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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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03/05/2007

Una nuova politica sociale per Alessandria

Gli impegni: servizi alla famiglia, aiuti finanziari alle famiglie con figli, diffusione di servizi per accudire i bambini, servizi di cura per gli anziani

   

Una nuova politica sociale per Alessandria

Era l’epoca della seconda guerra mondiale quando l’Arcivescovo di York, con lo scopo di indicare un antidoto programmatico finalizzato allo stato di guerra (in inglese warfare state) come quello tedesco, coniò uno dei termini oggi più in voga: stato del benessere (welfare state). Con l’industrializzazione, la famiglia ha perso tuttavia il suo ruolo di unità produttiva per diventare, secondo l’opinione di uno scienziato sociale, un “rifugio in un mondo senza cuore”. Tale interpretazioni sociologiche non mi convincono pienamente, poiché, dal punto di vista di un pubblico amministratore, occorre considerare che, sul proprio territorio, il lavoro domestico (con tale intendendo anche l’assistenza ai familiari bambini ed anziani) resta comunque un elemento centrale, soprattutto in uno stato, come quello italiano, in cui le politiche di welfare sono poco sviluppate. La famiglia non è, secondo noi, soltanto un centro di attività di consumo, ma un attore importante della vita economica e sociale. Un regime di welfare comunale deve mirare alla integrazione di 3 attori: Comune, mercato e famiglia. Il nostro modello di welfare italiano, e quello del Comune di Alessandria ne è un esempio, è invece ancorato ad un periodo storico nel quale il modello dominante era quello del maschio unico percettore di reddito. Ma da quando le famiglie a due carriere sono diventate la norma, la famiglia in quanto istituzione sociale ha evidenziato nuove e più complesse necessità. Anziché la norma, la famiglia stabile ad un solo percettore di reddito è diventata una componente minoritaria della società moderna, mentre le convivenze e le famiglie composte da una sola persona stanno aumentando di numero. A livello internazionale, le donne impegnate nel ruolo di casalinghe non superano, ovunque, il 30 per cento. Inoltre, quando esaminiamo le statistiche del prodotto interno lordo di un territorio, dobbiamo ricordare che i beni ed i servizi alla cui produzione una famiglia, comunque composta, provvede da sé, non sono quantificati in ore, né monetizzati, e, dunque, non appaiono nelle statistiche ufficiali. Ancora, è dimostrato statisticamente che la famiglia composta da padre lavoratore e madre casalinga è stata un fenomeno storico passeggero ed effimero, nella storia dell’umanità, e legato ad un breve periodo, coincidente con una metà all’incirca del ventesimo secolo. Ed inoltre, il fenomeno che ha caratterizzato i secoli precedenti, in cui i genitori anziani vivevano coi propri figli, rifletteva le due direzioni dello scambio generazionale: i giovani ricevevano aiuto per la casa e l’accudimento dei bambini, ed i vecchi avevano assicurati pasti ed assistenza. Tutto questo mondo è cambiato. Nel Comune di Alessandria, da dati del 2006, nella fascia giovanile fino ai venti anni vive solo il 16 per cento della popolazione, mentre nella fascia oltre i 65 vive quasi il 23 per cento dei nostri concittadini, come dire che in prospettiva un alessandrino su 4 sarà un anziano. Ed accanto alle culle vuote, ed al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione alessandrina, si rileva come rilevante il fenomeno dell’immigrazione: i cittadini stranieri residenti in Alessandria sono l’8,27% della popolazione, contro una media nazionale del 4,5%, ponendo gravi problemi di integrazione sociale, fino ad oggi gestiti dal Comune con politiche totalmente inadeguate. Possiamo quindi gestire una collettività senza porci dei problemi di adeguamento del modello di assistenza comunale ad un moderno sistema di welfare, che tenga conto di una società profondamente diversa? Né può un sistema comunale di Welfare, come è stato, limitarsi all’assistenza sanitaria ed alle politiche di protezione del reddito con trasferimenti. Il sistema del mercato, da noi, non funziona. Il costo elevato dei servizi di mercato europei, negli Stati caratterizzati da limitata assistenza sociale, come quello italiano, costringe le famiglie a fare da sole. Dove i servizi costano meno il mercato può funzionare: negli Stati Uniti, l’offerta pubblica di asili nido è praticamente nulla, ma poiché i servizi di base offerti dai privati corrisponde a circa il 6 per cento del reddito familiare medio, gruppi sociali con sufficiente tenore di vita possono permetterseli. Del resto, nei paesi in cui la maggioranza delle donne lavora, come ad esempio in Danimarca o Finlandia, le faccende domestiche non remunerate occupano alla settimana un numero di ore relativamente basso, mentre nei paesi in cui i tassi di occupazione femminili sono ancora non paritetici, come in Italia e Spagna, alle faccende domestiche è dedicato un numero di ore elevato. Ed è anche dimostrato da studi sociali che avere un figlio di cinque anni aumenta il tempo di lavoro non remunerato fino al 30 per cento. Il paradosso è che la scelta che al tempo dei nostri genitori chiedeva alla donna se stare a casa o acquisire l’indipendenza economica oggi la induce a fare meno figli o a rinunciare del tutto alla maternità. Non è necessario ricordare i dati di natalità del nostro Comune per dimostrare la correttezza di questa analisi. Rimandando alla lettura del nostro programma sulla famiglia, che potrete leggere al mio sito, riportato in calce a questo articolo, riassumo qui i 4 indicatori che un moderno welfare comunale deve attestare:
1) l’impegno nel settore dei servizi alla famiglia;
2) gli aiuti finanziari alle famiglie con figli (assegni e deduzioni fiscali);
3) la diffusione di servizi pubblici per l’accudimento dei bambini;
4) l’offerta di servizi di cura per gli anziani.
Un ultimo, doveroso, cenno al tema sociale della integrazione con gli extra comunitari. In caso di mia elezione a sindaco di Alessandria, non saranno in nessun modo tollerate politiche di disparità di trattamento, sui temi citati, rispetto ai cittadini italiani residenti. Entrare in un sistema sociale significa in altri termini parità di diritti, ma anche di doveri. E per essere estremamente chiaro, il nostro sistema sociale si riconduce a 3 regole da condividere: di diritto, di reddito e di valori. Le regole di diritto impongono il rispetto delle nostre leggi, non solo penali, ma anche fiscali, cioè le tasse le pagano tutti, e non solo gli italiani. Quanto ai secondi due aspetti, occorre per noi creare una alleanza tra i produttori di reddito ed i portatori di valori. I produttori di reddito operano nel nostro mercato, regolato dal diritto. I portatori di valori operano all’interno del nostro mondo, che è il nostro stato sociale che fa riferimento al mondo moderno, europeo, democratico, ispirato alla pace ed alla tolleranza, alle pari opportunità, al libero mercato ed al pensiero millenario occidentale.

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria