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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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06/07/2008

Si parte per il PPE sezione italiana, ma è la libertà il comun denominatore

Don Chisciotte traccia una rapida analisi della situazione interna al PDL e delle prospettive che lo contraddistinguerebbero. Ecco le sue valutazioni...

   

Si parte per il PPE sezione italiana, ma è la libertà il comun denominatore

Sono trascorsi appena sei mesi dall’appello del predellino in San Babila con cui Berlusconi annunciò la nascita del Partito del popolo della libertà, e ancor meno dalle giornate nelle quali il popolo dei gazebo rispose all’appello, con una mobilitazione straordinaria di adesione a quella proposta, segnale anticipatore della successiva vittoria elettorale del 13 e 14 aprile.

Da alcune settimane si comincia finalmente a riparlare della nascita del nuovo partito, già delineato a livello dei gruppi parlamentari costituitisi subito dopo il voto tra tutte le diverse componenti e storie politiche che hanno concorso a quel successo, ed è proprio adesso che bisogna capire bene se, dove e come si intende procedere.

Almeno quattro culture politiche si sono messe insieme per costituire la realtà del movimento per la costruzione del partito del popolo della libertà: quella cattolica e democristiana, quella liberale e della destra nazionale, quella riformista di ispirazione socialista.

Tutte e quattro sono accomunate dalla precisa volontà di costituire, attraverso il nuovo partito, la sezione italiana del Partito Popolare Europeo, al quale appartiene per storia e tradizione politica la stessa UDC, il cui leader è, non a caso, Presidente dell’internazionale Democratico Cristiana.

Una diversa opzione pre-elettorale caratterizzata dalla volontà di conservare nome e simbolo e dal rifiuto di concorrere con gli altri partiti con cui, pur tra alterne vicende, si era condotto un tratto non breve (quasi quattordici anni) di vita politica insieme, esclude, noi ci auguriamo solo per ora, la partecipazione anche di questa nobile tradizione alla formazione del partito dei moderati italiani destinato a diventare il polo di riferimento essenziale del PPE.

Si sente parlare di strani accordi e di stravaganti regole tra FI al 75% e AN al 25 %, quali postulati attorno ai quali sviluppare le prossime fasi del percorso che porterà alla nascita del nuovo partito prima delle prossime elezioni europee del 2009.

Non mancano estemporanee assemblee di autoconvocati senza uno straccio di firma (anche se tutti ne conoscono origine e paternità), come nel Veneto, per la costruzione di un partito regionale “autonomo e federato” che, in questa particolare e delicata fase politica, tutto può provocare, fuorché il bene per l’alleanza con la Lega che regge, unitamente al MPA di Raffaele Lombardo, e garantisce la solidità e la stessa sopravvivenza della maggioranza politico-parlamentare nazionale.

Non ci si aspetterebbe un tale disinvolto e imprudente atteggiamento proprio da chi, da sempre, si dichiara intimo del Cavaliere. Certo, con questi intendimenti non gli si facilita la vita.

A noi interessa assai di più capire se il nuovo partito nasce secondo condivise regole democratiche che ridiano al popolo dei gazebo lo stesso ruolo che ebbe all’avvio di questa innovativa esperienza politica.

Garantire rappresentanza secondo formule precostituite, magari con quote prefissate per gli eletti e i partiti di provenienza, sarebbe peggio della fusione fredda e della convention farsa con cui il PD scelse Veltroni.

Intanto gli eletti, se si escludono sindaci e governatori, sono espressione di cooptati senza alcun rapporto con l’elettore privato del sacrosanto diritto della preferenza.
Inoltre, piaccia oppure no, ci interessa sapere se e quale destino si prepari per la componente cattolico-democristiana che riteniamo essere a livello elettorale, assai più consistente della nomenclatura di cooptati attualmente eletta ai vari livelli istituzionali.

Ci batteremo in tutte le sedi affinché il potere di scegliere i dirigenti del nuovo partito e i candidati alle diverse scadenze elettorali spetti unicamente ed esclusivamente al popolo dei gazebo, così come chiederemo a gran voce il ritorno della preferenza, per evitare derive pericolose di tipo sovietico.

Ai nostri campioni, Formigoni in testa, con Scajola, Rotondi, Giovanardi, Fitto e Pisanu, il compito di dimostrare che il popolo già democristiano continua ad esistere e che, senza velleità egemoniche, non intende fare la fine della ruota di scorta di un partito che intende richiamarsi alla cultura e alla tradizione che ci appartiene da sempre.

 

 

Don chisciotte

per radioformigoni





 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria