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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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08/12/2008

La rivoluzione mangia i suoi figli

Il PD, erede della falsa rivoluzione che ha spazzato la prima Repubblica, sta soffrendo una crisi squassante e forse irreversibile, perdendo proprio laddove aveva fondato il suo potere: le amministrazioni locali. Ecco il commento di Don Chisciotte

   

La rivoluzione mangia i suoi figli

È proprio vero l’assioma secondo cui: “la rivoluzione mangia i suoi figli”. Era accaduto all’epoca della rivoluzione francese, si è ripetuto con la rivoluzione russa, e sta precipitosamente avvenendo anche per la tragica falsa rivoluzione con cui fu annientata la Prima Repubblica.
Alcuni degli architravi di quel complesso fenomeno politico-giudiziario e mediatico che determinò, da Tangentopoli in poi, la fine dei “partiti dell’area democratica” che avevano governato l’Italia dal 1948 al 1993, stanno, infatti, sgretolandosi, rischiando di trascinare con sé medesimi la stessa struttura istituzionale della Repubblica.
Da un lato abbiamo il PD che, tentando di mettere insieme le componenti residue ex PCI e della sinistra basista e dossettiana della DC, sta vivendo una crisi profondissima non solo di leadership, ma della sua stessa capacità di tenuta in quelle che sono state e sono tuttora le roccaforti del potere amministrativo in sede locale.
Nell’Alta Italia si è aperta la questione del Partito del Nord, rilanciata dopo dodici anni da Cacciari, Chiamparino e Penati, sulla base della realistica constatazione che continuando così, con un partito romanocentrico, la sinistra è destinata a restare minoranza in eterno e con la Lega che, ogni giorno di più, erode consenso nella stessa base popolare su cui la sinistra da sempre faceva riferimento. È, soprattutto, nell’Italia centro-meridionale che stiamo assistendo alla naturale conclusione del ciclo della falsa rivoluzione italiana.
Dall’Emilia alla Toscana, dall’Umbria al Lazio, dalla Toscana all’Abruzzo, con la Campania e la Calabria è tutto uno scoppiare di scandali, di indagini giudiziarie nelle quali sono pesantemente chiamati in causa molti amministratori del centro-sinistra con l’accompagnamento dei soliti accoliti che non mancano mai nemmeno tra quelli di destra. Stiamo assistendo al lento decomporsi di una delle strutture portanti del potere del centro-sinistra: il governo locale su cui il PCI prima e il PD adesso hanno inteso e intendono rappresentare l’esempio della loro superiore presunta “diversità”.
E, d’altra parte, anche il secondo architrave della rivoluzione di “mani pulite”, la magistratura inquirente, ha manifestato il livello più basso e pericoloso della sua capacità di tenuta. La tragicomica vicenda delle due procure di Salerno e di Catanzaro l’un contro l’altra armata, con centinaia di carabinieri che circondano la procura di Catanzaro, la quale reagisce a suon di avvisi di reato per i magistrati inquirenti campani, è la sceneggiata finale di un organo fondamentale dello Stato che, da oltre quindici anni, si è trasformato in un potere incontrollato e incontrollabile, non solo dal legittimo ed unico rappresentante della volontà popolare, ossia il Parlamento, ma nemmeno dal suo organo di autogoverno, il CSM, squassato dalle vicende giudiziarie calabro-campane che ne hanno sfiorato il vertice più elevato.
La richiesta degli atti alle due procure da parte del Presidente Napolitano, fatto unico nella storia della Repubblica, è la dimostrazione di una crisi irreversibile che porta davvero la rivoluzione delle manette a mangiare gli stessi ammanettatori.
Resta in campo il solito vociante Tonino di Pietro da Montenero di Bisaccia che non ha più sponde, se non la sua “Italia dei valori”.Peccato che sia anche lui chiamato in causa e, questa volta, proprio da quel “feroce Saladino”, attorno alle vicende del quale girano molte delle storie che stanno facendo tremare numerose persone del Palazzo.
Ancora una volta sembra avverarsi quanto si era già visto: una rivoluzione che mangia i suoi figli. E meno male che Silvio c’è… ma di questo parleremo un’altra volta.
 

 

Don Chisciotte

 

da radioformigoni-9 dicembre 2008

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria