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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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06/09/2009

Il PDL? Un grande partito plurale, non una casermetta dove uno comanda e gli altri...

Ettore Bonalberti pone un problema di democrazia nei partiti, sulla scorta dei ragionamenti fatti a Mirabello da Gianfranco Fini. Che sembrano più rivolti al settore ex AN che ad altri

   

Il PDL? Un grande partito plurale, non una casermetta dove uno comanda e gli altri...

Tra Rimini, Genova e Mirabello e con la ripresa del tradizionale appuntamento di Telese di Clemente Mastella, dopo l’anno terribilis da lui trascorso, si è sviluppato il confronto politico tra e nei partiti, mentre nell’informazione si è scatenata una guerra sanguinosa che non sembra volgere a conclusione in tempi brevi. Una guerra per por termine alla quale, come ha adombrato lucidamente il leader dell’UDEUR, potrebbe intervenire una non improbabile chiamata anticipata alle urne degli italiani.

A Rimini, grazie agli interventi di Roberto Formigoni, Maurizio Sacconi e Giulio Tremonti, sono state riconfermate le positive convergenze tra i riformismi della cultura cristiano sociale e di quella socialista. A Genova, alla festa nazionale dell’Unità, Gianfranco Fini, ribadiva la sua presa di distanza dalla linea ufficiale del Pdl in una materia assai delicata quale quella della regolamentazione del fine vita, dimostrando, una volta di più, il suo interesse ad una rapporto positivo con l’opposizione.

Un rapporto che sembra andare ben al di là della sua funzione di garante istituzionale di una delle due Camere e puntare, invece, verso prossime scadenze che interesseranno il Colle più alto se non la guida di possibili governi di larghe intese emergenziali.

Ognuno, come già accadde, nella legislatura 2001-2006 per Pierferdinando Casini, è artefice del proprio destino politico e Gianfranco Fini, con la sua sparuta scorta di fedelissimi, perso ogni potere di indirizzo e di guida per la stragrande maggioranza degli ex amici di AN confluiti nel Pdl, sembra volersi ritagliare uno spazio speciale di leader laico-laicista all’interno del Pdl, in una posizione forse più adatta a prospettive di apertura verso l’opposizione che destinata a diventare maggioritaria nel partito facente parte della sezione italiana del PPE.

Se su questa impostazione laicista non possiamo che essere in profondo disaccordo con il presidente della Camera che, seppur da posizioni oggi minoritarie, punta al ruolo di possibile successore nella leadership del Pdl dopo Berlusconi, col suo intervento a Mirabello, Gianfranco Fini, parlando del partito, ha offerto spunti di estremo interesse sui quali vorremmo ribadire ancora una volta il nostro pensiero.

Fini ha ricordato, con una colorita immagine che: “il Pdl ha senso solo se è un grande partito plurale del 40 per cento. Se qualcuno ha nostalgia del partito casermetta, dove c’è chi ordina e gli altri devono ubbidire, questa sarà la sua opinione, ma non della stragrande maggioranza degli elettori”.
Parole sacrosante che suonano musica deliziosa ai nostri orecchi. Si riapre, infatti, il tema della necessità di un dibattito aperto e non rinchiuso nella conventicola dei notabili nominati all’interno del Pdl.

Un dibattito in cui possano trovare spazio le posizioni di tutte le culture che hanno deciso di confluire in quello che, almeno nelle nostre aspirazioni, doveva o dovrebbe diventare la sezione italiana del PPE, e, dunque, in cui anche la cultura di ispirazione cattolica e popolare debba trovare la sua naturale possibilità e libertà di espressione.

Ci sono regioni, come quella del Veneto, in cui ciò è reso sempre più difficile, per una condizione di egemonia-dominio di altre culture che, pur essendo minoritarie da sempre nell’elettorato moderato, da quindici anni, grazie alle scelte del Cavaliere, sono ai vertici del potere regionale e tali si ripromettono di rimanere con il rischio della scomparsa, almeno a livello istituzionale, della nostra tradizione politica. Responsabilità, si badi bene, non solo degli attuali dominus, ma anche, e soprattutto, di diversi eredi, seppur minori della tradizione ex democristiana, dimostratisi incapaci di assumere una posizione di leadership adeguata ai ruoli pur importanti cui, alcuni di loro, erano pure stati chiamati.

Se, per la miopia di qualcuno, tutto ciò, accadesse, non potrebbe che risolversi in un trionfo regalato alla Lega destinata a raccogliere, il vasto dissenso e la diffusa frustrazione di una componente politica che si sente sempre più orfana e sottorappresentata.

“Insieme”, la nostra associazione, su queste cose, sin dall’inizio della sua attività, non ha mancato di far sentire la propria voce con due proposte semplici e lineari: no alla riconferma degli eletti nelle istituzioni dopo tre mandati (chè quindici anni di onorato e ben remunerato servizio ci sembrano più che sufficienti per servire il popolo) e elezioni primarie per la scelta dei candidati alle prossime elezioni a tutti i livelli.
Il 30 Ottobre p.v., con un convegno a Belluno discuteremo della democrazia interna nei partiti. Un convegno di cui forniremo quanto prima le coordinate organizzative e al quale siete tutti invitati sin d’ora a partecipare.

 

Ettore Bonalberti

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria