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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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12/05/2015

Falso ideologico? Ma che bestia è?

Forse un ircocervo? o forse ciò che si credeva fosse, ma non è ed ora si rimane delusi da una sentenza che assolve per Truffa e Abuso d'ufficio e rileva un reato difficile da capire. Un commento di Paolo Ansaldi.

   

Falso ideologico? Ma che bestia è?

In questi giorni ho volutamente utilizzato il mio tempo a vedere, leggere, sentire come, dai pregiudizi, i molti commentatori pieni di certezze sulla nostra colpevolezza che non c'è, dessero segni di nervosismo. Lo hanno fatto senza neppure il pudore di non tentare bottino pieno. Così la pensano e così è! Basta. Cosa c'entra la Magistratura. Se condanna la si osanna, ma se assolve è collusa o comunque vi è da sottacerne l'opera. Eppure molte potrebbero essere le opinioni, che almeno partano da presupposti certi. Uno di questi è costituito dai capi d'accusa, che raramente vengono citati.

Ho pregato il dottor Paolo Ansaldi, già ragioniere capo del Comune di Alessandria, di tentare una sua interpretazione, ma di attenersi scrupolosamente a come sono partiti i procedimenti e dove sono arrivati. Ne è uscita una riflessione forse un po' tecnica, ma che aiuta a capire dove siamo e non dove crederemmo di dover essere a secondo di come la pensiamo. In caso contrario potremmo solo fare come quelli che pensando che sia successa una cosa mai successa, la commentano come tale. Ma non tutti possono fregiarsi di essere come SEL e i suoi sostenitori. Ben di più di qualcuno pensa con la propria testa, ovviamente avendocela.

Ecco il brano di Ansaldi, che almeno non inventa reati, mai contestati dalla Magistratura, seppur occorra - ma questo vale per tutti - attendere le motivazioni della sentenza.

 

Piercarlo Fabbio

 

"Le accuse di falso nel processo Fabbio - Ravazzano, sono di due tipi:
a) Falso ideologico, cioè la sottoscrizione della certificazione del patto di stabilità del marzo 2011

b) Falso per Induzione: cioè si sono sottoposti per la approvazione in Consiglio Comunale dei documenti contabili - il Rendiconto 2010 - che erano non veritieri seppure parzialmente in modo tale da indurre i Consiglieri Comunali a votarlo

Nel primo caso é da considerare che quella certificazione é tutt'altro che un atto che una volta sottoscritto non possa più essere modificato. É con l'approvazione del Rendiconto che quella certificazione viene validata. Il Consiglio Comunale é sovrano e può cambiare forma e contenuti del Rendiconto al punto di dover modificare le precedenti rilevazioni statistiche, di cui il certificato di patto é uno dei tanti.

Giova ricordare che tale certificazione in ogni caso ha e/o potrebbe avere effetti solo sull'esercizio successivo a quello in cui viene rilevato essendo la delibera con cui il MEF (Ministero Economia e Finanza) stabilisce chi non ha rispettato il patto dell'anno precedente emessa solo intorno a ottobre/novembre dell'esercito in corso, spostando al successivo esercizio le eventuali sanzioni.

Nel secondo caso davvero curioso che la Corte dei Conti condanni i Consiglieri Comunali per aver votato l'approvazione del Rendiconto "incriminato" perché risulta dagli atti che sono stati avvisati delle ipotizzate irregolarità nei documenti (durante la seduta da uno dei Sindaci Revisori dei conti del Comune, dagli interventi del Presidente della Commissione Bilancio e da quelli degli esponenti delle minoranze), che i Consiglieri si siano dichiarati consapevoli e colpevoli di tale attività - quindi rei confessi - e che il Giudice penale non ne abbia tenuto conto.

Ambedue le fattispecie, a prescindere da quanto andrà letto nelle motivazioni della sentenza di assoluzione per gli altri capi d'accusa e di condanna per i falsi, sono da considerarsi situazioni in cui l'opinabilità dei comportamenti eventualmente configurabili come un reato é davvero estesissima. Inoltre é di fatto impossibile stabilire se un atto così complesso come il Rendiconto, e che per alcuni non fotografa la reale situazione, sia sbagliato - ovvero frutto di una interpretazione delle norme applicate errata - o falso - ovvero frutto di una applicazione di una norma, ancorché questa opinabile nella sua interpretazione, in modo difforme da quel che altri considerano corretto.
Esempio banale ma illuminante.
La Giunta Rossa ha approvato almeno tre versioni del Bilancio Stabilmente Riequilibrato che il Mininterno ha bocciato in quanto "sbagliati" ovvero falsi rispetto alla realtà accertata, perché avevano interpretato una norma in modo difforme da quanto dal Ministero stesso indicato, quindi in verità applicando "falsamente" la norma. Non mi pare che ci sia stata richiesta per incriminazione di falso ideologico per alcun componente di quella Giunta, tantomeno per il Sindaco.
Per chiudere una domanda retorica: se assolvi dalla truffa e dall'abuso d'ufficio, anche ipotizzando che si siano prodotti ed indotti dei falsi, e questi quindi non avendo avuto effetti all'atto pratico - visto che assolvi per gli effetti perché non sussistono e non configurabili come reato - , per che cosa commini una pena (che per definizione sanziona un comportamento che ha generato un danno a terzi)?"

 

Paolo Ansaldi

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria