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Sabato 11 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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22/09/2005

Maggioritario o proporziale?
Importante evitare il dibattito delle convenienze

Non si sono detti gli obiettivi che si vogliono raggiungere e si pone il problema degli strumenti come scorciatoia per innovare il sistema politico italiano.

   

Maggioritario o proporziale?<br> Importante evitare il dibattito delle convenienze

Non vorrei che un tema alto come il dibattito sul sistema elettorale in Italia finisse per essere, in realtà, una discussione di convenienza. Chi sta su tiferebbe per lo status quo, chi sta giù e vorrebbe un’occasione per scalare le alte vette del cursus honorum, si schiererebbe per il proporzionale. Schema collaudato di impoverimento ideale del sistema e che prevedrebbe le parti invertite ove vigesse il proporzionale e non l’attuale maggioritario (lo ricordo con il 25% di proporzionale inserito) come invece è.

Perché troppo poco ho sentito, specie nel dibattito locale, sugli obiettivi del cambiamento. Perché, ovviamente, prima di mutare il metodo per trasformare i voti in seggi – tale è un sistema elettorale – bisognerebbe conoscere gli scopi, il perché di un passaggio del genere.

Il sistema non funziona? Il bipolarismo deve poter essere sostituito da qualcos’altro? La governabilità è turbolenta e non garantita? La rappresentanza soffre di equilibrio ed imparzialità? Le leadership sono deboli e immutabili? I partiti sono occupati da oligarchie e la partecipazione diffusa langue? Queste alcune delle domande che presupporrebbero un dibattito sui sistemi elettorali.

Domande che non ho sentito porre e dalle quali occorrerebbe iniziare, anziché partire dagli strumenti (la legge elettorale, cioè) come scorciatoia per risolvere tutti i problemi posti. La legge elettorale, dunque, come tacito percorso verso il cambiamento delle classi dirigenti, senza esplicita dichiarazione; la legge elettorale intesa come moral suasion di un sistema in crisi, senza utilizzare la rivoluzione.

Se accettassimo il metodo dovremmo quindi discutere sulle risultanze dei sistemi. Il maggioritario, si sa, sottovaluta la rappresentanza, ma accentua la governabilità. Attenzione: il mantenimento della governabilità, perché la sua qualità dipende da altri fattori. Il “come” si governi non è responsabilità del sistema elettorale, ma delle classi dirigenti.

Il proporzionale enfatizza la rappresentanza, ma, vedi il caso Germania, se non si vuol fare proprio riferimento al caso Italia, delude la stabilità dei governi. Addirittura, in qualche caso di ravvicinato peso degli elettorati, impedisce la formazione dei governi.

La DC ha utilizzato il proporzionale mantenendo per un quarantennio la maggioranza relativa; ha sviluppato gli anticorpi dei "governi a raffica" e dell’interscambio delle poltrone ministeriali fra la sua leadership multipla, ma è riuscita a permanere per lungo tempo a capo del sistema politico italiano.

L’esercito democristiano è stato sciolto per mancanza del nemico sconfitto. Molto meno di quanto si pensi a causa dei giudici tangentopolitari. E questa è la ragione per la quale sarebbe inutile ricostituirla.

Peccato che in Italia il maggioritario attuale non sia totalmente maggioritario e il proporzionale verrebbe corretto con un premio di maggioranza, che finirebbe per umiliare la sua risposta alla rappresentanza (un uomo, un voto) e che non appaia ancora chiaro su che base territoriale e con quante preferenze avverrebbe la scelta.

Tutte questioni che spingono verso una cautela doverosa, prima di esprimere pareri.

Credo poco ai tifosi dei sistemi, specie quando questi sono interessati alle convenienze personali.

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria