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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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05/11/2017

Tanaro: il ritorno delle casse d'espansione? 5R

Dragare il fiume nel solo tratto cittadino non serve, pulirlo è meritorio, ma la Giunta deve pensare ad alzare i muraglioni e a casse di laminazione più contenute...

   

Tanaro: il ritorno delle casse d'espansione? 5R

Alessandria dragare il Tanaro casse espansione

5 righe… di giornata
 

di Piercarlo Fabbio

 

Quante volte mi sono sentito rivolgere la solita trita e ritrita domanda riguardante il Tanaro e le conseguenze dovute alle sue piene più intense: "ma non sarebbe meglio dragare il fiume?" Non so per quale ragione sia rimasto così tanto nell'immaginario collettivo questo leitmotiv e per quanto continui a rimanerci, ma l'illusione che togliendo costantemente un po' di ghiaia e fango in un tratto decisamente contenuto (fra i due ponti Tiziano e Meier? A valle del nuovo Cittadella? A valle del "Ferrovia"?) si possa ottenere il risultato di ridurre in modo taumaturgico l'esondazione del fiume in città parebbe ancora diffusa. Detto che comunque la Giunta dovrebbe velocemente pensare di concordare con l'AIPO l'innalzamento dei muraglioni della passeggiata Sisto e quelli della sponda opposta per riportarli in quota con l'arginatura complessiva del nodo idraulico alessandrino, rispondo come al solito alla prima domanda in modo negativo. Togliere qualche decina di centimetri (ammesso si possa e non si alteri del tutto l'ecosistema del fiume oppure si rischi di scoprire le fondamenta dei ponti a monte) in quel tratto e per una larghezza massima di circa 200 metri, servirebbe a nulla o quasi. Inciderebbe per niente sulla testa di piena. Perché? Intanto perché il fiume, che in piena non trasporta solo acqua, ma anche materiali litoidei, finirebbe per sanare molto velocemente quell'avvallamento ricavato dalla dragatura; poi perché le dimensioni che servono in termini di allargamento del fiume per ridurre l'altezza della piena nella canalizzazione in città sono quelle delle aree golenali a monte e a valle di Alessandria. E larghezza e lunghezza in questi casi si contano in chilometri e non in centinaia di metri. Poi anche a me spetta una domanda: "ma quando si dragava il fiume, non si sono mai registrate esondazioni disastrose?". Le cronache le raccontano con dovizia di particolari, anche se ho già spiegato più di una volta che la città di oggi è assai più estesa e più pregiata di quella di ieri e il rischio di enormi danni è più probabile, non per la quantità d'acqua, ma per ciò che l'acqua invade.

Allora quale sarebbe la soluzione, oltre a quella di mera tutela già proposta? Beh, dopo tanto parlarne, forse siamo arrivati alla stagione in cui costruire qualche cassa di laminazione di non enorme dimensione a monte del capoluogo potrebbe essere determinante per guadagnare qualche decina di centimetri di fiato o forse anche meno, ma sempre una sicurezza in più. Se agli "ultimi 35 centimetri" di "salvezza" ci aggiungete un metro di muraglioni e ancora centimetri da vasche di laminazione, potrete ottenere quella dimensione di tutela che fa dormire sonni tranquilli, almeno per piene di cui si può valutare la ricorrenza secolare o bicentenaria.

Se poi si discute di pulire l'alveo e le sponde in modo costante e non solo seguendo l'emozione della straordinarietà, si è d'accordo tutti essere opera meritoria, anche se non determinante per garantire più sicurezza, ma almeno un ambiente antropico più rispettoso di chi ci vive e della stessa natura, ammesso che l'uomo sia già in grado di interpretarne le necessità.

 

Piercarlo Fabbio

 

(235) Alessandria 5 novembre 2017

 

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria