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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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04/11/2005

Prodi: re travicello incoronato da maggioranza bulgara

Don Chisciotte ritorna sul web e lo fa spiegando come il proporzionale condizioni le alleanze a sinistra, ma anche nel centro destra. E, intanto, l'Iran...

   

Prodi: re travicello incoronato da maggioranza bulgara

E il “re travicello” fu finalmente incoronato da una maggioranza bulgara nelle equivoche primarie cui hanno partecipato oltre quattro milioni (almeno si narra…) di entusiasti elettori dell’Ulivo e dintorni.
Se il buongiorno si vede dal mattino, Prodi dovrebbe stare tranquillo: il leader di rappresentanza è lui e non a caso Rutelli si è affrettato a dichiararne l’immediato sostegno in un giuoco tragicomico di inversione dei ruoli. Tanto prima il piacione era contro la lista unitaria con i DS per rimarcare la distanza e l’autonomia della Margherita, tanto più adesso ne sottolineava la necessità. Conditio sine qua non per garantire la guida formale dell’Unione al professore bolognese.
Insomma, quando si pensava di votare con il mattarellum e l’unità della coalizione poteva essere lo strumento vincente, Rutelli era per la distinzione; adesso che, con molta probabilità, si voterà con il proporzionale, si intende correre per la Camera con lista unitaria, lasciando alla conta del Senato la verifica dei rapporti di forza.
Meglio per la Casa della Libertà, dato che, con il proporzionale, non si è mai visto che due più due faccia quattro. Più facile che possa fare tre….
Di qui l’equivocità di finte primarie che, nate per il maggioritario e plaudenti ad un leader senza partito, diventano incomprensibili nel momento in cui i partiti tornano ad essere i protagonisti della politica italiana.
Ed ecco, infatti, che si assiste alle nuove dislocazioni nelle alleanze interne ai DS e alla Margherita, con Rutelli e Parisi più vicini tra di loro e ad Amato e un po’ più distanti da D’Alema che ora deve fare i conti con i fatti nuovi che accadono nella variegata galassia riformista di sinistra. Un D’Alema assai poco rassicurato da una lista unitaria che, mentre riconferma l’alleanza sbilenca tra DS e Margherita, vede caratterizzarsi sempre di più un’alternativa a sinistra con Bertinotti e rifondatori vari e sorgere incombente una lista laica, socialista e radicale dello SDI di Boselli con la pattuglia dei transfughi del Nuovi PSI di Bobo Craxi ed il movimento-partito dei radicali italiani di Pannella.
Insomma la proporzionale che è quasi, ma non ancora, legge, comincia a dare i suoi frutti. Alcuni non proprio gradevoli ed altri decisamente indigesti e/o avvelenati.
Avvelenati, come quella proposta di partito unitario o Democratico indicato nel documento finale del Consiglio nazionale della Margherita, in cui si reclama la fine di ogni egemonia e il superamento di ogni collateralismo con alcune organizzazioni economiche. Roba da far saltare i nervi a Strizzaferro e compagni.
Avvelenati come quella palla lanciata dal rinfrancato Boselli che, incalzato dal furbo Giuliano Ferrara in televisione a “Otto e mezzo”, presente Pannella, non gli sembra vero di riesumare l’antico ritornello del superamento del concordato e l’avvio di una nuova linea laicista e anticlericale ispirata ai modelli di Ernesto Rossi, Josè Luis Rodriguez Zapatero e Loris Fortuna. Povero Craxi col suo fedele monsignor Gennaro Acquaviva, fine tessitore del riformato Concordato con la Chiesa Cattolica italiana!
Trattasi di un frutto velenoso destinato a segnare profondamente la nostra vita politica e di scompaginare non poco i già precari equilibri nel centro sinistra, posto che gli ex Popolari, a parte Mastella e l’Udeur, abbiano ancora qualcosa di autonomo da dire nel costituendo partito democratico.

E nel centro-destra?

Movimenti non solo a sinistra, ma anche, e come era ancor di più prevedibile, nel centro destra. Qui si è consumata la leadership di Marco Follini, impegnato in una strategia di lungo periodo del tutto anacronistica rispetto alle prossime scadenze elettorali. Non a caso Pierferdinando Casini ne ha preso le distanze, e dopo il tourbillon di candidati nel consiglio nazionale UDC del 27 ottobre scorso, per acclamazione si è scelto Lorenzo Cesa alla guida del partito dei democristiani e dei centristi italiani.
Leadership di transizione quella del vecchio pupillo di Prandini e Forlani, in attesa del rientro a pieno titolo di Casini. Subito delineata la nuova linea tattica: SI’ alla leadership di Berlusconi aperta alla competition, garantita dal nuovo sistema elettorale che ha messo la parola fine alla “monarchia” tanto vituperata da Follini e soci; NO alla legge sulla par condicio per assenza di euro in cassaforte e NI alla ex Cirami che non servirebbe solo come salva-Previti…..

 

E intanto l’IRAN….

Se questi sono alcuni dei fatti offertici dall’ autunno politico in Italia, ci ha pensato il nuovo presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad a movimentare la scena internazionale, con la sua delirante dichiarazione di guerra totale ad Israele. Uno Stato di cui si chiede la scomparsa dalla geografia del pianeta, con toni di una violenza inaudita contro gli ebrei, i cristiani e tutto l’occidente con i suoi diritti civili considerati estranei ed opposti ad un’interpretazione fondamentalista del Corano in chiave khomeinista.
Meno male che “Il Foglio” si è fatto carico di organizzare una reazione civile e politica cui le forze migliori del nostro Paese hanno garantito la piena adesione.
Anche don Chisciotte si associa all’appello di Ferrara e alza la sua fiaccola di pace e libertà con gli altri manifestanti davanti all’ambasciata dell’Iran a Roma. Qui veramente non ci sono più né se e né ma, nella piena consapevolezza che, di fronte a prese di posizione come quelle del leader iraniano, bisogna innanzi tutto riaffermare la nostra difesa dei fratelli ebrei e con essi del diritto di tutti i popoli a vivere in pace e nella loro patria: a Tel Aviv come nella Palestina di Abu Mazen.


Don Chisciotte

dalla Mancha, 4 Novembre 2005

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria