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Giovedì 16 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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12/04/2010

Basta con la doccia scozzese!

Don Chisciotte prova a fornire qualche ricetta per la Terza Repubblica. Incipiente? Può darsi. Certo che la società è cambiata ed occorrono tempi più rapidi di risposta da parte della politica

   

Basta con la doccia scozzese!

Non è passata una settimana dalla conclusione delle elezioni regionali che l’on. Fini, silente solo negli ultimi giorni del voto, ha ripreso il suo puntuale atteggiamento di distinguo e dissenso dalle posizioni espresse dal presidente Berlusconi.

È una continua doccia scozzese che non interessa più a nessuno, se non all’opposizione, che può sottolineare le permanenti divisioni nel centro-destra e agli aficionados finiani che, per la verità, nemmeno loro sembrano sappiano esattamente cosa vogliano per sé e per il loro leader.

È comprensibile che, su un tema così delicato e strategico come quello del mutamento istituzionale della forma di governo e della stessa organizzazione statuale repubblicana, si apra un dibattito a tutto campo dentro e tra i partiti. Tuttavia, ragionevolezza vorrebbe che si procedesse all’interno di organi a ciò predisposti, prima di dare indecente spettacolo su tesi appena annunciate e prive di qualsivoglia approfondimento critico.

Non siamo mai stati teneri con i sistemi presidenzialistici o semipresidenzialistici appartenenti ad altre storie e culture politiche, americane o francesi che siano. Non lo fummo all’epoca dell’infausto referendum Segni del 1993 che, con l’introduzione del maggioritario, nella versione ibrida del mattarellum, concorse alla dissoluzione della prima repubblica, e non lo siamo nemmeno ora che, da Berlusconi a Fini, pur con non poche differenze tra doppio turno elettorale o turno unico, questo tema sembra essere tornato all’ordine del giorno.

Scelta la strada del federalismo fiscale e del superamento della confusione introdotta dalle modifiche al Titolo V, purtroppo annullato dal referendum irrazionale del centro sinistra prodiano, e considerate le intervenute modifiche a livello globale della vita economica, finanziaria e nei rapporti tra poteri statuali e multinazionali che richiedono tempi di risposta delle istituzioni nazionali non più compatibili con le norme costituzionali assunte più di un mezzo secolo fa, è evidente che un rafforzamento dell’esecutivo si pone.

Convinti come siamo di una storia patria che, almeno sino alla seconda guerra mondiale, ha avuto caratteri molto più omogenei con quella tedesca che con quella francese o anglo americana, da sempre abbiamo sostenuto il valore del sistema del cancellierato tedesco e del relativo sistema elettorale, quale quello più idoneo per superare, contemporaneamente, la frammentazione propria del proporzionale e di assicurare la capacità di governo nella leadership del leader cancelliere, in un corretto rapporto parlamentare determinato dall’istituto della sfiducia costruttiva.

Puntare, dunque, sul rafforzamento del sistema bipolare garantendo, tuttavia, un grado di elasticità assai più consono alla realtà politica e culturale dell’Italia rispetto alla rigidità del maggioritario a doppio turno. E, senza, demonizzare la possibilità di forzate convergenze nell’esecutivo, in momenti di particolare difficoltà e privi di nette alternative maggioritarie nella realtà effettuale del Paese.
Certo servirebbe una contemporanea riduzione dell’attuale eccessiva frammentazione di venti regioni, alcune delle quali rette da oramai anacronistici statuti speciali, e la loro razionalizzazione in cinque o sei macroregioni, come il compianto prof. Miglio andò predicando sino alla fine della sua vita.

Tuttavia, considerata la nuova disponibilità della Lega, autentica vincitrice dell’ultimo test elettorale, della stessa UDC, di cui andrebbe favorito il suo rientro a pieno titolo nell’area dei partiti collegati al PPE, e dello stesso PD, se e in quanto capace di sottrarsi dal condizionamento vampiresco degli estremismi giustizialisti e girotondini, crediamo che potrebbe essere questo il punto di equilibrio attraverso cui procedere alla riforma costituzionale con voto qualificato parlamentare, che ci dovrebbe portare, finalmente, entro il 2013, alla fine di questa troppo lunga transizione, alla Terza Repubblica.

 

 

Don Chisciotte

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria