Dimensione del carattere 

Venerdì 17 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

07/05/2009

Candidature da copertina

Molti guai per le europee nei partiti. Tra il Caso Sgarbi e Cirino Pomicino non si sa quale principio ha isprato lo scelte. La parola a Don Chisciotte

   

Candidature da copertina

Candidature da copertina e il caso Sgarbi

Con la presentazione delle liste dei candidati alle elezioni europee del 6 e 7 Giugno si sono potuti ancora una volta costatare i limiti e le contraddizioni di un sistema senza regole che appare sempre più intollerabile.
È accaduto nel Partito Democratico, con i catapultati Sergio Cofferati nel collegio del Nord Ovest e Luigi Berlinguer in quello del Nord Est, in netta opposizione ai desiderata degli organi locali del partito. Così com’è avvenuto per la designazione del mezzo busto televisivo David Sassoli per la circoscrizione laziale in alternativa ad un imbufalito Goffredo Bettini.
Ed è successo anche nel Partito del Popolo della Libertà con il clamoroso gesto di dissenso di Gianfranco Rotondi per la mancata designazione di Paolo Cirino Pomicino tra i candidati nelle liste del centro-sud e, soprattutto, per l’irrilevanza in cui è stata ridotta la componente democristiana nella spartizione pressoché perfetta tra ex FI e AN con la formula congressuale del 70 e 30.

Non sono mancate le sorprese nelle liste dell’Italia dei Valori di Antonio di Pietro, in cui hanno cercato rifugio ex intellettuali diessini e della sinistra radicale in cerca di un posto al sole. Per non parlare del caso dell’ex PM De Magistris, fonte di tante polemiche prima e durante e dopo la sua decisione di entrare in politica a fianco del partito degli amici Di Pietro, Travaglio con la benedizione mediatica del solito Santoro.

Ovunque si è andati alla ricerca di volti e personaggi noti al grande pubblico. Le prime indiscrezioni sulle probabili veline nella lista del Cavaliere hanno finito con il suscitare un netto dissenso persino in casa Berlusconi, dove alla signora Veronica non è parso vero di cogliere l’occasione per far valere in pubblico le sue malcelate ragioni di malumore privato. Anche i vecchi amici dell’UDC non si sono sottratti al rischio del ridicolo, candidando il rampante erede di Casa Savoia, Emanuele Filiberto, dopo il suo successo danzante alla sfida televisiva di “Ballando con le stelle”. Un monarchico in rapida conversione repubblicana e democristiana difficilmente accasabile nella DC dei Bisaglia, Donat Cattin e Marcora.
Sopra tutti i diversi casi, però, brilla quello di Vittorio Sgarbi, fino all’ultimo ondivago tra la ricerca di un posto nelle liste dell’UDC prima e della Lega poi, per approdare infine, assai più coerentemente, si fa per dire, in quelle dell’MPA di Raffaele Lombardo, in coalizione con la Destra di Storace e la lista dei Pensionati del solito Carlo Fatuzzo, alla ricerca del fatidico quorum del 4%.

Veramente emblematico il caso di Sgarbi, il quale, dopo la sconfitta elettorale del 1996 nel Veneto, dichiarò : «[Gli elettori veneti] Sono dei deficienti. Egoisti. Stronzi. Destrorsi. Unti. Razzisti. Evasori. Hanno scelto la Lega? Complimenti. Risultato: si ritrovano a essere governati dai meridionali democristiani e dai comunisti. (...) Voglio fare un'Antilega al Sud, incitando i meridionali a non comprare più prodotti veneti. Questi qui ormai coltivano il razzismo puro. Questa gente non è stupida. È peggio: ignorante e plebea. Il concetto di fondo è: questi elettori sono tutti delle teste di cazzo» (Stella, Rizzo - la Casta pag 164 )
Peccato per queste sconsiderate farneticazioni, dato che al dr. Sgarbi non manca un'acuta intelligenza e dei pensieri anticonformisti apprezzabili. È il tono e il temperamento, uniti a uno smisurato e incontrollabile ego,che lo portano talora a straparlare, come in questa intemerata contro i veneti da cui, lui, originario di RO ferrarese, ossia dell'altra sponda del Po, non è poi così distante....

È la triste stagione dell'apparire, quella in cui siamo costretti a vivere. La spettacolarizzazione della politica conseguente ai criteri nominalistici e presidenzialistici introdotti in Italia dal primo referendum Segni in poi, hanno portato a questo bel risultato. Esso è sostenuto da quell'eccitazione progressiva presente nei talk show televisivi in cui, dalla fine degli anni’80, si sono affermati con la Vanna Marchi e gli altri venditori urlanti, personaggi come Funari, Sgarbi ed altri vocianti imbonitori dello schermo. Se confrontassimo il simpatico Romolo Mangione, che nelle tribune elettorali di Ugo Zatterin e Jader Jacobelli, era l'unico giornalista che si permetteva qualche volta di alzare il tono delle voce, lui socialdemocratico rancoroso anticomunista, con queste starnazzanti controfigure da avanspettacolo, veramente egli ci apparirebbe oggi come una candida educanda. Unica possibilità: cambiare canale… anche sul piano politico e augurarci che, prima o poi, la gente rinsavisca.

 

 

Don Chisciotte

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria