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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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05/02/2006

Il Cavaliere si riprende la libertà di parola e detta l'agenda della politica

Mentre la Lega stringe un patto con Don Raffaele Lombardo, vengono ripubblicati i discorsi di Donat Cattin sul finanziamento illecito del PCI. Don Chisciotte affonda la sua penna nella storia italica...

   

Il Cavaliere si riprende la libertà di parola e detta l'agenda della politica

La campagna elettorale durata gli interi cinque anni della legislatura è entrata nella fase più calda. Le manovre di assestamento nei Poli si sono concluse, con l’adesione con riserva di Mastella ai destini dell’Unione e la formazione dell’imprevista novità della “Lega delle autonomie” a sostegno della Casa delle libertà.
L’UDEUR di Clemente da Ceppaloni fonda la sua adesione a Prodi e company alla dichiarata volontà di “abbattere il tiranno”, ma, intanto, porta a casa la garanzia di cinque sicuri deputati con la speranza di vederli moltiplicati con il premio di maggioranza annunciato dai sondaggi favorevoli…
La realtà è assai più semplice e più complessa al tempo stesso. Mastella puntava e punta alla formazione di un terzo polo in grado di scompaginare i due schieramenti, ma egli è prigioniero della pletora di amministratori locali udeurrini campani legati a doppio filo con la maggioranza DS-Margherita. Una maggioranza che domina la realtà campana come l’antica corrente del golfo della vecchia DC di Gava, Scotti e Pomicino. L’unica costante: lo zoccolo duro del consenso demitiano, ora come allora. Un legame strettissimo rappresentato fisicamente dall’alto ruolo assunto dalla gentile consorte, Sandra Lonardo Mastella, con la presidenza del Consiglio regionale campano.
Quanto questi legami possano condizionare le future scelte per un annunciato e sin qui abortito terzo polo dopo il voto di Aprile è nelle cose ancora tutte da scoprire. Al presente resta l’anomalia di un partito, componente stabile del PPE (Partito Popolare Europeo), che dichiara di restare fedele ai valori della dottrina sociale della Chiesa, costretto a coalizzarsi con una compagine nella quale il nuovo partito della “Rosa nel pugno” di Pannella e Boselli dichiara, quali impegni immediati della nuova eventuale maggioranza parlamentare: il riconoscimento dei PACS, l’eliminazione della quota dell’8 per mille a favore della Chiesa cattolica e la revisione del Concordato. Roba da far venire il mal di testa al cardinal Ruini, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. E misteri della coerenza mastelliana.
Il fatto veramente nuovo e imprevisto di questa campagna elettorale resta, tuttavia, l’annunciata volontà di correre insieme a Nord e al Sud del Paese, dei fantaccini della Lega padana con gli amici dell’on. Raffaele Lombardo (gran visir di una parte importante del voto moderato ex DC siciliano), sotto le insegne congiunte di Alberto da Giussano e del Gabbiano a sostegno del federalismo autonomistico e solidale.
Solo qualche mese fa una cosa del genere sembrava impossibile fantascienza. Certo la spinta delle convenienze (libertà dall’onere della raccolta delle firme, collegamento ad una forza che può garantire con l’autonomia il quorum previsto dallo sbarramento al 4%, restare nella casa delle libertà con tutti i vantaggi di posizione di potere acquisiti in provincia a Catania e nella regione siciliana) ha avuto larga parte nelle motivazioni di Don Raffaele. Ci piace, tuttavia, constatare che proprio dagli amici siciliani legati all’antica cultura autonomistica sturziana, popolare e democratico cristiana, sia venuta una tale scelta. Da questo collegamento elettorale dei siciliani con la forza del Nord che con più determinazione ha alzato il vessillo federalista e dell’autonomia regionale negli ultimi vent’anni, potrebbe sortire qualche positiva sorpresa. Certamente esso già suscita interesse in altre regioni meridionali e costituisce un buon viatico per il prossimo referendum sulla nuova Costituzione (la cosiddetta devolution) varata dal parlamento in questa legislatura.

 

Tra sondaggi che fanno gridare a quelli dell’Unione di aver già vinto le elezioni, il Cavaliere, sfidando la corporazione dei sondaggisti italiani dalle previsioni fotocopia, si rivolge ad una delle più rinomate società di ricerca americane (quella legate al partito democratico USA) e annuncia sicuro la ormai raggiunta parità tra i due schieramenti.
Di “profezie che si autoadempiono e/o si autodistruggono” vivono le società di ricerca demoscopica e motivazionale. Resta la realtà quotidiana di una campagna dai toni acerrimi dopo che le vicende della scalata Unipol-BNL hanno aperto uno squarcio non più occultabile sul sistema di potere dei PCI-PDS-DS con le cooperative ed accoliti.
Il Presidente Berlusconi, tornato alla comunicazione diretta e quotidiana con l’elettorato, è giunto a teorizzare l’idea del pentagono rosso: partito-cooperative rosse-enti locali a maggioranza rossa-finanza rossa-toghe rosse. Un teorema difficilmente confutabile da chi quelle realtà ha potuto sperimentare de visu e de facto nelle regioni storiche dalle maggioranze immutabili dell’Emilia, Toscana e Umbria, con l’ultima aggiunta della Campania del dominus incontrastato Bassolino, dove più le cose vanno male e… più quel governatore ottiene consenso!
Spiace che l’on Pierluigi Castagnetti di Reggio Emilia non ricordi quanto scriveva insieme al collega on Danilo Morini di Modena, sui giornali della DC negli anni ’80 a proposito del sistema di potere comunista in Emilia. Perchè non rileggersi, visto che proprio in questi giorni sono stati pubblicati i discorsi parlamentari del compianto on. Donat Cattin, quanto sosteneva il vecchio leone forzanovista proprio su questo tema?
Riporto quanto il giornalista Angelo Picariello ha scritto sull’”Avvenire” di Martedì 31 gennaio, ricordando quell’episodio:
“Era il 6 marzo 1980, da 20 giorni era vicesegretario della DC, eletto proprio da quel congresso che sul preambolo anti-comunista mise in minoranza Zaccagnini e Andreotti. Al Senato si discuteva la Finanziaria 1980, c’era anche da fare in fretta per non protrarre l'esercizio provvisorio. Ma il tema era delicato, il finanziamento dei partiti. Erano tempi in cui il PCI agitava con Enrico Berlinguer la questione morale. Ma Donat Cattin ebbe il coraggio, nonostante l’onda - e l’onta - degli scandali petroli e Lockeed, di attaccare frontalmente il sistema più occulto di cui usufruiva il PCI e a Palazzo Madama fu bagarre.
«Credo che, se applichiamo tutti una comune volontà di mettere ordine, dovremmo andare a fondo di tutte le forme di finanziamento: quelle che passano per i partiti, quelle che passano attraverso fondi zurighesi che non riguardano altro che le percentuali per la mediazione del commercio Est-Ovest che vengono poi rilasciate in Italia magari per comperare qualche società a Imola o a Forlì, quelle che passano attraverso la Unipol, che è una multinazionale sotto molti aspetti...» e qui i fedeli resoconti parlamentari riferiscono dei primi mugugni «dai banchi dell’estrema sinistra». Ma ci vuol ben altro per fermare un mastino come Donat Cattin: «...E quelle che passano attraverso tutte quelle altre attività per le quali, per esempio, ci sono interpellanze per sapere se sul metano che viene dalla Russia, anche lì sono state stabilite tangenti che devono essere pagate. Dobbiamo vedere tutto, cari amici, per fare i conti precisi».
Lo interrompe il senatore del PCI Paolo Guerrini, di professione, all’epoca, funzionario di partito: «Comunque se tangenti ci sono, le avrete messe voi sicuramente: siete specializzati in questo». Per Donat Cattin è un invito a nozze: «Se tangenti ci sono sempre in tutti i lavori che si fanno all'Est, queste pervengono a partiti in Italia che non sono la DC!». L'aula è in tumulto, ma il leader di Forze Nuove non indietreggia: «Dobbiamo fare i conti di tutto, facciamoli minuziosamente, anche per una spesa del PCI che globalmente è più che doppia della spesa della DC». La situazione è ormai sfuggita di mano al presidente Amintore Fanfani, «Non riuscite a mettere fango su di noi», interrompe ora il senatore del PCI Giovanni Battista Urbani. «Lo so che non ci riusciamo - ribatte Donat Cattin - perché li tenete ben nascosti i conti! Per questo non ci riusciamo».
Finita la bagarre l'ultimo affondo. Auspica «poteri di indagine rispetto alle attività svolte parallelamente ai partiti con partecipazioni azionarie o di altra forma». Naturalmente di quelle indagini e di quegli accertamenti non se ne fece mai più nulla e anche quando fu trovato il Primo Greganti con le mani nella marmellata, qualche solerte magistrato, oggi in odore di laticlavio, concluse che Occhetto non poteva sapere e che quei soldi erano suoi, di Greganti; soldi con i quali il fedele compagno del “conto gabbietta”….. si comprò una casa.
Il Cavaliere ci sembra tornato ad una libertà di parola e di azione che sembrava sopita. Sarà il tempo della fine corsa di legislatura o sarà l’effetto della proporzionale con lo schieramento a tre punte e la gran voglia di levarsi qualche sassolino dalle scarpe. Certo, mentre gli altri balbettano, o perchè timorosi per i rischi da intercettazioni disdicevoli incombenti o perchè impotenti ad esprimere posizioni politico-programmatiche certe, impossibili in uno schieramento tenuto insieme solo dall’odio contro “il tiranno”, l’agenda politica elettorale, di fatto, la sta sin qui scrivendo l’on Berlusconi. Gli altri arrancano, si distinguono, minacciano, insultano, ma di proposte concrete… non se ne sentono.

don Chisciotte


dalla Mancha, 5 Febbraio 2006

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria