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Domenica 19 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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01/11/2007

È il cane che muove la coda e non la coda che muove il cane

Don Chisciotte-Ettore Bonalberti valuta la nascita del PD dalla parte democratico-cristiano. Un grande disegno dossettiano si è realizzato, ma l'egenmonia è in mano ai post comunisti. Ed ora gli ex diccì canteranno bandiera rossa!

   

È il cane che muove la coda e non la coda che muove il cane

“E’ il cane che muove la coda e non la coda che muove il cane”. Quante volte ho ricordato questa espressione cara al compianto Carlo Donat Cattin.
Osservando l’assemblea dei costituenti riunita Sabato scorso alla Fiera di Rho-Pero
mi è venuta in mente alla vista di quei quasi tremila delegati dei quali oltre l’80% a favore di Veltroni. La fusione tra i cattolici dossettiani e gli ex diessini si è compiuta e l’esito non poteva essere che quello da sempre noi previsto: l’egemonia prevalente degli uomini ex e post comunisti con la guida ben stretta nelle mani di un loro stagionato esponente.
È la fine del prodismo, ossia di quella fase nella quale era indispensabile agli eredi del PCI affidare la leadership ad un esponente cattolico non organico alla storia più autentica della Democrazia Cristiana, da cui pure, Romano Prodi, ebbe incarichi e ruoli non secondari. E, nello stesso, tempo, il compimento di un processo, caro a Dossetti, Nino Andreatta e Pietro Scoppola, di ricomposizione di un’area progressista (si fa per dire) catto - comunista.
Se ne é accorta subito Rosy Bindi, esaurita la sua funzione nel controcanto precongressuale dallo scarso esito nei consensi; come pure i 2853 costituenti che, a parte il viaggio turistico a Rho-Pero, hanno toccato con mano la loro sostanziale inutilità, ridotti a spettatori passivi di una kermesse più adatta al clima della festa del cinema romano che ad un’autentica costituente di un nuovo partito.
Ed anche Arturo Parisi, commentando il Veltroni double face, tra il fascinoso della mattina (“quello delle belle parole”) e il decisionista del pomeriggio (“quello delle prime decisioni” sulle nomine dei coordinatori locali e sulla composizioni delle commissioni che dovranno definire regole e codice etico del PD), ha subito fatto esperienza della vecchia tradizione autoritaria e centralistica mai sopita nei leader diessini vecchi e nuovi.
Beato Veltroni che si affida a fantomatici sondaggi che darebbe il nuovo partito tra il 30 e il 40% e beato Prodi che, nonostante le frequenti e sempre più insidiose cadute al Senato, continua imperterrito a sostenere la parte del coccolino sempre in piedi e a fidarsi dell’imperitura fedeltà assicuratagli dal suo predestinato sicario politico.
Vedere le sparute schiere degli ex DC e popolari, mute e sparpagliate qua e là tra i delegati, costretti tra qualche giorno a leggere il loro nuovo organo di stampa ufficiale “l’Unità”, il giornale fondato da Antonio Gramsci, in via di trasferimento proprietario ai padroni del “Riformista” e di “Libero”, o, peggio, a cantare “Bandiera Rossa”, come ha fatto il povero Franceschini in una delle ultime assemblee precongressuali, fa veramente pena.
Patetici nella loro ingenuità questi dossettiani post litteram: credevano di andare a suonare, come pifferai magici, in casa dei diesse ed invece sono stati suonati, dimenticando, per l’appunto, che : “ è il cane che muove la coda e non la coda che muove il cane”

don Chisciotte

Radioformigoni, 29 ottobre 2007

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria