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Domenica 19 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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21/07/2005

Don Chisciotte: un passo avanti e due indietro...

...per il partito unico del centrodestra. Alcuni retroscena del Congresso UDC e del panorama di An, prima dell'ira funesta di Gianfranco Fini...

   

Don Chisciotte: un passo avanti e due indietro...

Sembrava fosse stato compiuto un passo avanti con l’appello, sul Corriere della sera del 30 giugno, per un’assemblea costituente a fine Luglio del partito unico di cui da tempo discute il “gruppo di Todi”

Primi firmatari di quell’appello: Ferdinando Adornato, Gianni Baget Bozzo, Alfredo Biondi, Sandro Bondi, Fabrizio Cicchitto, Rocco Buttiglione, Sandro Fontana, Ignazio La Russa e via via, in rigoroso ordine alfabetico sino a Ortensio Zecchino.

Si voleva: “dar vita ad un nuovo grande partito popolare, liberale, nazionale, riformista, figlio dell’esperienza storica della Casa della libertà, parte della famiglia popolare europea” e tale obiettivo veniva considerato “un traguardo decisivo per la storia d’Italia”.

Nello stesso giorno in cui si pubblicava quell’appello la stampa nazionale rendeva conto di un incontro del giorno prima a Montecitorio dei quattro leaders, Berlusconi, Fini, Follini e Casini, al termine del quale, bocche cucite, e solo il premier loquace nell’annunciare la riconferma della sua ricanditatura senza subordinate, per le elezioni politiche del prossimo anno; mentre di partito unico o unitario se ne sarebbe parlato, forse, dopo le elezioni, limitandosi a dar vita ad un possibile comitato costituente……

Fini e Follini, alla vigilia di due importanti scadenze, l’assemblea nazionale di AN e il secondo congresso del CDU, tiravano un respiro di sollievo, dopo che Formigoni aveva annunciato l’opportunità di elezioni primarie per la scelta del candidato alla premiership, ovviamente solo “se Berlusconi decidesse di non ricandidarsi”

Era il primo segnale di uno stop al processo avviato dal gruppo di Todi che nel suo sito riportava l’augurale motto latino “e pluribus unum”, un motto, che dopo l’incontro dei capi suonava ironico nel momento in cui appariva chiaro che era prevalso il più egoistico “ognuno per sè’” con la chiusura di ogni partito nel proprio …..particulare.

Non passò la domenica del 3 Luglio per avere la conferma di questa inversione pericolosa di tendenza nella casa delle libertà. E così dopo un passo avanti….due indietro.

Al congresso dell’UDC, Follini pronunciava un vera e propria intemerata contro Berlusconi che lasciava il congresso livido in volto per quelle parole dell’ingrato Marco, un “perdigiorno della politica”, come lo stesso segretario dell’UDC pensa di essere considerato dal capo del governo.

Non solo si lamentavano gli insufficienti risultati nell’azione dell’esecutivo, ma del partito unico se ne rinviava l’attualità ad un futuro prossimo e incerto, legandone la realizzazione al cambiamento di leadership.

Insomma, per dirla con Fassino, un vero e proprio “atto di sfiducia” verso il premier.

Una strada pericolosa quella imboccata dal giovane leader UDC apparentemente velleitaria e senza vie d’uscita, se, come immediatamente taluni coglievano, non si trattasse di dare per scontata la sconfitta nel 2006 e si prefigurassero altri scenari politici per il dopo Berlusconi.

Né voci di dissenso particolarmente forti giungevano dal suo antagonista della vigilia, il ministro Carlo Giovanardi che, dopo un rendez vous con Follini al ristorante di sempre, “da Fortunato”, ritirava la sua candidatura alla segreteria del partito. E così il congresso filava via stanco, dopo i grandi applausi per la “spina nel fianco” del Presidente Berlusconi, l’on. Bruno Tabacci, il più duro nel reclamare il cambiamento del leader, condizione indispensabile, secondo lui, per un possibile successo alle politiche del 2006 e, dopo vari interventi che non passeranno alla storia, seguiva il rituale scontato dell’acclamazione finale per la riconferma di Follini alla guida del partito.

Resta da capire quale sia la strategia reale e l’obiettivo finale nel tempo medio-breve, quello che conta in politica, del partito centrista. Sì alla proporzionale, ben sapendo che i tempi non consentono e, dunque, come combinare le proprie aspirazioni con la prossima inevitabile applicazione del mattarellum (un misto indigesto ed equivoco di maggioritario e proporzionale) da parte di un partito già lacerato dal caso Raffaele Lombardo in Sicilia e dall’uscita di Gianfranco Rotondi con la sua formazione della nuova DC in compagnia di Geronimo-Pomicino e Mauro Cutrufo? È assai incomprensibile permettersi di sparare contro il cavaliere con il quale a Roma o ad Arcore si dovranno alla fine spartire i collegi del maggioritario, nei quali, volenti o nolenti si dovrà pure combattere insieme per essere eletti e sperare di ottenere soddisfazione. Ed, infatti, alla richiesta legittima di una leadership scelta democraticamente attraverso le primarie, l’On Bondi replicava coerentemente che anche i candidati nei collegi si sarebbero dovuti scegliere con lo stesso sistema ed allora… povera UDC e poveri parlamentari uscenti scudocrociati.

Contraddittoria appare pure la posizione di Buttiglione che, da un lato, con il gruppo di Todi spinge per il nuovo partito e firma l’appello sul Corriere e qualche giorno dopo, a parte qualche distinzione nei toni, si allinea alle posizioni prevalenti, oggettivamente difese e rilanciate dall’intervento finale dello stesso Casini che al partito unico di Berlusconi contrappone, certo dopo che il Cavaliere si sarà ritirato, il grande partito contenitore dei moderati cattolici e laici.

Don Chsiciotte che questi giovani rampanti conosce assai bene non si capacita nel vedere nei loro comportamenti niente di più di un’agitazione giovanilistica priva di contenuti, di cui si è parlato assai poco nel congresso, e velleitariamente protesi solo a rivendicare, senza un minimo di autocritica, maggiore democrazia, quando anche nel CDU trattasi di merce assai rara, e uno spazio e una leadership che, nelle condizioni attuali elettorali e per il sistema vigente, appare assai lontana dal poter essere conquistata.

Insomma è difficile sottrarsi all’idea che si stia veleggiando per bolina, con la prua a dritta mentre si intende spostarsi a manca…. sperando che con la Margherita possano forse spuntare amorosi sensi se non subito, dopo il giro di boa elettorale… O bisogna dar credito a Rotondi e a Lombardo quando maliziosamente ironizzano di obiettivi assai più limitati e di piccola bottega, con la presidenza della RAI in capo a tutto?

La situazione è sicuramente in movimento e qualcosa di nuovo accadrà anche se, per adesso, sembra si sia dato soprattutto e non senza masochismo, un ulteriore respiro all’onda lunga favorevole del centro-sinistra.

Non è andata meglio per il cavaliere con la conclusione unanime di facciata dell’assemblea nazionale di AN. È sembrato a tutti, infatti, che la leadership di Gianfranco Fini sia uscita profondamente ridimensionata dopo quel voto su una mozione imposta dai colonnelli che non saranno una “metastasi”, come dichiarato dal presidente di AN nel discorso di apertura, ma, sicuramente, stanno lavorando ai fianchi l’ondivago leader bolognese e attendono anch’essi cosa accadrà dopo il voto del 2006.

Alleanza Nazionale, nel frattempo, perde l’On Rebecchini che rinuncia alla tessera e sconta l’imminente distacco del sen Fisichella e dell’On Fiori. Insomma dopo la vicenda di Alessandra Mussolini, con le nuove defezioni, anche quel partito non gode più di buona salute.

E sull’altro fronte, Rutelli, per scongiurare la scissione dei prodiani, attiva la “cessione del quinto” riconoscendo agli ulivisti prodiani, lo status ufficiale di minoranza che vale… un quinto, tanto negli organi interni che nella prossima spartizione dei collegi.

Insomma anche qui con assai poca democrazia i giuochi vengono decisi ai vertici e va là che vai bene signora la marchesa.

Mentre si riprende la tradizionale cena del lunedì ad Arcore tra il Cavaliere e la Lega di Bossi, tra notifiche da 180.000 € sul Corriere che annunciano l’ennesimo processo contro Mediaset e il suo gruppo dirigente, procede stancamente il teatrino della politica nostrana e, intanto, a Gleaneagles in Scozia, si riuniscono i grandi del G8 sui temi decisivi degli aiuti ai Paesi sottosviluppati e della difesa del clima con i black bloks che ritornano in piazza annunciando sfracelli.

 

Don Chisciotte

 

dalla Mancha, 5 Luglio 2005

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria