Beh, Stefano ce l'ha fatta ancora una volta. Perché ha raggiunto l'ennesimo record? No, perché furbescamente ha aggirato le fisime di due cariatidi come Bob Accardo e il sottoscritto e, appunto, "ce l'ha fatta".

Infatti la storia di queste ultime 183 ore consecutive di trasmissione è assai particolare, perché parte da un diniego, netto, insormontabile, preciso. Né io, né Bob eravamo convinti della necessità di quest'ultimo sovrumano sforzo. Sì, c'era la solidarietà con i terremotati de L'Aquila, il fatto che un tedesco avesse superato il precedente sforzo di Stefano, la voglia di stupire. Tutto aveva un senso, ma strafare no. "Il troppo stroppia" pensavamo e poi c'era di mezzo la salute di Stefano. Quanta adrenalina sarebbe servita al recordman per superarsi e soprattutto quanta spinta avrebbero dovuto dargli gli alessandrini? Insomma troppe domande rimanevano evase, così c'eravamo convinti che un piccolo rimando della decisione ci avrebbe consentito di prendere tempo per convincere Venneri.

Ma mentre a Roma stavamo discutendo, ecco Sagunto prendere fuoco. Bob mi raggiunge con una telefonata secca. "Guarda, Piercarlo, che stamattina Stefano ha iniziato l'ennesimo record... ci sentiamo fra una settimana" e giù il telefono, tanto era inutile ingrassare la compagnia telefonica per piangerci addosso.

Così è iniziato, fuori da ogni nostro controllo l'ultimo (?) record del campione. E al Comune toccherà comprare un'altra targa per aggiornare quella che campeggia fuori da Radio BBSI e che racconta succintamente le gesta di Stefano. Sarà poca cosa, certo, ma o lui si ferma o io smetto di spendere denari pubblici, rifiutandomi di aggiornare quell'elenco che, a mesi alterni, viene mutato.

Perché ora c'è bisogno di prendere il fiato, di raccontare gli eventi, di farli diventare leggenda, di tramandarli ai più giovani, di sedersi su una panchina al fresco riparo di un albero e incominciare a dire: "conoscevo un ragazzo la cui ira funesta..." Insomma un po' come fossero tutti Omero o potesserlo essere. Ecco questa è la grandezza di Stefano. Non il record, ma la possibilità che ognuno ha di capirlo, di interpretarlo, di condividerlo, di tradurlo ad altri. E per questo rimarrà nella storia, magari non quella dei grandi condottieri e delle grandi battaglie, ma quella - assai più importante - dei gesti della quotidianità. Si può essere eroi uscendo dalla trincea e facendosi abbattere dal nemico come insuperabile sacrificio di un'esistenza intrepida, ma si può essere eroi anche trasformando una città sonnolenta in una fucina di idee. In attesa che altri raccolgano il testimone, intanto Venneri ha tratto il dado. Non saremo mai sul Rubicone, ma quanto a fiumi non scherziamo nemmeno noi.

Ma adesso, Stefano, va a drumì

Piercarlo Fabbio