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Mi hanno detto i miei
collaboratori: Piercarlo, sarà un discorso difficile, preparati!
Non è vero: cosa c’è di più facile e di più bello che parlare con i
concittadini, guardarli negli occhi, sentire le loro impressioni e le loro
reazioni. Cosa c'é di più facile e di più bello che ascoltare le loro proposte,
le loro intenzioni. Cosa c'é di più facile e di più bello del farsi trascinare
dal loro entusiasmo, dalla loro forza dal loro amore per la città. Secondo me
nulla, almeno per chi fa politica come noi!
In questi mesi la
città della nebbia è stata trasformata in una città a colori dal vostro amore.
Non credete a chi vuole domani darvi una città a colori, perché già ce l'avete.
Siete voi la città a colori che cercate.
Quando cammino, una sera d’inverno, per Alessandria, attraverso la nebbia, mi
chiedo se esista una città più bella. Non la città che vedo, ma quella che amo.
Quella città nella quale sono cresciuto e sono vissuto, ed alla quale associo,
nei miei liberi pensieri, immagini e sensazioni, spesso confuse nei ricordi, che
rendono la realtà, lo sappiamo, ancora più bella, per effetto della fantasia.
Non è possibile trovare una spiegazione diversa alla motivazione che spinge un
uomo a stare per oltre venti anni sui banchi dell’opposizione nel consiglio
comunale della sua città, se non - al di là delle dietrologie - l’amore per
qualcosa, perché nulla di immediatamente perseguibile, in termini di materiali
interessi, giustifica un impegno così lungo di vita politica. Vita politica, sì,
lo dico a voi con entusiasmo, perché questo è il primo risultato di questa
campagna elettorale, portare nuovamente la gente a fare e a parlare di politica.
Questo impegno civico, questo desiderio di migliorare le cose, questo sogno
forse infantile ed ingannevole di potere cambiare sempre in meglio la realtà,
rappresenta l’essenza stessa della vita politica, nobile arte, se finalizzata ad
un fine di continuo confronto, dibattito, agone dialettico, dedizione e servizio
alla cosa pubblica.
Sono partito da
queste considerazioni perché questo mio discorso è, e vuole dichiaratamente
essere, un discorso politico, ed un uomo politico, che oggi spesso si cerca di
rappresentare come un manager pubblico, non è affatto questo. Un uomo politico
si circonda di manager capaci, di una squadra di uomini e donne con competenze
gestionali della vita pubblica, ma non è affatto un imprenditore della vita
pubblica. Un imprenditore persegue il fine di accumulare denaro e ricchezze
derivanti da una attività svolta a fine di lucro. Un pubblico amministratore no,
perché deve tenere conto, tra le variabili dello sviluppo, di una serie di
valori immateriali ed intangibili, quali la sicurezza, la tutela della famiglia,
le esigenze di vita sociale, variabili che spesso determinano necessità di
investimenti i cui ritorni, a differenza degli investimenti privati, non sono
misurabili in termini di flussi di cassa e di utili di impresa.
Quindi, prima di dire cosa faremo, dirò subito cosa noi non faremo: non faremo i
manager pubblici a tutela dello sviluppo di una parte di imprenditori privati!
Per chi ancora non avesse capito, sarò ancora più esplicito: noi non siamo
interessati a fare business, noi non siamo interessati a fare gli immobiliaristi,
noi non siamo interessati a curare gli interessi dei potenti e dei ricchi che
hanno gestito, fino ad oggi, gli obiettivi privati, vergognosamente mascherati
come interesse collettivo!
Questo è il primo
punto del mio intervento, ed anche il primo punto del programma che abbiamo
insieme costruito: chi sta con me deve sapere che noi abbiamo un obiettivo
preciso, chiaro e imprescindibile, che viene davanti a tutti gli altri. Un
obiettivo storico, alto, prioritario, irrinunciabile, di valore ideale, ma anche
di importanza pratica per chiunque abbia un interesse economico e sociale in
questa comunità, una città addormentata ma non dormiente, una città annichilita
ma non doma, una città delusa ma ardente sotto la nebbia. È ora, è il momento
storico che qualcuno dica a gran voce che questa città non può essere governata
per decisione imposta e indiscutibile, per interesse di parte non dichiarabile,
per proclami annunciati e non realizzabili, mediante provvedimenti che tutelano
le oligarchie, il governo dei ricchi. Sarà deluso però chi si aspetta che io
oggi continui a fare critica, perché è finito il tempo del j’accuse, è venuto il
tempo dei programmi, è l’ora della proposta, è ora di enunciare i nostri
principi ed i nostri piani operativi. E’ ora, prima di tutto, come primo
elemento ideale del nostro programma, che il comune di Alessandria ritorni ad
essere, semplicemente, il tempio della politica cittadina, il luogo della tutela
degli interessi di tutti, il centro della nostra democrazia! E’ ora che questa
città si svegli dal torpore, che questa città dimostri di volere il cambiamento,
che noi tutti ci alziamo insieme in piedi a fare sentire, prima che sia troppo
tardi, che esiste ancora la speranza!
La speranza. Perché
il nostro è un programma di speranza. La speranza è ciò che muove le energie, le
risorse, le idee, i capitali. Questa cosa è così importante che muove gli
investitori istituzionali, le banche, i capitali. Ci sono Comuni italiani di
60.000 abitanti, quali Siena, per esempio, che sulla base di questo fattore,
hanno realizzato opere magnifiche di risanamento e sviluppo locale, quale il
recupero del Santa Maria della Scala, per il mezzo di strumenti finanziari quali
i BOC, buoni obbligazionari comunali, uniti alle risorse delle fondazioni
bancarie locali.
Qualcuno dirà che noi non abbiamo le stesse potenzialità. Non sono d’accordo.
Non abbiamo forse anche noi delle fondazioni bancarie locali? E non abbiamo
forse una opera storica di straordinario valore, dalle potenzialità economiche
straordinarie, se adeguatamente valorizzata, quale ad esempio la cittadella?
Mi chiedono – lo hanno fatto già alcune volte giornalisti e concittadini - quali
siano i progetti importanti che noi vogliamo realizzare. Domanda giusta, alla
quale in campagna elettorale si tende a rispondere per stupire, attrarre il
voto, poi si vedrà.
Ma anche in questo aspetto, ecco una seconda differenza nel nostro programma,
rispetto a quello degli altri.
Se la prima è la ricerca della democrazia, della partecipazione alla formazione
della decisione, del rispetto della democrazia rappresentativa, ma anche di
quella partecipativa della cittadinanza, la seconda grande differenza non è
ideologica, ma di metodo. Il nostro metodo non è fatto di slogan, di proclami,
di annunciazione ad effetto, di cose dette per riempire le pagine dei giornali,
ben sapendo che sono irrealizzabili, tanto per prendere voti e consenso. Il
nostro metodo è basato sul rigore di chi sa come funziona il mondo economico, di
chi ricorda la situazione debitoria di questo comune, di chi realisticamente
comprende che gli imprenditori, senza i quali non si ha motore di investimento,
non si muovono in assenza di un fattore chiave: la fiducia.
Allora, un politico credibile non fa proclami. Non annuncia tanto per stupire ed
ingannare, perché potrà forse ingannare l’elettorato, ma non certo gli operatori
professionali del capitale. Un politico serio ed autorevole sa di non potere
giocare e scherzare sui giornali locali, annunciando progetti avveniristici, per
mantenere o acquisire in modo meschino il consenso, ma guarda con rigore
all’interesse collettivo ed al modo di comunicare lo sviluppo all’investitore
privato. (inaugurare le intenzioni)
Ecco il ruolo del Comune in un contesto economico: creare un clima di fiducia,
condizione necessaria per attrarre l’investimento privato. Ma come si crea la
fiducia?
Con il rigore e la trasparenza.
Il mercato si muove se conosce. L’investitore non mette il suo capitale in un
quadro confuso, disorganico, privo di prospettive definite e pianificate.
L’investimento, poiché si colloca nel medio lungo termine, richiede un quadro
territoriale chiaro nello stesso periodo, quello che consentirà il ritorno del
capitale.
Allora, siamo seri, signori.
Noi non possiamo annunciare, se vogliamo amministrare con rigore, vuoti
progetti, libri dei sogni, proclami elettorali, perché noi non siamo qui ad
ingannare la gente.
Dobbiamo invece dire cosa faremo nei primi cento giorni del nostro mandato.
La prima cosa da fare, per cominciare ad invertire la rotta, per comunicare al
mercato il nostro territorio, per creare la fiducia necessaria alla attrazione
degli investimenti, è quella di dotare Alessandria di uno strumento di
pianificazione, di cui si sono dotate Torino, Cuneo, e più recentemente Asti.
Oppure, vogliamo continuare ad essere gli ultimi in tutte le classifiche, anche
in quella della chiarezza?
Non raccontiamo allora balle alla gente. Non andremo da nessuna parte e non
realizzeremo alcun grande progetto strategico allo sviluppo se non avremo le
risorse finanziarie per realizzarlo. E non avremo le risorse finanziarie se non
riusciremo ad attrarre gli investimenti privati. Non avremo gli investimenti
privati se non faremo partire, nei primi cento giorni del nostro mandato, il
progetto per il piano strategico della città di Alessandria!
Questa è la sola cosa seria che si può dire in coscienza oggi alla gente: poiché
i capitali necessitano di un quadro certo, e poiché la certezza viene dalla
fiducia, e poiché la fiducia necessita chiarezza, una amministrazione pubblica
deve comunicare al mercato il suo piano di sviluppo strategico, prima di fare
proclami.
La vogliamo smettere di essere vuoti comunicatori di messaggi inconcludenti: io
non ho mai sentito nessuno che sia contro il lavoro, a favore dell’aumento delle
tasse, contro la famiglia ed il socio assistenziale, o che voglia inquinare
l’ambiente.
Che senso ha parlare di industria senza un piano logistico e di viabilità con
altri territori? Che senso ha parlare di sviluppo locale o di turismo senza una
interconnessione con gli altri comuni capizona? Quale logica decidere sulla ZTL
senza un piano per il commercio? Quale rigore ha decidere sui fondi per
l’Università in assenza di una strategia occupazionale? Quale criterio ha una
decisione di investimento pubblico che non tenga conto di chiare e definite
linee di sviluppo, nel momento in cui i fondi comunitari saranno indirizzati a
ben precisi indirizzi quali la connessione tra industria ed università, lo
sviluppo delle energie compatibili, la riqualificazione del territorio e del
tessuto dei prodotti locali, ivi compresi quelli turistici, il sostegno alla
industria della conoscenza?
Primo punto, dunque: fare partire, da subito, ciò di cui questa città
drammaticamente necessita, e senza il quale non andremo da nessuna parte, un
piano chiaro e trasparente, un piano strategico da comunicare non agli amici
degli amici, ma al mercato dei capitali!
Questo attrae non gli investimenti speculativi, quelli delle informazioni di
corridoio e delle sere d’affari per pochi intimi, ma quelli veri, quelli che si
muovono nella chiarezza e nel quadro di fiducia, i soli investimenti che danno
la crescita e l’occupazione! (1. continua) |