Dimensione del carattere 

Venerdì 17 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

17/11/2009

Fini vs Berlusconi: un ingrato tra 99 scontenti

Don Chisciotte discute di Magistratura, elezioni anticipate, lodo Alfano ed immunità. E sullo sfondo si muovono scenari elettorali in cui unificare politiche e regionali

   

Fini vs Berlusconi: un ingrato tra 99 scontenti

Bocciato il Lodo Alfano dalla Corte Costituzionale continua la lunga agonia giudiziaria che accompagna il Cavaliere dal momento della sua entrata in campo.
Si sta tentando la scorciatoia delicata e complessa del processo breve, nulla potendo contro un sovra potere della magistratura libera di muoversi a piacimento dopo l’annullamento dell’istituto dell’immunità parlamentare.
Tutto è iniziato al crepuscolo della Prima Repubblica, nel 1993, con due provvedimenti che determinarono vulnus terribili al nostro sistema democratico:
a) i due referendum, primo firmatario Mariotto Segni, che portarono, coram populo, all’annullamento delle preferenze nelle elezioni politiche, causando uno strappo enorme all’espressione della volontà popolare e causa dei cesarismi di tutti i segretari di partito nella formazione delle liste bloccate;
b) la legge costituzionale che annullò l’istituto dell’immunità parlamentare voluto dai padri costituenti, determinando uno squilibrio tra i poteri che, di fatto, ha finito con l’attribuire alla magistratura, ordine e non potere espressione della sovranità popolare, un ruolo abnorme giocabile e di fatto in molti in casi utilizzato a fini di lotta politica. Due governi sotto scacco e fatti cadere: il Berlusconi 1 e il Prodi bis.

Il lodo Alfano, in assenza di una riforma generale della magistratura cui si dovrà pur porre mano, era sembrato uno strumento utilizzabile per garantire le più alte cariche istituzionali a svolgere l’incarico che, nel caso del Presidente del consiglio, leader della maggioranza che ha vinto le elezioni, è espressione diretta della volontà degli elettori. Con il suo annullamento e lo slittamento mirato della prescrizione operato dagli inquirenti milanesi nella causa Mills, il Cavaliere vede prolungarsi un’agonia da cui è necessario venir fuori al più presto.

All’interno del Pdl continua l’azione di progressivo logoramento avviata da Gianfranco Fini, il quale, fingendosi lo smemorato di Collegno quanto ai suoi antichi trascorsi e dimostrandosi il solito ingrato della politica verso colui che lo ha aiutato a uscire “dalle fogne” (come venivano insultati i “ fascisti carogne” negli slogan sessantottini), si è convinto, come già lo era con Casini verso la conclusione del terzo governo Berlusconi, della fine dell’era berlusconiana ed è, quindi, impegnato a “non fargliene passare una”, con la presunzione di sostituirlo nel ruolo di leader del fronte moderato.

All’esterno, Berlusconi è attaccato da un PD, stretto tra le continue provocazioni di quell’ex magistrato, oggi leader politico, che, guarda caso, fu uno dei protagonisti della tragedia che portò alla caduta di tutti i partiti della Prima Repubblica, eccezion fatta per gli ex PCI e gli ex MSI, e alla tentazione mai venuta meno di sconfiggere il Cavaliere per la scorciatoia della via giudiziaria.

Da sempre, continua, infine, l’accanimento di una magistratura militante, che teme come la peste ogni ipotesi di riforma che ne riduca il sovra potere indebitamente accumulato, al di fuori di ogni modello esistente in tutte le democrazie occidentali.
Che fare?
Scelta la strada della legge sul processo breve, la si faccia esaminare con celerità dal Parlamento per verificare il grado di tenuta della maggioranza e, considerata l’apertura di Casini per la riproposizione del Lodo Alfano con legge costituzionale, si verifichi l’agibilità di tale proposta. Dieci mesi servirebbero almeno per la doppia lettura e assai difficilmente si troverebbe la necessaria maggioranza qualificata dei due terzi. In tal caso se la norma fosse approvata a maggioranza semplice, si prepari il referendum confermativo per il necessario consenso popolare. Altra strada percorribile resta quella del ripristino dell’istituto dell’immunità parlamentare su cui anche il PD non potrebbe tirarsi indietro. Tuttavia, se alla prima verifica sulla legge per il processo breve, si dovesse riscontrare il venir meno della maggioranza, altra strada non resterebbe che unificare le elezioni politiche con quelle regionali… Presidente Napolitano e Fini permettendo. Credo, tuttavia che, in caso di soluzioni furbastre, anche gli elettori del centro destra, stavolta, non si limiterebbero a guardare. Il ripetersi del 2004 non mi sembra tra gli accadimenti possibili, certo non tra quelli auspicabili, e se fossi in Fini, mediterei molto sulla coerenza dei comportamenti di questi ultimi mesi… specie in prospettiva futura.
Talleyrand sosteneva che: “ogni volta che faccio una nomina mi creo 99 nemici e un ingrato”. Ci auguriamo che l’On Fini oltre che ingrato non diventi anche un nemico.

 

 

Don Chisciotte

 

da radioformigoni,16 Novembre 2009

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria