Come si sa, le origini del carnevale, come dice la sua stessa etimologia (carne levare, togliere la carne) è in riferimento alla Quaresima cristiana, come tempo di penitenza e di conversione in preparazione alla Pasqua del Signore. Durante la Quaresima erano banditi i festeggiamenti mondani e i fedeli erano invitati alla penitenza (tra cui, appunto, astenersi dal mangiare la carne in alcuni giorni di questo periodo). Prima di iniziare questo periodo austero, si è consolidata la tradizione di una festa carnevalesca di giochi e spettacoli con cui si terminavano i giorni ludici per far esplodere poi la gioia pasquale della Risurrezione del Signore.
Questo collegamento tra sacro (Quaresima) e profano (carnevale) ha avuto effetti anche sui tempi di celebrazione, dal momento che, esistendo due riti religiosi, quello romano universale e quello ambrosiano nel territorio milanese, con due date diverse di inizio della Quaresima, anche il carnevale era celebrato in tempi diversi a seconda dei luoghi di presenza dell'uno o dell'altro rito.
Non so per quali ragioni ci siano state sovrapposizioni di celebrazioni difformi tra Quaresima e carnevale, ma penso che ciò sia dovuto a questioni di flessibilità dei confini tra territori, che storicamente potevano variare. Non so neppure spiegare la situazione qui ad Alessandria dove mi si dice che il carnevale segua il rito ambrosiano, mentre la Quaresima è ovviamente secondo il tradizionale rito romano, che inizia la settimana precedente quello ambrosiano.
Ma, a prescindere dalle questioni storiche, è evidente che la Chiesa locale da una parte non vuole interferire in materia di carnevale, che non è sua materia di competenza, e dall'altra auspica che, secondo lo spirito originario, il carnevale non interferisca sul tempo cristiano della Quaresima, ma lo preceda, correggendo, se ciò non danneggia la festa, una evidente anomalia locale.

+ Giuseppe Versaldi
Vescovo di Alessandria