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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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20/07/2008

Quale sarà il futuro della politica italiana?

Ancora rimescolamenti di carte. Fuori Di Pietro, anche nel centrosinistra ci si dovrà adattare alla nuova situazione, mentre nel centrodestra... Don Chisciotte all'opera

   

Quale sarà il futuro della politica italiana?

Situazione fluida nelle due formazioni politiche maggiori. Nel Partito Democratico, con il recente convegno della fondazione “Italianieuropei” si è ufficialmente aperto il confronto, per la verità mai venuto meno, tra Massimo D’Alema e Walter Veltroni.
Il primo, constatato il fallimento della strategia dell’”autosufficienza” veltroniana zavorrata pesantemente dai giustizialisti dipietrini, propone la “marcia indietro tutta”, con totale apertura al sistema elettorale tedesco (proporzionale senza premio di maggioranza e sbarramento al 5%) con coalizioni che si formano in parlamento dopo il voto e ritorno al ruolo determinante dei partiti. È la constatazione tardiva, ma realistica, dell’impossibilità di far convivere sotto lo stesso tetto gli eredi dei comunisti e della sinistra democristiana, con l’obiettivo di puntare su possibili coalizioni tra un partito democratico, ridotto nella consistenza, ma aperto alla possibile collaborazione con la sinistra di rifondazione vendoliana e con un nuovo centro organizzato da Casini e Rutelli.
Condizione necessaria: l’approvazione di una legge elettorale proporzionale che, tranne la possibile tentazione per la Lega, non sembra far breccia nell’attuale maggioranza di governo. Condizione, tuttavia, non sufficiente poiché deve fare i conti con la capacità di tenuta dei consensi, in una simile prospettiva, ad una UDC definitivamente spostata sulle posizioni folliniane.
Veltroni, zavorrato da colui che è la causa del suo mal, il bizzarro Tonino Di Pietro da Montenero di Bisaccia, sembra stordito dalla piega che sta prendendo la situazione politica, e, mentre dichiara la fine di ogni possibilità di dialogo con il Cavaliere, si riduce all’impotenza e a contrapporre con scarso respiro strategico, vuoti appelli a favore dei poveri e dei pensionati, ai quali non si propongono, per la verità, concrete politiche alternative.
Fluida è anche la situazione interna al Partito del Popolo della Libertà, dove, finalmente, viene indicata la data di Gennaio, quella in cui si dovrebbe celebrare la nascita del nuovo Partito in conseguenza degli impegni assunti con gli elettori e dell’avvenuta formazione degli unitari gruppi parlamentari della Camera e del Senato.
Ma come si arriverà a questa celebrazione congressuale?
Nelle note delle ultime settimane abbiamo evidenziato i limiti e le insufficienze di un metodo fondato, anche per il partito, come già nella scelta dei candidati per le ultime elezioni, sulla cooptazione e su liste rigide prefabbricate a misura delle percentuali stabilite a Roma tra i maggiorenti della coalizione.
Non mancano movimenti dal basso, come quello degli auto convocati del Veneto che, a parte le velleità antileghiste di qualche stratega di corto respiro, esprimono tutta l’insoddisfazione di una base, per la verità assai composita, in cui si mescolano accanto a giovani dall’ingenua e sicura buona fede, vecchi marpioni sopravvissuti a tutte le intemperie di tumultuose stagioni politiche.
Da come si svilupperà la fase precongressuale che dovrebbe portare alla formazione del nuovo partito e, parallelamente quella relativa al sistema elettorale, a partire dalle prossime elezioni europee (sbarramento del 3 o del 5 % e introduzione o meno della preferenza) si comprenderà se la situazione politica, oggi fluida, evolverà nella direzione del bipolarismo o in quella del ritorno all’antico nelle mani sicure dei partiti.
Se il Cavaliere sembra ben in sella nel centro-destra e, sin qui, senza concrete opposizioni al suo interno, sarà proprio dallo sviluppo del serrato confronto non più sotterraneo nel PD che capiremo come evolveranno le cose.

 

 

Don Chisciotte
Radioformigoni – luglio 2008



 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria