5 righe… di giornata
 

di Piercarlo Fabbio

Nella mia famiglia Giulio Andreotti era talmente di casa che ormai lo si chiamava per nome. Per carità, nessun atto irrispettoso, anzi, il massimo rispetto possibile da parte di tutti. Dato che in Paradiso sarà giunto, nonostante le stupidaggini sparate a raffica sul suo conto da una sinistra che non riesce neppure più a farci credere di essere maestra nella cultura dell'opinione (non lo è mai stata, ma almeno era credibile nel raccontare di esserlo), avrà ritrovato il suo amico Beppe Cotroneo, che lo aspettava da qualche anno. Ricostituiranno una coppia affiatata per complicati ragionamenti che, non potendosi applicare alla quotidianità, finiranno per riguardare il sesso degli Angeli oppure sarà l'esatto contrario, perché Andreotti ha insegnato a tutti che la concretezza è l'arma del politico che vuole incidere per cambiare la sua realtà. E uno statista come Andreotti questo l'ha fatto ogni giorno della sua lunga esistenza tra Governo, Parlamento e realtà, aiutando l'Italia a passare da Paese sconfitto nella seconda guerra mondiale e raso al suolo dai trattati di pace, a nazione leader nell'Europa, che proprio De Gasperi - suo maestro - aveva pensato. Ha fatto poco? Vorrei che molti oggi fossero in grado di fare anche solo un decimo di quello che lui è riuscito a fare tra battute ironiche, dichiarazioni sdrammatizzanti e serenità tesa a ridurre nell'opinione pubblica la propensione al conflitto. Del resto la pace si conquista ogni giorno iniziando a non questionare con il vicino di casa. Vi pare una lezione da poco per un uomo che ha scelto, senza strepiti e twitter, di rinunciare ai funerali di Stato e di andarsene via quasi sottotono? Ancora un insegnamento: la notizia sta nei comportamenti e non nella loro propaganda. Grazie.

(138) Alessandria 8 maggio 2013