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06/06/2008

Con lo sguardo alla luna su un pozzo di veleni

L'inquinamento da cromo ha radici antiche, ma anche responsabilità. Ora le similitudini con il caso Acna appaiono molto nette. Un articolo di Gianfranco Cuttica di Revigliasco

   

Con lo sguardo alla luna su un pozzo di veleni

Il caso è ormai scoppiato in tutta la sua gravità. Dopo anni di forse… non si sa… non si può dire… occorrerebbe verificare…...
Ora tutti ne sono consapevoli.
Dietro, anzi, sotto il belletto di una moderna facciata dell’attuale Solvay Solexis di Spinetta Marengo si nasconde purtroppo la solita e triste avventura della chimica italiana. Decenni e decenni di scarti e residui di produzione sono ancora lì sotto i piedi degli operai che lavorano, sotto i più moderni impianti, gelosamente custoditi e mai smaltiti. La solita storia che ho già visto e vissuto negli anni in cui ho avuto l’onore di lottare con la gente della Valle Bormida contro il mostro Acna di Cengio.
Stesso copione, cambiava soltanto - ma forse non del tutto - l’assortimento dei veleni e l’atteggiamento dell’azienda e dei sistemi di “cover up”: molto più sfrontati allora - però eravamo alla fine degli anni ottanta - molto più imbarazzati e in crisi oggi.
C’è anche una netta differenza. Nel caso di Cengio (centro dell’entroterra ligure savonese), l’avvelenamento era “omaggiato”, grazie agli scarichi, al versante piemontese. Conseguenza: l’autorità locale tutta protesa a difendere e coprire le magagne. Nel caso dell’azienda di Spinetta i cattivi effetti si riversano sulla stessa comunità là dove risiede l’industria. Conseguenza: l’arrivo di un Sindaco deciso a tutelare prima di tutto la salute dei cittadini mette in crisi il sistema di copertura delle responsabilità e, senza creare allarmismo, in modo molto trasparente, interviene a denunciare una situazione gravissima e si prodiga nel prendere immediati provvedimenti. E’ il caso di Piercarlo Fabbio, insieme all’attuale amministrazione a cui mi sento in dovere di esprimere sentimenti di stima per la determinazione e la chiarezza operativa.
Mi sia consentito di sottolineare come il problema sia stato affrontato seguendo anche i suggerimenti di coloro che come il sottoscritto, preoccupati della situazione, hanno chiesto di campionare per sicurezza anche le acque più profonde in quanto si sa che i pozzi a volte sono i collegamenti più immediati per trasportare l’inquinamento dalle falde superficiali a quelle più profonde da cui si attinge anche per le acque potabili.
Chiarezza e trasparenza! Non è sempre così facile e automatico. Non è stato così nel 2006 quando, all’interno delle osservazioni relative alla variante del piano regolatore che riguardava l’ex Zuccherificio chiesi se eravamo tranquilli circa le disposizioni della legge “Seveso ter” che mi sembrava potesse escludere categoricamente determinate destinazioni d’uso, almeno parte di quell’area, preoccupato che un giorno si dovesse fare marcia indietro rispetto ad autorizzazioni e permessi rilasciati con i piedi, appunto.
Mi fu risposto che non c’erano problemi e che comunque erano in atto misure dell’azienda per evitare determinati rischi. Peccato che da molto tempo si continuasse a parlare solo di inquinamento aereo (vedi progetto Linfa) ma ci si fosse dimenticati di quello che c’era nel terreno e nell‘acqua!
Erano gli anni delle polveri fini, dell’analisi dell’aria e del traffico limitato, individuati come i grandi problemi della grave situazione ambientale del territorio. E sotto i piedi? Mi sono sentito Cassandra quando seppi che alcune analisi promosse dalla nuova proprietà dell’ex zuccherificio avevano dato esito positivo - e in termini piuttosto pesanti - su sostanze come il cromo esavalente. Ma le analisi non si potevano fare prima di variare la destinazione d’uso? Ci si era già dimenticati delle mostruosità ambientali che erano emerse anni prima dalle analisi condotte dall’allora gestione dello zuccherificio che divennero nel 1996 parte integrante di un’inascoltata interrogazione parlamentare del collega Tino Rossi?
Dimenticanza, dabbenaggine, “cover up”?
Ai posteri l’ardua sentenza! Ma questa è la triste storia della chimica italiana, qualora ci possa ancora essere di consolazione il detto “mal comune mezzo…”

 

Gianfranco Cuttica di Revigliasco

Capogruppo della Lega Nord
al Consiglio Comunale di Alessandria

 

 

 

 

 

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