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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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19/02/2008

Siamo vincoli o sparpagliati?

Si capisce poco l'operazione di Casini, Presidente del PPE, che, visto realizzarsi il suo sogno di un grande partito popolare italiano, lo abbandona sdegnosamente. Il commento di Don Chisciotte

   

Siamo vincoli o sparpagliati?

Le posizioni si stanno delineando tra i diversi schieramenti. Si sperava in un felice assemblaggio ed invece emerge la realtà di un sistema politico che fatica a rinnovarsi. Molte, troppe posizioni restano cristallizzate, frutto spesso più del sentimento che della ragione. Insomma più sparpagliati che vincoli, per dirla con Pappagone.

E così il titolare del brevetto del “ma anche”, Walter Veltroni, dopo tanti proclami per andare da solo alla pugna con il suo PD, alla fine, forte dell’ironica sapienza di Totò, si è convinto che è “la somma che fa il totale”, e, dunque, meglio accattarsi quei punti percentuali nelle mani di Tonino Di Pietro da Bisaccia. E, così, la ragione dei numeri ha finito prevalere sul sentimento della coerenza.
Assai poco casto connubio per chi avrebbe voluto assumere posizioni liberali e non giustizialiste e che ha finito, invece, con il mettere nella stesso carniere Enzo Carra e il PM di mani pulite che lo costrinse in manette; l’agnello sacrificale e il suo irriducibile inquisitore.

E, dunque: sì a Di Pietro e no ai socialisti che tentano la riunificazione, quasi per rivivere quel riflesso condizionato dell’antisocialismo di ritorno che è nelle corde dei diessini d’antan e dei residuati bellici basisti e dossettiani antipreambolari… E no anche ai radicali. Anche se con la Bonino e soci non è ancora detta l’ultima parola…

Ma anche nel centro destra, sempre parafrasando il giovane Uolter, le cose non vanno meglio. Fatto l’accordo con Gianfranco Fini e con gli altri disponibili a concorrere alla formazione del nuovo partito del popolo delle libertà e stabilita l’alleanza con la Lega Nord, non si è ritenuto di aprire alla destra di Storace e Santanchè, alla lista pro vita di Giuliano Ferrara e, soprattutto, niente accordo con Casini e quel che resta della sua UDC.
Quanto tutto ciò potrà costare in termini elettorali lo sapremo solo la sera del 14 Aprile. Tuttavia, passi per la Destra da sempre contraria all’ingresso nel PPE che è stata una delle ragioni dell’avvenuta separazione tra Fini e Storace, ma, assai meno comprensibile è la testardaggine di Casini nel voler restare esterno se non estraneo al processo avviato.
Ma come? Sei il presidente dell’Internazionale DC, partecipi da quando eri un ragazzo al PPE, ed ora che sta per costituirsi finalmente una grande sezione italiana del PPE, rivendichi una primogenitura orgogliosa destinata, se va male, solo a far vincere l’avversario contro cui hai condotto un’intera esperienza politica?

Se comprensibile è il distinguo degli amici della Rosa Bianca, da sempre critici con il Cavaliere e destinati ad una nobile corsa di testimonianza, ci sembra che nel caso dell’UDC il sentimento abbia prevalso sulla ragione. La nostalgia di ciò che fu e non può più essere o, peggio, la sopravvalutazione di una funzione e di un ruolo incompatibile con la rappresentanza reale di cui si dispone, sembrano siano alla base di questa improvvida decisione. Attenti che con la politica del “voler far male a tanti" non si faccia la fine del Tafazzi…

Don Chisciotte

da (Radioformigoni 18 febbraio 2008)


 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria