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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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04/01/2010

Sindrome di Stoccolma per il PD?

È il sentimento che gli ex comunisti nutrono nei confronti di Di Pietro e dell'IDV. Ora si scatena De Magistris e i democratici si offrono al silenzio delle cronache. Una riflessione di Ettore Bonalberti

   

Sindrome di Stoccolma per il PD?

La sindrome di Stoccolma è una condizione psicologica nella quale una persona vittima di un sequestro può manifestare sentimenti positivi (in alcuni casi anche fino all'innamoramento) nei confronti del proprio rapitore.

Viene talvolta citata anche in riferimento ad altre situazioni simili, quali le violenze sulle donne o gli abusi sui minori e tra i sopravvissuti dei campi di concentramento.
Nella terminologia dei meccanismi di difesa secondo Anna Freud, coincide con l'identificazione con l'aggressore.

Così Wikipedia definisce quella particolare situazione determinatasi alla “Kreditbanken" di Stoccolma nel 1973 tra alcuni dipendenti detenuti in ostaggio per sei giorni e i loro rapinatori.

Ho pensato a questo meccanismo dopo le farneticanti dichiarazioni di ieri di quel deputato europeo, già magistrato famoso per le cause perse, De Magistris, dell’”Italia dei Valori… bollati”, che ha proposto il suo lodo per Berlusconi: il salvacondotto per l’esilio dall’Italia.

Passi per il solito Tonino da Montenero che, poiché tra qualche mese si dovrà confrontare con l’emergente scapigliato napoletano al congresso, si è limitato a dichiarare di non aver seguito la vicenda essendo stato impegnato in questioni familiari, ma è il silenzio del PD che mi ha fatto pensare a quel meccanismo coniato dal criminologo e psicologo Nils Bejerot, il quale aiutò la polizia durante la rapina alla “ Kreditbanken” svedese.

Di tale meccanismo che, perdura da Tangentopoli in poi, verso Di Pietro prima ed ora anche nei confronti del suo partito, ne sono stati già vittime sia Massimo D’Alema, al tempo in cui offrì al molisano il laticlavio senatoriale con la candidatura nel collegio rosso del Mugello, contro due pezzi da novanta della tradizione ex e post comunista, come Sandro Curzi e Giuliano Ferrara e poi, Walter Veltroni.

Quest’ultimo, con la sua strategia dell’autosufficienza di maggioranza, non seppe mai spiegare il perché alle elezioni del 2008 rifiutò ai socialisti di Boselli e Bobo Craxi la possibilità di correre con una lista autonoma, ma collegata, facendoli scomparire. Condizione che, invece, assicurò a Di Pietro e alla sua IdV, garantendone, senza il vincolo dell’obbligo del 4 %, di entrare a gonfie vele in Parlamento, per ritrovarselo ora come una sanguisuga permanente sul collo degli elettori di sinistra del PD allenati al giustizialismo d’antan.

Si sperava che dopo il congresso e la vittoria del duo Bersani-D’Alema potesse cambiare la musica. E, invece, constatiamo che, ancora una volta, alle provocazioni dei dipietristi e in specie dopo quest’ultima infame del neo deputato europeo, dal PD nessuna replica, solo un equivoco silenzio.

Unica voce solitaria quella dell’on. Giorgio Merlo, già nostro giovane amico nella DC di Donat Cattin, in un deserto del centro-sinistra piatto e silente.

Se non è sindrome di Stoccolma questa cosa si dovrebbe pensare di questi eredi del PCI.PDS,DS, Ulivo e della sinistra dossettiana della DC?

Assolti da ogni colpa all’epoca di Tangentopoli, unici sopravvissuti alla furia iconoclasta dei Robespierre della procura milanese, hanno conservato verso i loro aggressori, una condizione psicologica di subordinazione che l’imminente svolgimento elettorale per le regionali, non può costituire una giustificazione sufficiente per tale passivo comportamento.

Ha un bel predicare il Presidente Napolitano con il suo appello di fine anno, a una maggiore concordia tra i partiti e all’avvio della stagione delle riforme condivise.

Al Presidente vorrei chiedere: come si può avviare ragionevolmente questa stagione da lui auspicata se a sole quarantottore dal suo appello, un esponente dell’opposizione, senza alcun distinguo da parte del maggiore partito di quell’area, si permette impunemente di appellare il capo del governo nei termini riportati ieri e oggi da tutti i mezzi di comunicazione di massa?

Considerato che questo ex magistrato, già ospite fisso del CSM, ora se la gode con la sua garantita immunità parlamentare europea, la stessa che si vorrebbe rifiutare di reintrodurre per i parlamentari italiani, l’unica risposta, in attesa che il PD batta un colpo e si svegli dalla sindrome di Stoccolma, sarà quella di offrire una valanga di voti a sostegno del Presidente del consiglio a partire dalle prossime elezioni regionali.

 

 

Ettore Bonalberti

 

 

3 Dicembre 2009

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria