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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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26/07/2010

Berlusconi Vs Fini: il bottino è il PDL!

La lotta tra partito leggero e partito struttura. Per ora le correnti non possono nascere e tutto è sotto l'egida del leader, ma i colonnelli scalpitano e...

   

Berlusconi Vs Fini: il bottino è il PDL!

Da mesi va avanti una strana partita giocata tra il premier Silvio Berlusconi, il presidente della Camera, cofondatore del Pdl, Gianfranco Fini e il ministro dell’economia Giulio Tremonti.

Molto dura e per molti aspetti irrituale quella tra Berlusconi e Fini che rischia di mettere in discussione la stessa sopravvivenza del governo; più sottile la partita giocata dal ministro dell’economia, che, proprio nei giorni scorsi ha solennemente professato totale solidarietà al presidente del consiglio, anche se sono in molti a giurare che le cose non stiano esattamente così.

Se per la tenuta del governo, al di là dell’evocata formazione di un governo di unità nazionale formulata da Casini, l’intervento del presidente Napolitano alla cerimonia di consegna del tradizionale ventaglio al Quirinale, Venerdì 23 Luglio scorso, ha eliminato ogni equivoco, è all’interno del Pdl che si sta giocando una partita che ha come posta la successione alla leadership del Cavaliere.

Diverse concezioni del e sul partito, sulla sua funzionalità e sulle stesse sue prospettive dividono profondamente i cofondatori. L’uno, Berlusconi, legato a un’idea di partito-movimento elettorale a struttura leggera con un solo leader carismatico che pensa e decide per tutti, in stretto rapporto con gli umori e il consenso misurato costantemente del suo popolo. L’altro, Fini, più fedele a una concezione di partito strutturato con tessere, sezioni, luoghi e momenti di partecipazione democratica di discussione e di decisione secondo lo schema classico del partito del secolo scorso.

Più defilato Tremonti, sempre in equilibrio tra Arcore e Cassano Magnago, certo non indifferente ad andare oltre la sua già pur rilevante posizione di potere solo che le condizioni diventassero favorevoli.

Tutto questo sta creando inevitabilmente frizioni e sommovimenti interni con la nascita di gruppi, fondazioni, movimenti e correnti, ultima quella degli ex colonnelli finiani e quella personale di Alemanno, Sindaco di Roma, anch’egli impegnato verso un futuro ruolo di possibile leader post berlusconiano. Per ora si limita a sottolineare che “dopo Berlusconi non ci sarà un altro Berlusconi” quanto piuttosto “una squadra”. Una squadra nella quale, lui sente di avere un ruolo da giocare da protagonista.

Attenti, però, che la partita non si gioca solo tra questi attori.

Nei giorni scorsi abbiamo salutato con favore l’avvenuta aggregazione di tutte le componenti ex DC nel Pdl. Con la nascita de “I Democratici Cristiani”, nel momento in cui si aprisse veramente il tempo della successione al Cavaliere si dovrà tener conto di questa realtà, molto più estesa a livello elettorale di quanto non sia la sua attuale rappresentanza nel parlamento e nel partito.

Sbaglierebbero seriamente coloro che intendessero sottovalutare le potenzialità di tale avvenimento e abbiamo ragione di credere che qualche segnale verrà anche da Roberto Formigoni all’incontro agostano di reteitalia a Rimini.

Nei prossimi giorni sapremo se, quando e come si verificherà lo show down all’interno del Pdl. Uno scarto improvviso del Cavaliere non è da escludere anche sino alle estreme conseguenze nel rapporto con i finiani. Il congresso, se si potesse disporre di una base reale di iscritti e militanti, o quanto meno di regole partecipative controllate e controllabili per una convention autenticamente aperte a tutti i cittadini interessati/bili, andrebbe celebrato prima di assumere qualsiasi decisione solitaria e senza ritorno.

Abbiamo seguito con forte sostegno la lunga transizione politica berlusconiana per aver titolo a suggerire al Cavaliere di accettare l’idea di regole interne al Pdl fondate sul principio aureo della democrazia: una testa un voto.

Presidente: si liberi una buona volta dei vili cortigiani plaudenti e dei profittatori del potere senza responsabilità e concorra da autentico statista a garantire al Paese le risposte agli impegni assunti con gli elettori: federalismo, riforma della giustizia, calo delle tasse. E al partito dei moderati, che ha costruito in maniera determinante dopo la fine della Prima Repubblica, assicuri la possibilità di un futuro in grado di sopravvivere alla sua stessa esperienza politica. E lo faccia adesso, nel momento in cui la sua leadership è ancora indiscutibilmente forte nel partito e nel Paese.

 

 

Don Chisciotte

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria