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Domenica 19 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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04/09/2006

Governo in affanno, Parlamento in quarantena

Noterella di Agosto dalla Mancha. Tanto per ripassare quello che è successo, in attesa dell'aggiornamento di attualità e soprattutto per confrontare ciò che si dimentica troppo spesso, quando la cronaca ti travolge.

   

Governo in affanno, Parlamento in quarantena

Aveva promesso l’unificazione del Paese, ma l’Italia non è mai stata divisa come adesso.
Aveva promesso di procedere ad immediate riforme, qualora nel referendum sulla devolution, come è accaduto, avesse prevalso il NO, ma di riforme istituzionali la maggioranza si guarda bene dal solo parlarne.
Aveva promesso la riduzione dei parlamentari e la più ampia autonomia regionale, ma di quelle riforme non vi è più traccia. “Passata la festa gabbato lo Santo" ed, infatti, ora Prodi fa lo smemorato e Napolitano invita ai “piccoli passi”.
Ben diversa la situazione nella Germania della Große Koalition della Merkel dove, il 30 Giugno scorso, il Bundestag ha votato a larga maggioranza la legge che darà più autonomia ai Länder che, in cambio dei nuovi poteri, rinunceranno al diritto di porre il veto su molte leggi statali, ristabilendo un nuovo e più efficiente equilibrio tra potere federale centrale e poteri locali.
Il governo italiano, invece, sta vivendo un momento di confusione al limite del ridicolo e dell’imbarazzo più inquietanti. Ministri che quasi ogni giorno minacciano le dimissioni o, nel caso di Di Pietro, “ministro di lotta e di governo”, che si “autosospende” per alcuni giorni, per guidare la piazza contro i provvedimenti sostenuti dalla maggioranza dello stesso governo, accusata dall’ex PM di connivenza con il nemico e di patti scellerati con Forza Italia, finendo con il paragonare gli alleati dell’Unione alla “banda Bassotti”!
Il ministro Mussi, infischiandosene della legge e della volontà popolare espressa nel referendum sulle cellule staminali, fa saltare la minoranza di blocco europea che impediva sin qui il finanziamento della ricerca sugli embrioni e si fa sostenitore di un’ambigua soluzione europea per la sperimentazione sulle staminali embrionali.
Intanto, nelle regioni a guida dell’Unione (ossia pressoché quasi tutte) sui temi della scuola e dell’educazione, della vita e della famiglia, vengono assunte, come in Puglia, Emilia, Liguria e Toscana, leggi in netto contrasto proprio con quei “valori non negoziabili” indicati da Papa Benedetto XVI. E tutto questo avviene nella più silente copertura di quei “cattolici adulti" senza più ritegno e nonostante la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) definisca “moralmente inaccettabile” l’accordo raggiunto a Bruxelles con il voto di Mussi.
E, mentre in Libano infuria la guerra tra gli hezbollah, finanziati e armati dalla Siria e dall’Iran, ed Israele, minacciato quotidianamente dal lancio di missili a sempre più lunga gittata, sino alla strage domenicale del 30 Luglio a Cana, con la morte di almeno 60 persone, tra cui 37 bambini, usati come scudi umani a protezione delle basi di lancio dei missili degli hezbollah sciiti, il nostro ministro degli esteri, ancora impacciato ed incerto nei suoi primi passi in questo ruolo per lui così nuovo ed impegnativo, si trova ad interpretare una politica estera ondivaga tra la volontà di ripresa di un impotente rapporto preferenziale franco-tedesco e la necessità di non interrompere il tradizionale collegamento atlantico dell’Italia con gli Stati Uniti.
Di qui il suo destreggiarsi tra le opposizioni violente delle sinistre radicali e gli incontri cortesi, ma inconcludenti, con la sorridente Condoleezza Rice, con D’Alema cocciuto nella difesa della sua ambigua e improduttiva “equidistanza” o “equivicinanza” tra i contendenti.
L’Iran,intanto, grazie anche al “diversivo” libanese, continua la sua rincorsa verso la completa disponibilità della tecnologia nucleare con il leader Mahmud Ahmadinejad che, senza alcun ritegno, dichiara al mondo intero la sua volontà di “distruggere Israele dalla faccia della terra” sognando l’antica egemonia del califfato.
Naturalmente la situazione di oggettiva debolezza parlamentare, con una maggioranza che al Senato è tenuta insieme dal fragilissimo collante del voto sempre più indecente ed iniquo, poiché alterante la volontà espressa dagli elettori, dei senatori a vita, costringe il governo a stravolgere ogni norma e prassi corretta legislativa, con il ricorso permanente alla decretazione d’urgenza, anche in quei casi in cui tale urgenza è manifestamente infondata, e al continuo utilizzo del voto di fiducia (sette volte in settanta giorni!!) per costringere all’unità una maggioranza rissosa, divisa pressoché su tutti i principali temi della politica italiana.
Uniti solo dalla volontà di far fuori il tiranno di Arcore, dopo il risultato al fotofinish delle elezioni, non avendo più l’obiettivo mirato della guerra al cavaliere, tutte le contraddizioni sui temi economici, sociali, della giustizia e della politica estera, vengono allo scoperto.
E non basta l’appello al rispetto del programma concordato, visto che quelle duecento e passa pagine sottoscritte alla vigilia del voto si prestano alle più diverse ed opposte interpretazioni.
In questo clima tragicomico vengono partorite le norme più astruse ed assurde: dall’illegittima e punitiva retroattività del rapace ministro Visco in materia di imposizione fiscale, agli stop and go sul decreto Bersani sulla competitività e le finte liberalizzazioni. Se, da un lato, si cede alla protesta dei taxisti, nello stesso tempo non si è disposti a trattare con le altre numerose categorie del lavoro autonomo su cui picchia, sin qui a senso unico, il maglio giustizialista di un centro-sinistra senza scrupoli.
La concertazione tanto predicata si utilizza sì, ma solo nei confronti dei poteri consolidati sindacali e industriali. Tutto il lavoro autonomo è terreno di battaglia e di arrembaggio senza freni.
E, mentre si regolarizzano oltre 350.000 immigrati tagliati fuori dal precedente provvedimento del governo Berlusconi, alla Rosy Bindi non par vero introdurre la norma per il più ampio ricongiungimento dei familiari degli immigrati residenti, compresi nonni e zii. Ovviamente si moltiplicano i quotidiani sbarchi dei disperati che vedono l’Italia come il ventre molle dell’Europa della sponda nord mediterranea, con l’inevitabile pedaggio di vittime inermi, e, tra non molto, arriveremo al possibile raddoppio incontrollato e incontrollabile della popolazione immigrata nel nostro Paese.
Ha un bell’affannarsi il presidente Franco Marini a predicare la necessità di uscire dall’impasse in cui si trova la maggioranza al Senato dove, se l’andazzo instaurato andasse avanti così, la stessa vita parlamentare e la produzione legislativa ordinaria andrebbero letteralmente stravolte.
Siamo in una situazione di rischio reale della nostra tanto decantata democrazia parlamentare. Se la decretazione di finta urgenza dovesse continuare come prassi normale, nella dichiarata impotenza del Presidente Napolitano, e il conseguente vaglio parlamentare fosse vanificato dai voti di fiducia, si determinerebbe una situazione autoritaria intollerabile di “tirannide della maggioranza” ed, allora, l’ accusa di “Prodi dittatore” scritte su uno striscione della Lega al Senato, durante il dibattito sul voto per il rifinanziamento delle nostre missioni militari all’estero, assumerebbe valore e significato effettivi.
Non è un bel momento quello in cui passa l’Italia, sempre più “nave senza nocchiero in gran tempesta”, e nella quale un indisponente e comicamente ilare Presidente del Consiglio, lungi dal meditare sull’impossibilità di reggere la tragicommedia messa in scena, auspica, come nella peggiore tradizione del trasformismo parlamentare italiano, il salto della quaglia di qualche transfuga del centro-destra per ridare ossigeno ad una maggioranza che, dopo solo alcuni mesi dalla conquista del governo, è già alla canna del gas.
Dopo le difficili prove del voto sulla missione in Afghanistan e per l’indulto, si va verso la definizione concreta del Documento di programmazione finanziaria 2007 e all’approvazione del relativo bilancio di previsione.
Attento on. Prodi: “no taxation without representation”, gridavano i ribelli americani durante la rivolta di Boston che diede fuoco alla rivoluzione americana. E, stavolta, anche in Italia, di tasse, di tagli e di sacrifici si tratterà.
Certo, con un solo voto in più in uno dei due rami del Parlamento un governo può anche sopravvivere, ma, è altrettanto sicuro che non può permettersi di governare contro la metà del Paese.
Con le prossime decisioni si toccheranno i nervi vivi del tessuto sociale ed economico del Paese e, se a quell’appuntamento si pensasse di arrivare con formule trasformistiche pasticciate, fatti nuovi e imprevedibili potrebbero accadere in Italia.

Don Chisciotte

dalla Mancha, 2 Agosto

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria