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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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08/02/2013

Quando i giovani stanano una città

I ragazzi della 'Giovane Italia' hanno portato la solidarietà ai lavoratori mobilitati per difendere l'occupazione e hanno fatto scoprire un'Alessandria nuova e rigenerata, con più speranza e meno sottomissione al potere

   

Quando i giovani stanano una città

Il 13 febbraio presso la ex Taglieria del Pelo (Alessandria, via Wagner) alle ore 21, ci sarà un importante incontro politico. L’obiettivo primo è certamente quello di incontrare i candidati, Danilo Rapetti, Antonio Tortorici, Manuela Repetti, Pietro Calonico che ci diranno le loro impressioni sul momento elettorale, ma quello più importante – e non se l’avranno a male gli amici in lizza per il Parlamento – sarà quello di segnalare che anche in questa città, sull’onda del prodigioso recupero di consensi che Silvio Berlusconi si sta attuando, si sta verificando una lenta ma inesorabile trasformazione.
L’Alessandria del dissesto, quella della colpa al centrodestra e al suo Sindaco, quella che è stata a casa non andando ad esprimere il voto un po’ per sfiducia un po’ per schifo sta stancandosi di se stessa, di questa sua dimensione impostagli dalla sinistra ma così lontana dalla sua identità. Sta stancandosi di sentire un sindaco che ogni giorno ricorda loro la triste storia del dissesto mai assumendosi in prima persona una resposabilità. La colpa è sempre degli altri: di Fabbio, del Prefetto, della Cra-Legnano, di Monti, a spot di Balduzzi, dell’ex Presidente Aspal, dei lavoratori che hanno l’ardire di protestare perché viene sottratto loro il posto di lavoro. E’ stato detto loro in modo chiaro: non si lamentino, perché peggiorano la situazione.
In realtà, minuto, dopo minuto, la città si sta accorgendo che colei che ha legittimamento vinto le elezioni non ha il metodo giusto che serve al capoluogo. Agli alessandrini non piace piangersi addosso; qualcuno diceva che sono parchi persino nei complimenti, non perché non siano generosi, ma perché ritengono che, nel caso venissero fatti a loro stessi, sarebbero comunque da considerarsi esagerati. Quindi meglio non incominciare neppure a farli agli altri per non incorrere nello stesso errore.
Il metodo giusto non è quello di lavorare di meno e in pochi, ma di più e in molti. Un esempio? L’AMIU è azienda con un numero di dipendenti da considerarsi alto rispetto all’entità del fatturato. La ricetta della sindacarossa? Ridurre le funzioni e diminuire i dipendenti. Molto meglio sarebbe mantenere gli attuali livelli occupazionali e cercare ulteriori commesse per incrementare il fatturato.
La città, peraltro, non amando piangersi addosso, preferisce la laboriosità all’assistenza. E quale ricetta le si propina? Finanziare servizi sociali sempre più elefantiaci per assistere i nuovi poveri, coloro che non hanno ammortizzatori sociali, coloro che hanno scarne professionalità spendibile sul mercato del lavoro. Altro errore: anche qui mi piacerebbe dire “Più Amiu, meno Cissaca”. Mi spiego. In pochi mesi l’attuale Giunta ha lasciato a casa circa 40 lavoratori Amiu. Almeno la metà delle cooperative sociali. Dove andranno a mangiare con le loro famiglie? Chiederanno al pubblico o al privato sociale di intervenire in loro favore. Comunque danaro pubblico aggiuntivo andrà speso. Quale la ricetta alternativa? Mantenerli in servizio affidando loro funzioni nuove (lo spazzacity era una di queste) vuol dire spendere gli stessi soldi che assisterli con il pietismo pubblico, ma garantendo loro autonomia, libertà, dignità.
Stesso discorso per Aspal, per i dipendenti comunali, per ATM, e per gli altri che erano in corteo stamani 8 febbraio per gridare la loro rabbia per soluzioni che non ci sono, non si intravedono o sono in controtendenza con gli interessi della gente. Forse metteranno a posto i conti… forse. Ma neppure di questo sono certo. Quanto produttive sono le risorse indirizzate a sanare il debito e quanto invece moltiplicatrici di ricchezza sarebbero quelle orientate agli investimenti? Le seconde assai più delle prime. Del resto in periodo di crisi non si può avere tutto e tra gente e conti, io preferisco scegliere la gente!
Ma ci sono degli innescatori di questi pensieri che vanno tenuti in sacrosanta considerazione. Si chiamano Jacopo, Luca, Andrea, Stefano, Patrizia e chissà quali altri nomi. Probabilmente senza che loro decidessero di infilarsi dentro ad un sandwich di manifesti della Giovane Italia e portassero la loro solidarietà ai lavoratori, con il coraggio e la sfrontatezza e la levità che i giovani hanno, partecipando ad un corteo ove tutto avrebbe potuto essere contro di loro, non si sarebbe neppure potuto pensare che stia venendo alla luce un’altra città, più consapevole, più matura, più vogliosa di modernità, più cosciente della sua identità non pessimistica. E non a caso hanno avuto il ringraziamento di molti manifestanti. Sono stati loro che hanno fatto nascere una coscienza nuova anche nel centrodestra, che adesso attendo dia i suoi frutti per riportare il PDL al posto che gli è dovuto sia come rappresentanza che come consenso. E sfido qualcuno, mercoledì prossimo, 13 febbraio, a sostenere che i giovani non ci abbiano insegnato a fare gli adulti, rimettendo al centro del ragionamento Alessandria, il suo sviluppo, i suoi problemi che sono da risolvere, non da esorcizzare. Grazie. Nonostante l’età penso che Mercoledì dovrò ricordarmi di loro, a costo di fare un nodo nell’Ipad.

 

Piercarlo Fabbio
Capogruppo PDL Comune di Alessandria


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