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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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02/12/2008

L'11 settembre indiano. Per l'Italia la politica estera è Pace

Don Chisciotte commenta i fatti di Mumbai e la tecnica terroristica di Al Qaida. La scelta del Governo Berlusconi in termini di diplomazia internazionale

   

L'11 settembre indiano. Per l'Italia la politica estera è Pace

Dopo 60 ore di combattimenti è terminata la strage di Mumbai lasciando sul terreno 195 morti e 295 feriti.
Finisce così l’11 settembre indiano che si colloca tra le tragedie più efferate di Al Qaida, dopo quelle delle torri gemelle di New York nel 2001 (2074 vittime), della stazione Atocha di Madrid dell’11 marzo 2004 (191 morti e 1841 feriti) e degli attentati di Londra alla metropolitana del 7 luglio 2005 (44 morti e 750 feriti).
La strategia del terrore del fondamentalismo islamico, innervato dalla filosofia rivoluzionaria di matrice occidentale. sembra incrementare il suo potenziale d’attacco all’Occidente, con questa azione del tutto innovativa e tatticamente complessa, portata avanti negli alberghi Taj Mahal e Oberoi di Mumbai.
È una striscia di sangue ininterrotta che, dopo New York, Al Qaida alimenta in varie parti del mondo. Senza considerare quanto accade in Iraq e Afghanistan, sono otto gli attentati compiuti dall’organizzazione terroristica nel 2007 con oltre 300 morti e 12 attentati nel 2008 con oltre 500 morti in diversi Paesi tra Africa ed Asia. E stavolta succede in India, il Paese che con gli USA rappresenta la più grande democrazia della Terra.
La strage compiuta in questi giorni, ha puntato contro gli stranieri da un lato e, soprattutto, è stata mirata contro gli ebrei del centro ebraico Chabad alla Nariman House di Mumbai, all’interno della quale gli assalitori hanno fatto strage del rabbino Gavriel Holtzberg con sua moglie ed altri tre ebrei, assunti quale obiettivo privilegiato e altamente simbolico dell’azione assassina.
E’ questo il segnale che Al Qaida ha voluto lanciare ad Israele e al nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, cui spetterà raccogliere il testimone di G.W.Bush in una situazione internazionale aggravata dalla crisi finanziaria e dell’economia a livello globale.
Mancano oramai poche settimane all’assunzione dei pieni poteri del nuovo presidente americano, ma sin da questo momento possiamo affermare che nuovi e più forti responsabilità anche di natura militare saranno richieste ai Paesi europei, con buona pace per le anime candide dei pacifisti nostrani, non dimenticando quanto accade, anche in questi giorni in Nigeria: oltre 300 morti nella città di Jos tra musulmani e cristiani, con questi ultimi vittime di una ferocia senza pari.

In questo quadro si dovranno rivedere molte delle superficiali valutazioni che molti osservatori “progressisti”, anche di casa nostra, hanno compiuto in questi anni contro la politica del presidente Bush, al quale va riconosciuto il merito di aver saputo spostare il fronte d’attacco all’America sugli oltre mille kilometri del nuovo fronte che dall’Iran al Pakistan, ha portato lo scompiglio tra le diverse culture sciite e sunnite, in un quadro di operazioni militari in cui Israele è oggi assai meno isolato di quanto non fosse prima dell’11 settembre 2001.

Anche sulla base di questa nuova situazione strategico militare e geopolitica acquista valore e significato l’impegno assunto dal nostro Presidente del Consiglio per una ripresa di rapporti politici più distesi tra Stati Uniti e Russia, con l’Unione europea che si ponga da cerniera tra questi antichi contendenti, della cui collaborazione ha assoluta necessità il mondo occidentale.

Sarà questo l’antidoto efficace e necessario per i Paesi europei destinati a ruoli subalterni dalla nuova probabile politica americana del neo presidente Obama, il quale, ispirato dalla dottrina Monroe, cui sembra idealmente collegarsi, almeno per quanto si è potuto capir sin qui, punterà ad un rapporto privilegiato soprattutto con Mexico, Brasile e Canada sul fronte americano, e con il Giappone su quello orientale.

Anche in politica estera i primi passi del terzo governo Berlusconi sembrano si compiano all’interno di un’intelligente strategia che assegna all’Italia, nelle condizioni oggettive della propria realtà geoterritoriale e politica, un ruolo attivo per garantire pace e sicurezza interna e sostegno efficace alle azioni di contrasto al terrorismo fondamentalista nelle zone in cui più apertamente si sta svolgendo il confronto con l’Occidente.

 

 

Don Chisciotte

 

Radioformigoni, 3 dicembre 2008

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria