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Domenica 19 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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10/07/2003

Libertà dalla paura

Il Presidente Berlusconi non si accontenterà delle iniziative finora avviate per la sicurezza dei cittadini. La libertà dalla paura è una battaglia ideale con i presupposti nella gestione efficace di sicurezza e giustizia

   

Il comune istinto di conservazione induce a ben sperare e credere che il Presidente Berlusconi non si accontenterà delle iniziative finora avviate per la tutela della sicurezza dei cittadini. Che pure sono significative, anche se non si intravede sufficientemente il tanto prospettato, patrocinato ed atteso spirito manageriale dei responsabili e pur restando la sicurezza pubblica una materia molto delicata, che investe il sentire del cittadino. Sicurezza, infatti, è la consapevolezza, quasi epidermica, del cittadino di sentirsi tutelato, nei suoi diritti, dallo Stato. È un effetto del dispiegamento di energie umane, di risorse economiche e di volontà politica protesa a liberare i cittadini dalla paura. La libertà dalla paura è, però, una battaglia ideale che trova i suoi presupposti nella gestione efficace della sicurezza e della giustizia. Che non può essere una giustizia sommaria e tanto meno una giustizia ipocrita; né una giustizia che obbliga i Pubblici Ministeri ad esercitare l'azione penale a tutto campo e che, simultaneamente, accetta, nel concreto, l'esercizio di solo qualche azione penale, lasciando in libertà colpevoli che fanno paura ed aumentano la insicurezza. Ma neanche una giustizia che continui a considerare gli efferati criminali, che hanno deciso di pentirsi degli altrui peccati e non dei propri, come fossero degli oracoli; o che costringa non solo i parlamentari, ma anche esperti di polizia giudiziaria come i Questori ed i Generali dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza a cercarsi un ombrello protettivo, gli uni con l'immunità, gli altri con la perdita della qualifica di Ufficiale di Polizia Giudiziaria. E neppure una giustizia pasticciona che non riesce a chiarire chi deve giudicare e chi deve indagare ed accusare. Perché se Ufficiali e Sottufficiali dell'Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza e Commissari, Ispettori e Sovrintendenti di Polizia, che hanno gestito le indagini, potessero esercitare anche l'accusa nei relativi processi, i processi si snellirebbero notevolmente, i maxiprocessi si eviterebbero, le requisitorie infinite scomparirebbero finalmente dal repertorio giudiziario con soddisfazione dei cittadini, a cui non interessano le vibrazioni oratorie ma che sia data rapidamente una sanzione ragionevole a chi è riconosciuto colpevole. E forse i teoremi giudiziari lascerebbero posto, seppur tardivamente, al pragmatismo degli investigatori. Ma i sogni si incagliano sempre lì, al coordinamento tra le forze di polizia, un girotondo tra diversi che mai diverrà un coro di intenti comuni, perché ognuno vuole che la bandiera del proprio Corpo sventoli più alta di quella altrui, anche dinanzi alle telecamere. Non è più emulazione ma esibizione di qualche successo. Soffermiamoci, per un attimo, sulle centrali operative comuni, che di comune hanno solo la residenza anagrafica e chiediamo a coloro che, con nenia, ripetono ai cittadini che Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia Locale sono un sol corpo operativo, seppur con tre teste: vi siete mai guardati attorno? La risposta che daremmo noi è un secco no! Perché almeno in un caso è possibile, con impiego di insignificanti risorse, realizzare la centrale operativa comune in un identico locale, con operatori dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato simultaneamente presenti e pattuglie di Carabinieri e Polizia che obbediscono al Capo Turno (a rotazione) della Centrale Operativa Unica. Ed è in Alessandria, dove la sicurezza si trova alla distanza di un mattone -- tanto è lo spazio che separa la caserma del Comando Provinciale dei Carabinieri dalla sede della Questura. Ma nessuno, purtroppo, né Prefetto, né Questore, né Comandante dei Carabinieri, prende l'iniziativa per aprire una breccia, non metaforica ma materiale, anche se tante palle al piede permangono, dovute a preoccupazioni anche legittime di carriera ed a timori di trasferimento.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria