanno ad ogni edizione. Il premio per un’Amministrazione libera è sancito dal consenso raccolto nei passaggi elettorali e dalla costante, quotidiana capacità di interpretazione delle esigenze e richieste dei concittadini, al fine della loro soddisfazione.
In questo disegno di inter-indipendenza si forma il senso comune, si esprime la democrazia, si genera la giustizia, si conforma la libertà.
Quando uno degli attori in campo decide di invadere la sfera dell’interlocutore, decidendo sanzioni unilaterali che non colpiscano lo strumento, in quanto tale, di un’intermediazione comunicativa, ma l’espressione di una legittima opinione, lede immediatamente gli alti e indispensabili principi di libertà, trasparenza, di imparzialità, di partecipazione, di giustizia, su cui si reggono i rapporti in una società democratica.
A complicare ancora di più il quadro vi è il ruolo delle risorse economiche della collettività di cui siamo amministratori e non proprietari. Il loro uso non può condizionare il sistema informativo locale, né essere strumento di pressione per ottenere una migliore gerarchia della notizia, ma solo essere strumentale ad ottenere una migliore, più capillare e credibile comunicazione delle iniziative pubbliche, in un’ottica di moderna comunicazione che sia in grado di superare la mera informazione di pubblica utilità.
A ciò si riferisce il nostro esplicito riferimento alla negazione che i giornali vengano considerati come “staffette di propalazione” delle veline di palazzo, troppe volte sbilanciate alla progressiva e continua costruzione di un’ipervisibilità dei singoli da culto della personalità, piuttosto che a raccontare in forma volutamente impersonale le decisioni prese (poche fin qui) che possano interessare i concittadini. Neppure durante il recente periodo coperto da quella legge illiberale che risponde al nome di “par condicio” si è rispettato il dettato di sottrarre la notizia pubblica alla costrizione del politico che ne fosse in qualche modo, anche lontanissimamente interessato: si sono affissi maxi manifesti non ammessi, si sono inviate email non consentite, si sono sfruttati spazi non propri, senza alcun rispetto per gli avversari in campo, si sono pubblicati bollettini ed inviati a tutte le famiglie del Comune.
Il senso opprimente di una subita occupazione di parte del potere pubblico è quindi sinceramente inaccettabile. È francamente inammissibile. È un’imposizione insopportabile per la nostra comunità.
Signora Sindaco, si dimetta, dunque.
Si dimetta per porre rimedio, con un atto liberatorio, al deficit di democrazia, del quale tutti soffriamo.
Si dimetta per riconsegnare agli elettori il loro potere di decidere da chi essere governati e soprattutto in quale tipo di democrazia voler condurre la loro libera vita quotidiana.


Piercarlo Fabbio

 

La mozione, discussa il 4 maggio 2006, è stata respinta dalla maggioranza di centrosinistra con 23 voti a 14.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria