Dimensione del carattere 

Sabato 18 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

08/03/2008

Comuni più leggeri nel disegno del Popolo delle Libertà

L'on. Mario Valducci, responsabile nazionale Enti Locali di Forza Italia delinea un quadro di innovazione per comuni, province e regioni, partendo da alcune proposte che la sinistra ha fatto autonaufragare

   

Comuni più leggeri nel disegno del Popolo delle Libertà

L’Irap: un’imposta da abolire o da conservare? Nel primo caso come saranno compensate le Regioni?
Fin dalla sua istituzione abbiamo sempre ritenuto l’Irap un’imposta iniqua, ribattezzandola non a caso “imposta rapina”. È un balzello che va contro ogni logica dello sviluppo e per questo nel nostro programma figura come punto irrinunciabile l’abolizione dell’imposta regionale sulle attività produttive. Dovrà trattarsi però di un’abolizione graduale in modo da individuare gli opportuni meccanismi per compensare le Regioni del mancato gettito. L’abolizione dell’Irap sarà coperta grazie ai risparmi che si otterranno dai tagli ai costi della politica. Su questo punto non faremo sconti: il futuro governo Berlusconi avrà tra le sue priorità la lotta agli sprechi nella pubblica amministrazione. La parola d’ordine deve essere: più efficienza e modernità, meno sprechi.

Sulle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, come giudica il ddl Lanzillotta? Sarà accantonato o sarà la base per ripartire con la riforma?
Non ho difficoltà ad ammetterlo: il disegno di legge Lanzillotta sulle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali era un buon tasto. Almeno nelle intenzioni iniziali. Peccato che poi nel corso dell’iter parlamentare sia stato snaturato per assecondare le richieste della sinistra radicale, da sempre arroccata a difesa dei monopoli municipali. Il ddl Lanzillotta può sicuramente rappresentare un testo da cui ripartire per realizzare finalmente una riforma attesa da tempo. Noi riteniamo che i Sindaci debbano fare i Sindaci e non gli imprenditori. I giuristi la chiamano sussidiarietà orizzontale e per noi deve essere una specie di stella polare. Le istituzioni devono occuparsi solo di ciò che il privato non può fare. Via libera dunque alle liberalizzazioni, che noi come Popolo della Libertà auspichiamo.

Il popolo delle Libertà propone l’abolizione totale dell’Ici sulla prima casa che dovrà avvenire senza oneri per i Comuni. Il centrosinistra con la finanziaria ha introdotto una cospicua detrazione all’imposta sugli immobili che è la prima fonte di reddito per i Comuni. Al momento i meccanismi di rimborso per i municipi sono ancora poco chiari.

Non temete una levata di scudi da parte dei Comuni?
Abbiamo promesso la totale abolizione dell’Ici sulla prima casa e lo faremo subito. L’abolizione che vale circa due miliardi di euro sarà senza oneri per i Comuni. Anche questo è un impegno preciso che prendiamo ora con i Municipi e rispetteremo. La cancellazione dell’imposta, come nel caso dell’Irap, sarà finanziata con i risparmi di spesa che deriveranno dal taglio dei costi nel funzionamento della macchina burocratica della pubblica amministrazione.

Approverete il ddl Lanzillotta sul federalismo fiscale? Quali saranno le direttrici del vostro modello di federalismo fiscale?
Sul federalismo fiscale proporremo una ricetta che coniughi il soddisfacimento delle legittime aspirazioni di autonomia impositiva dei territori con l’esigenza di mantenere un livello di perequazione su tutto il territorio nazionale. Nel nostro programma figura l’approvazione da parte del Parlamento della proposta di legge sul federalismo fiscale adottata nello scorso mese di Giugno dal consiglio regionale lombardo. La proposta prevede di trattenere l’80% dell’Iva, il 15% dell’Irpef statale e l’intero gettito delle accise sulla benzina, dell’imposta sui tabacchi e quella sui giochi. Un pacchetto di risorse aggiuntive per Regione Lombardia stimabile, per quanto riguarda solo Iva e Irpef, in quasi 15 miliardi di Euro. Secondo noi questa legge deve fungere da “apripista”, da modello per le altre Regioni, senza però creare eccessi di regionalismo. Sulla perequazione, che trovo una esigenza irrinunciabile perché non si possono negare le esigenze economiche, produttive e culturali delle regioni italiane, voglio precisare una cosa. È ora che chi sbaglia paghi, anche a livello locale. La meritocrazia non deve improntare di per se solo le amministrazioni centrali dello Stato, ma va anche trasferita nelle amministrazioni locali. E faccio un esempio. Ci sono delle regioni, come la Campania, che in anni di malgoverno hanno accumulato un deficit sanitario spaventoso: 52 miliardi di euro. La perequazione in un modello di federalismo fiscale non deve venire in soccorso per ripianare gestioni sciagurate. Chi sbaglia deve pagare.

Incentiverete le dismissioni patrimoniali dei Comuni?
Siano favorevoli, per il principio della sussidiarietà orizzontale a cui accennavo prima. Non è scandaloso pensare che l’abbattimento del debito pubblico passi attraverso la dismissione del patrimonio pubblico. E questo vale per lo Stato centrale come per gli enti locali. Lo ripeto: le istituzioni devono occuparsi di ciò che il privato non può fare.

Le regole sul patto di stabilità saranno concertate con gli enti locali?
Proporremo un grande patto alle regioni, alle province ed ai comuni per ridurre il debito pubblico. Tutti i livelli di Governo, nessuno escluso, dovranno contribuire al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica. Ma non imporremo dall’alto delle aule le regole del gioco. La parola d’ordine dovrà essere concertazione. Quando eravamo al Governo, le associazioni delle autonomie non smettevano di lamentarsi contro Berlusconi e Tremonti. Poi sono arrivati Prodi e Padoa Schioppa e le cose per gli enti locali sono peggiorate. Tanto che ormai diffusa negli amministratori locali la convinzione, espressa dal vecchio adagio, che “si stava meglio quando si stava peggio”. I rapporti con i comuni sono stati tesi, è vero, durante i cinque anni di Governo Berlusconi, ma mai l’Anci è arrivata al punto, come ha fatto con il Governo Prodi, di interrompere le relazioni istituzionali disertando la conferenza unificata. Con il centrosinistra, che gli enti locali pensavano amico, c’è stata una riduzione dei trasferimenti erariali senza precedenti. Si pensi al pasticcio del decreto Visco che ha tagliato 609 milioni di euro ai comuni con la promessa che questi soldi sarebbero stati compensati da un extragettito Ici, tutto da verificare e quantificare. E alla prova dei fatti si è rilevato molto lontano dalle rosee previsioni di Visco. I comuni hanno addirittura promosso un ricorso collettivo al Tar contro quel decreto. Con il Governo Berlusconi situazioni come queste di scontro istituzionale non si sono mai verificate.

Cosa ne pensa del disegno di legge sulla valutazione dei dipendenti pubblici? In parlamento pende ancora un disegno di legge ad hoc del centrosinistra che ha fatto arrabbiare i sindacati e per questo è stato molto depotenziato rispetto al testo iniziale.
Io ho un’idea tutta personale su come motivare i dipendenti pubblici per evitare che si trasformino in fannulloni: la turnazione all’interno delle cariche del pubblico impiego. Si dovrà consentire, per esempio, al dipendente comunale che viene assunto all’anagrafe di passare dopo un periodo di tempo (5 anni) a occuparsi di un nuovo settore dell’amministrazione. In questo modo si otterranno tre benefici risultati. Innanzi tutto si eviterà la demotivazione che coglie necessariamente chi fa lo stesso lavoro per tutta la vita. Poi sarà facile per i lavoratori della pubblica amministrazione sottrarsi agli atti di mobbing. E soprattutto si eviteranno situazioni di consolidamento di potere che possono poi sfociare in atti di corruzione o concussione.

Le Province vanno eliminate? Sono davvero degli enti inutili? Come incentiverete l’associazionismo intercomunale?
Le province sono un livello di governo necessario. Chi parla si abolizione delle province lo fa per demagogia. Non sono le province l’origine degli sprechi nella pubblica amministrazione, ma per esempio tutta quella serie di enti di area vasta come gli ambiti territoriali ottimali o gli enti parco. Questi sì che andrebbero eliminati assegnando le competenze alle province. Nelle metropoli, invece il discorso è diverso: la provincia dovrebbe lasciare il posto all’area metropolitana. Diversamente ci sarebbe una duplicazioni di funzioni. Sull’associazionismo intercomunale e sugli incentivi alla gestione associata di funzioni siamo dell’idea che vada lasciata ampia autonomia ai Sindaci. Siamo contrari ad imposizioni dall’alto.

In che modo verrete incontro ai Comuni nelle politiche per la sicurezza?
Su questo punto non temiamo rivali. Il nostro nuovo progetto politico, il Popolo della Libertà è quello che storicamente si è sempre impegnato per garantire la sicurezza ai cittadini. Porteremo avanti il nostro programma degli anni di governo (2001-2005), rilanciando i comitati provinciali per la sicurezza e rafforzando la presenza della polizia sul territorio con i poliziotti, i carabinieri ed i vigili di quartiere.

Cosa ne pensa del riconoscimento del diritto di voto attivo e passivo agli immigrati nelle elezioni amministrative e circoscrizionali?
Questo argomento, secondo noi, deve essere oggetto di una riflessione profonda. Siamo contrari ad una estensione generalizzata, così come alla proposta del ministro Amato di ridurre a cinque anni il tempo necessario per ottenere la cittadinanza. Dopo un congruo periodo di tempo (10 anni), divenuto cittadino italiano lo straniero potrà votare alle elezioni amministrative così come a quelle politiche.

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria