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Martedì 24 dicembre 2024

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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16/04/2007

Un programma, non vuoti progetti e libri dei sogni!

Iniziamo la pubblicazione dell'intero intervento di Piercarlo Fabbio alla manifestazione di presentazione del programma: la città cambia, Alessandria vince, che si è tenuta all'Alessandrino domenica 15 aprile. Prima parte.

   

Un programma, non vuoti progetti e libri dei sogni!

Mi hanno detto i miei collaboratori: Piercarlo, sarà un discorso difficile, preparati!
Non è vero: cosa c’è di più facile e di più bello che parlare con i concittadini, guardarli negli occhi, sentire le loro impressioni e le loro reazioni. Cosa c'é di più facile e di più bello che ascoltare le loro proposte, le loro intenzioni. Cosa c'é di più facile e di più bello del farsi trascinare dal loro entusiasmo, dalla loro forza dal loro amore per la città. Secondo me nulla, almeno per chi fa politica come noi!

In questi mesi la città della nebbia è stata trasformata in una città a colori dal vostro amore. Non credete a chi vuole domani darvi una città a colori, perché già ce l'avete. Siete voi la città a colori che cercate.
Quando cammino, una sera d’inverno, per Alessandria, attraverso la nebbia, mi chiedo se esista una città più bella. Non la città che vedo, ma quella che amo. Quella città nella quale sono cresciuto e sono vissuto, ed alla quale associo, nei miei liberi pensieri, immagini e sensazioni, spesso confuse nei ricordi, che rendono la realtà, lo sappiamo, ancora più bella, per effetto della fantasia.
Non è possibile trovare una spiegazione diversa alla motivazione che spinge un uomo a stare per oltre venti anni sui banchi dell’opposizione nel consiglio comunale della sua città, se non - al di là delle dietrologie - l’amore per qualcosa, perché nulla di immediatamente perseguibile, in termini di materiali interessi, giustifica un impegno così lungo di vita politica. Vita politica, sì, lo dico a voi con entusiasmo, perché questo è il primo risultato di questa campagna elettorale, portare nuovamente la gente a fare e a parlare di politica.
Questo impegno civico, questo desiderio di migliorare le cose, questo sogno forse infantile ed ingannevole di potere cambiare sempre in meglio la realtà, rappresenta l’essenza stessa della vita politica, nobile arte, se finalizzata ad un fine di continuo confronto, dibattito, agone dialettico, dedizione e servizio alla cosa pubblica.

Sono partito da queste considerazioni perché questo mio discorso è, e vuole dichiaratamente essere, un discorso politico, ed un uomo politico, che oggi spesso si cerca di rappresentare come un manager pubblico, non è affatto questo. Un uomo politico si circonda di manager capaci, di una squadra di uomini e donne con competenze gestionali della vita pubblica, ma non è affatto un imprenditore della vita pubblica. Un imprenditore persegue il fine di accumulare denaro e ricchezze derivanti da una attività svolta a fine di lucro. Un pubblico amministratore no, perché deve tenere conto, tra le variabili dello sviluppo, di una serie di valori immateriali ed intangibili, quali la sicurezza, la tutela della famiglia, le esigenze di vita sociale, variabili che spesso determinano necessità di investimenti i cui ritorni, a differenza degli investimenti privati, non sono misurabili in termini di flussi di cassa e di utili di impresa.
Quindi, prima di dire cosa faremo, dirò subito cosa noi non faremo: non faremo i manager pubblici a tutela dello sviluppo di una parte di imprenditori privati! Per chi ancora non avesse capito, sarò ancora più esplicito: noi non siamo interessati a fare business, noi non siamo interessati a fare gli immobiliaristi, noi non siamo interessati a curare gli interessi dei potenti e dei ricchi che hanno gestito, fino ad oggi, gli obiettivi privati, vergognosamente mascherati come interesse collettivo!

Questo è il primo punto del mio intervento, ed anche il primo punto del programma che abbiamo insieme costruito: chi sta con me deve sapere che noi abbiamo un obiettivo preciso, chiaro e imprescindibile, che viene davanti a tutti gli altri. Un obiettivo storico, alto, prioritario, irrinunciabile, di valore ideale, ma anche di importanza pratica per chiunque abbia un interesse economico e sociale in questa comunità, una città addormentata ma non dormiente, una città annichilita ma non doma, una città delusa ma ardente sotto la nebbia. È ora, è il momento storico che qualcuno dica a gran voce che questa città non può essere governata per decisione imposta e indiscutibile, per interesse di parte non dichiarabile, per proclami annunciati e non realizzabili, mediante provvedimenti che tutelano le oligarchie, il governo dei ricchi. Sarà deluso però chi si aspetta che io oggi continui a fare critica, perché è finito il tempo del j’accuse, è venuto il tempo dei programmi, è l’ora della proposta, è ora di enunciare i nostri principi ed i nostri piani operativi. E’ ora, prima di tutto, come primo elemento ideale del nostro programma, che il comune di Alessandria ritorni ad essere, semplicemente, il tempio della politica cittadina, il luogo della tutela degli interessi di tutti, il centro della nostra democrazia! E’ ora che questa città si svegli dal torpore, che questa città dimostri di volere il cambiamento, che noi tutti ci alziamo insieme in piedi a fare sentire, prima che sia troppo tardi, che esiste ancora la speranza!

La speranza. Perché il nostro è un programma di speranza. La speranza è ciò che muove le energie, le risorse, le idee, i capitali. Questa cosa è così importante che muove gli investitori istituzionali, le banche, i capitali. Ci sono Comuni italiani di 60.000 abitanti, quali Siena, per esempio, che sulla base di questo fattore, hanno realizzato opere magnifiche di risanamento e sviluppo locale, quale il recupero del Santa Maria della Scala, per il mezzo di strumenti finanziari quali i BOC, buoni obbligazionari comunali, uniti alle risorse delle fondazioni bancarie locali.
Qualcuno dirà che noi non abbiamo le stesse potenzialità. Non sono d’accordo. Non abbiamo forse anche noi delle fondazioni bancarie locali? E non abbiamo forse una opera storica di straordinario valore, dalle potenzialità economiche straordinarie, se adeguatamente valorizzata, quale ad esempio la cittadella?
Mi chiedono – lo hanno fatto già alcune volte giornalisti e concittadini - quali siano i progetti importanti che noi vogliamo realizzare. Domanda giusta, alla quale in campagna elettorale si tende a rispondere per stupire, attrarre il voto, poi si vedrà.
Ma anche in questo aspetto, ecco una seconda differenza nel nostro programma, rispetto a quello degli altri.
Se la prima è la ricerca della democrazia, della partecipazione alla formazione della decisione, del rispetto della democrazia rappresentativa, ma anche di quella partecipativa della cittadinanza, la seconda grande differenza non è ideologica, ma di metodo. Il nostro metodo non è fatto di slogan, di proclami, di annunciazione ad effetto, di cose dette per riempire le pagine dei giornali, ben sapendo che sono irrealizzabili, tanto per prendere voti e consenso. Il nostro metodo è basato sul rigore di chi sa come funziona il mondo economico, di chi ricorda la situazione debitoria di questo comune, di chi realisticamente comprende che gli imprenditori, senza i quali non si ha motore di investimento, non si muovono in assenza di un fattore chiave: la fiducia.
Allora, un politico credibile non fa proclami. Non annuncia tanto per stupire ed ingannare, perché potrà forse ingannare l’elettorato, ma non certo gli operatori professionali del capitale. Un politico serio ed autorevole sa di non potere giocare e scherzare sui giornali locali, annunciando progetti avveniristici, per mantenere o acquisire in modo meschino il consenso, ma guarda con rigore all’interesse collettivo ed al modo di comunicare lo sviluppo all’investitore privato. (inaugurare le intenzioni)
Ecco il ruolo del Comune in un contesto economico: creare un clima di fiducia, condizione necessaria per attrarre l’investimento privato. Ma come si crea la fiducia?
Con il rigore e la trasparenza.
Il mercato si muove se conosce. L’investitore non mette il suo capitale in un quadro confuso, disorganico, privo di prospettive definite e pianificate. L’investimento, poiché si colloca nel medio lungo termine, richiede un quadro territoriale chiaro nello stesso periodo, quello che consentirà il ritorno del capitale.
Allora, siamo seri, signori.
Noi non possiamo annunciare, se vogliamo amministrare con rigore, vuoti progetti, libri dei sogni, proclami elettorali, perché noi non siamo qui ad ingannare la gente.
Dobbiamo invece dire cosa faremo nei primi cento giorni del nostro mandato.
La prima cosa da fare, per cominciare ad invertire la rotta, per comunicare al mercato il nostro territorio, per creare la fiducia necessaria alla attrazione degli investimenti, è quella di dotare Alessandria di uno strumento di pianificazione, di cui si sono dotate Torino, Cuneo, e più recentemente Asti. Oppure, vogliamo continuare ad essere gli ultimi in tutte le classifiche, anche in quella della chiarezza?
Non raccontiamo allora balle alla gente. Non andremo da nessuna parte e non realizzeremo alcun grande progetto strategico allo sviluppo se non avremo le risorse finanziarie per realizzarlo. E non avremo le risorse finanziarie se non riusciremo ad attrarre gli investimenti privati. Non avremo gli investimenti privati se non faremo partire, nei primi cento giorni del nostro mandato, il progetto per il piano strategico della città di Alessandria!
Questa è la sola cosa seria che si può dire in coscienza oggi alla gente: poiché i capitali necessitano di un quadro certo, e poiché la certezza viene dalla fiducia, e poiché la fiducia necessita chiarezza, una amministrazione pubblica deve comunicare al mercato il suo piano di sviluppo strategico, prima di fare proclami.
La vogliamo smettere di essere vuoti comunicatori di messaggi inconcludenti: io non ho mai sentito nessuno che sia contro il lavoro, a favore dell’aumento delle tasse, contro la famiglia ed il socio assistenziale, o che voglia inquinare l’ambiente.
Che senso ha parlare di industria senza un piano logistico e di viabilità con altri territori? Che senso ha parlare di sviluppo locale o di turismo senza una interconnessione con gli altri comuni capizona? Quale logica decidere sulla ZTL senza un piano per il commercio? Quale rigore ha decidere sui fondi per l’Università in assenza di una strategia occupazionale? Quale criterio ha una decisione di investimento pubblico che non tenga conto di chiare e definite linee di sviluppo, nel momento in cui i fondi comunitari saranno indirizzati a ben precisi indirizzi quali la connessione tra industria ed università, lo sviluppo delle energie compatibili, la riqualificazione del territorio e del tessuto dei prodotti locali, ivi compresi quelli turistici, il sostegno alla industria della conoscenza?
Primo punto, dunque: fare partire, da subito, ciò di cui questa città drammaticamente necessita, e senza il quale non andremo da nessuna parte, un piano chiaro e trasparente, un piano strategico da comunicare non agli amici degli amici, ma al mercato dei capitali!
Questo attrae non gli investimenti speculativi, quelli delle informazioni di corridoio e delle sere d’affari per pochi intimi, ma quelli veri, quelli che si muovono nella chiarezza e nel quadro di fiducia, i soli investimenti che danno la crescita e l’occupazione! (1. continua)


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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria