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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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02/07/2005

La Bastiglia dei Magistrati

Si dovrebbe cercare refrigerio, invece prevale lo spirito dell'oblite e i giudici vanno in guerra contro il Parlamento. Ecco alcune considerazioni di Giuseppe Bianchini

   

La Bastiglia dei Magistrati

È il 14 luglio e le trombe suonano per l’assalto a Montecitorio. È una giornata di caldo infuocato, ma in luogo di cercare il refrigerio dei monti e delle acque prevale l’istinto oplite e si va alla guerra, l’ennesima inutile, dannosa per l’immagine della Magistratura e premiante per l’opposizione, che esulta perché, finalmente, la Magistratura è dalla sua parte e fa lo sciopero politico, che la Costituzione Italiana - sventolata, a mo’ di libretto di Mao, dall’ala militante della Magistratura - non prevede, neanche in norme transitorie.

Così hanno statuito i Magistrati; e così la plebe deve accettare. Perché non è il popolo che li guida ma la loro Associazione, cioè il loro Sindacato, che neppure dovrebbe esistere, come non esiste il Sindacato dei Parlamentari, perché i loro diritti ed aspirazioni sono ampiamente tutelati, sia per le progressioni di carriera che per quelli stipendiali, per i trasferimenti, per la cospicua liquidazione e soprattutto per la pensione e gli aggiornamenti pensionistici.

Mai e poi mai avremmo pensato che i Magistrati, bilancia del mondo civile, perché ancorati all’equilibrio, alla moderazione ed alla saggezza - che è anche sopportazione di altri ruoli, nella fattispecie del ruolo del Parlamento - per farla breve, trasformassero lo scranno ove sono assisi, in barricata contro il potere legislativo. Altro che ‘68!

Ma il gioco è pericoloso. Perché le barricate in qualsiasi parte del mondo, vengono abbattute, passi la metafora, anche con l’uso di carri armati, per il semplice fatto che devono essere abbattute quale fastidio estetico, quale ostacolo alla libera circolazione, quale inutile inciampo a chi di guerra non vuole saperne.

Ed il Parlamento ha il dovere di abbatterle, se non vuole che lo stimolo ad erigere nuove barricate venga ad altre categorie dell’esecutivo, perché, purtroppo, collocatisi in libera caduta, i Magistrati sono finiti per apparire quello che non volevano mai essere, ma che, obbiettivamente, sono anch’essi: esecutori della volontà popolare, espressa dal Parlamento direttamente eletto dai cittadini. Quello è il potere. Tutti gli altri devono eseguire, dal Governo alla Magistratura, sempre che il potere lo conferisca il popolo e non un decreto ministeriale di nomina. Certo, per dirla non in volgare, piace più comandare che obbedire.

Se chi deve obbedire alla volontà popolare, espressa attraverso il Parlamento, si rifiuta con modi eleganti, edulcorati, facendo intendere che lo fa per ansia salvifica, per non fare precipitare il Paese nel baratro, allora questa è truffa del popolo, nel cui nome si vuole giudicare. Perché, o i cittadini sono degli imbecilli oppure sanno quello che fanno, quando calano la matita indelebile sulla scheda elettorale. E se votano Tizio, anziché Caio è perché Tizio deve comandare; se votano per una coalizione invece che per un’altra, è la coalizione votata che deve fare le leggi, perché dal popolo le è stata conferita la maggioranza per legiferare e governare.

Capisco la voglia di lasciare il segno ma è là, in Parlamento, che si effettua il confronto dialettico, il dibattito. Fuori dal Parlamento vi sono le diatribe, ma chi è in toga non può permetterselo, per la sua dignità e per rispetto della gente, il popolo per l’appunto, il quale non ha ancora l’onore di scegliere i suoi giudici, ma vi aspira e freme perché gli sia data questa opportunità. Con l’augurio che presto avvenga.

 

Giuseppe Bianchini

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria