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Lunedì 23 dicembre 2024

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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16/04/2007

Primi 100 giorni: il sagrato di Santa Maria di Castello!

Seconda parte del discorso di Fabbio. Cosa fare se eletti, subito dopo il voto. Partire dal punto di fondazione per rifondare Alessandria

   

Primi 100 giorni: il sagrato di Santa Maria di Castello!

Secondo punto del programma, da avviare nei primi cento giorni: non basta decidere e pianificare, bisogno poi gestire, monitorare e raccogliere le risorse.
Quindi, seconda azione da fare, un radicale riordino, un disboscamento delle tante società partecipate dal comune, create forse più per generare posti di consiglio di amministrazione che per reale necessità, uno sfrondamento di ciò che non è necessario, una razionalizzazione dei costi e soprattutto la creazione di una società a maggioranza pubblica, che svolga il ruolo necessario, indispensabile per avviare i grandi progetti.
Sia ben chiaro a tutti. Io non mi candido per asfaltare le strade e per mettere le lampadine ai lampioni, e nemmeno per fare le rotonde a poche settimane dal voto. Saper gestire l’ordinaria amministrazione è il requisito minimo di ogni amministratore che si rispetti, ma non crea lo sviluppo, aggiusta la città (e ce n’è bisogno) ma non la rilancia. Chi aderisce a questo progetto collettivo, che insieme abbiamo costruito in mesi di duro lavoro, lo fa per avviare grandi progetti di rilancio della città, che si scrivono subito in un piano strategico, e che poi necessitano tempo e risorse per essere realizzati nel periodo dei cinque anni di mandato. La raccolta dei fondi necessari alle grandi opere non avviene per caso: deve essere pianificata. Allora, secondo punto strategico del programma: eliminare o accorpare società pubbliche inutili o non strategiche, e dotarci invece di una strategica che non c’è. Si chiama finanziaria di sviluppo comunale.
Il ruolo di questa società, che dovrà per statuto essere rigorosamente a maggioranza di capitale pubblico, è quello, ampiamente illustrato nel nostro programma, di realizzazione ed attuazione degli indirizzi del piano strategico, di raccolta del capitale pubblico e privato in logica di coinvestimento, di pianificazione territoriale che parta dalla società civile.
In questo ambito, non possiamo dimenticare che sul nostro tessuto cittadino esistono realtà imprenditoriali organizzate, negli anni sistematicamente dimenticate dalla parte politica, al di là di qualche convegno o di tante belle parole.
Si chiamano associazioni di categoria, e svolgono gli interessi del mondo economico e produttivo, da quello agricolo a quello industriale, da quello del turismo a quello del commercio, da quello cooperativo a quello artigianale.
La società finanziaria di sviluppo dovrà creare e realizzare i grandi progetti, dialogando con le istituzioni finanziarie locali e non locali, trovando sul piano operativo il coinvolgimento degli imprenditori e sul piano finanziario le risorse agevolate e di finanza privata, ordinaria ed innovativa, necessarie alla loro concreta realizzazione.

Ecco che ora, e solo ora, posso fare esempi di grande progettualità.
Ne farò due, che mi sembrano rappresentativi di una strategia di rilancio della città.
Il primo. Ridiamo il sagrato a Santa Maria di Castello. Demoliamo ciò che i cittadini non vogliono, permutiamo l’area con una altra per consentire alla ATC e alla stessa azienda di costruire lo stesso numero di alloggi, in modo da non pagare sanzioni. Da qui incominciamo a dare un volto nuovo alla città. Il rilancio di Alessandria, in modo simbolico, parte, con questo progetto, dai suoi luoghi fondativi, nel recupero di una immagine forte del centro storico, nell’investimento in un bene simbolo, in un fattore di attrazione e di identificazione delle radici della nostra città!

Il secondo, un grande progetto sulla cittadella. Abbiamo una opera di enorme valore storico, architettonico e turistico, un borgo che viene ritornato alla città. In una epoca in cui su 57 milioni di abitanti in Italia soltanto 23 lavorano, in cui le curve demografiche della popolazione dimostrano un invecchiamento tendenziale da oggi ai prossimi decenni, in cui il turismo viene dato come una industria con trend in crescita fino al 2020, in cui le analisi socio economiche dimostrano la ricerca del turismo mondiale di nuove mete turistiche in cui le variabili target sono la cultura e la storia, appare centrale investire sulla nostra cittadella. Non solo le fondazioni bancarie ed i fondi di investimento vedono come la cultura possa trasformarsi, in Italia, in uno straordinario attrattore di flussi turistici.
Perché sbilanciarsi così sulla cultura? Perché, ad esempio le nostre imprese manifatturiere tendono ad investire nei paesi dell’est del mondo.
Al primo posto nella attrazione dei cervelli si trova ormai la Cina; l’India è al terzo posto, poco dietro gli Stati Uniti, e davanti al Giappone. Abbiamo ancora qualche dubbio sulle direttrici dello sviluppo industriale?
Ma poi esiste un fenomeno ancora poco noto. Il mondo cambia assetto, in modo repentino, noi esportiamo industria ma importiamo turismo, perché grandi masse di popoli si stanno spostando verso il vecchio mondo, per conoscerlo.
Si consideri che nel 2006 oltre mezzo milione di cinesi sono venuti in Europa per visitare le città d’arte e che ai primi posti hanno visitato le città tedesche e francesi, mentre circa 90.000 hanno raggiunto le mete italiane, che pure detengono una quota maggioritaria dei monumenti storici e culturali mondiali. Stiamo parlando di un turismo ricco e che lascia sul territorio importanti risorse. Pensiamo allora, con un po’ di immaginazione, a cosa sarebbe la nostra Cittadella se facessimo di essa un attrattore di eventi internazionali, un centro di eccellenza della cultura e della promozione di un territorio più ampio, un campus universitario dell’industria del turismo del basso Piemonte, con un piano integrato dalle potenzialità enormi di rilancio del commercio locale.
La cittadella, memoria storica di un manufatto di guerra, potrebbe costituire un ponte ideale tra passato e futuro, potrebbe diventare un simbolo moderno di promozione di progetti di pace e di fratellanza tra i popoli, ed inserirsi in quel grande filone culturale che, da New York a Montreal, da Pechino a Parigi, si sta costruendo a livello mondiale da parte dei grandi amministratori pubblici.
I grandi amministratori pubblici, anche di piccole città della Francia e della Germania, con ben minori attrattive della nostra Alessandria, hanno capito che, avendo un prodotto turistico locale, si può vendere il turismo come obiettivo economico, e sfruttare il turismo come elemento di fratellanza tra i popoli di un mondo globale! (2. continua)


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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria