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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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23/03/2010

IL PDL in piazza, Berlusconi ci mette l'amore

Don Chisciotte commenta la manifestazione di Roma in Piazza San Giovanni. I temi della campagna elettorale hanno modalità di partecipazione ben diverse dal passato...

   

IL PDL in piazza, Berlusconi ci mette l'amore

Sabato, tre Italie sono scese in piazza.
A Milano “Libera”, l’associazione di Don Ciotti è sfilata per mantenere vivo l’impegno della lotta contro la mafia. A Roma si sono dati appuntamento i vari movimenti che si battono contro la privatizzazione dell’acqua, mentre a Piazza San Giovanni, la storica piazza del sindacato e delle manifestazioni oceaniche della sinistra, si è svolta la manifestazione del Partito del Popolo della Libertà contrassegnata dallo slogan: “ L’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio”.

E’ il nuovo modo di fare politica, dopo che la spettacolarizzazione introdotta dal sistema maggioritario, dal 1994 ha sostanzialmente mutato i criteri di partecipazione e di formazione del consenso in questa lunga transizione che ci separa dalla fine della prima repubblica.

Si era dato convegno a Piazza del Popolo, la settimana prima, il centro sinistra con alte grida contro il Cavaliere e il rischio del regime. Una situazione comica quella di chi urlava contro il rischio per la libertà, nel momento in cui era proprio il Pdl che era estromesso dalla possibilità di partecipare al voto nel collegio di Roma e provincia.

E il centro destra non poteva rimanere inerte. “Quando ce vò, ce vò” e in soli sette giorni ecco che Berlusconi è riuscito a portare a piazza San Giovanni diverse centinaia di migliaia di supporter giunti da ogni parte d’Italia e a ricompattare le diverse anime del Pdl sul grande palco, in cui si è riaffermata la stima e l’amicizia all’alleato più fedele, il Senatur Umberto Bossi, che ha ricambiato con parole affettuose e politicamente impegnative le attestazioni di affetto rivoltegli dal Cavaliere.

Dodici dei tredici candidati alle presidenze delle regioni in lizza il 28 e 29 marzo p.v. facevano corona a Berlusconi, ai ministri e dirigenti politici del Pdl. Mancava solo, per un lutto grave che ha colpito la sua famiglia, Luca Zaia, la cui adesione è stata, in ogni caso, confermata dallo stesso Bossi e dal candidato on. Cota alla presidenza della Regione Piemonte.

Migliaia di bandiere del Pdl e tricolori hanno sventolato ininterrottamente durante il comizio di Berlusconi che, reclamato, ancora una volta, il diritto del Pdl a partecipare in tutti i collegi al voto di fine marzo, ha polemizzato con quel magistrato, fan del Che Guevara, che, secondo le ricostruzioni fatte dagli interessati, avrebbe di fatto impedito la presentazione della lista del Pdl in quel breve lasso di tempo in cui si è consumato “il pasticciaccio brutto de Roma”.

Non sono passati che pochi minuti dalla conclusione della manifestazione del Pdl che il Consiglio di stato, prima, e il Vice Presidente della Regione Lazio immediatamente dopo, hanno definitivamente tolto ogni speranza di recupero della lista del Pdl e lo spostamento di almeno due settimane del voto laziale, come richiesto da Sgarbi dopo la riammissione della sua lista al confronto elettorale.
Ingiustizia è stata fatta. Si sono, forse, rispettate le forme e le regole burocratiche di un’assurda normativa, colpendo tuttavia al cuore la sostanza della democrazia, nel momento in cui si costringe la prima forza politica del Paese, alla forzata assenza della sua lista in uno dei collegi più importanti dell’Italia.

Ora la parola passerà al popolo sovrano cui spetterà il compito di rispondere con il voto in queste elezioni che, al di là dell’indubbio significato politico, restano a tutti gli effetti elezioni regionali.

Da una parte il centro-destra può vantare i modelli di eccellenza nel governo di Regioni come la Lombardia e il Veneto. Dall’altra il centro sinistra dovrà fare i conti con i risultati fallimentari dei governi di Calabria, Campania e con le situazioni indifendibili della Puglia e della Regione Lazio, con un sistema di potere rosso tosco-umbro emiliano che ha mostrato tutti i suoi limiti politico culturali.

A Roma un ruolo decisivo sarà svolto dal voto dei cattolici. Tra Renata Polverini, leader del sindacato, impegnata coerentemente nella difesa dei valori non negoziabili, e l’ultrastagionata radicale Emma Bonino, la più fiera avversaria con Pannella di quegli stessi principi, spetterà, soprattutto a loro, di decidere il destino di una regione che con Marrazzo, ha segnato il punto di svolta più negativo di tutta la sua recente storia.

Nonostante tutto, con il vulnus dell’assenza di una lista decisiva al suo fianco, abbiamo la speranza che anche la regione Lazio possa provare una nuova esperienza di governo, segnata dall’impegno dei programmi che i candidati governatori del centro-destra hanno assunto di rispettare, con la sottoscrizione del patto con gli elettori per i prossimi cinque anni dei governi regionali.

E dopo, qualunque sia l’esito del voto, ci saranno tre anni senza scadenze elettorali rilevanti, per una maggioranza di governo solida che dovrà corrispondere, senz’altri indugi , agli impegni riformatori che anche sabato sono stati riconfermati dal Presidente del Consiglio.

 

 

Don Chisciotte

 

22 marzo 2010



 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria