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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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02/08/2005

Immigrati al voto. In ANCI passa un emendamento di Fabbio

Le considerazioni che stanno dietro al mutamento di rotta che il centrodestra ha impresso al Consiglio Nazionale dell'ANCI. Com'era il testo e come è diventato.

   

Immigrati al voto. In ANCI passa un emendamento di Fabbio

Le ultimissime vicende connesse all’estensione del diritto di voto nelle elezioni amministrative agli stranieri stabilmente residenti in Italia da alcuni anni, ma, pur tuttavia, non ancora in grado di raggiungere i dieci anni previsti per la cittadinanza italiana, hanno innescato polemiche e discussioni a non finire, che hanno teso a classificare nel dibattito posizioni diametralmente opposte: da una parte i difensori a spada tratta dell’estensione del diritto di voto attivo e passivo a chi ancora cittadino non è come segno di altissimo dono atto a favorire l’integrazione; dall’altra coloro che, prudentemente, ritengono questo diritto secondario rispetto ad altri, ma che rischiano di essere classificati come avanguardie di un razzismo di maniera neppure troppo ben celato.

Anche nel Consiglio Nazionale dell’ANCI, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, la discussione ha preso corpo ed ha trovato, giovedì 28 luglio, una sua prima conclusione in una mozione ove il dispositivo è frutto più di una mediazione tra le parti, che di un convincimento sincero delle stesse parti.

A quali problemi ci si pone di fronte?

Penso che il tema possa essere diviso in due parti:

a) elettorato attivo e passivo per l’elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale;

b) elettorato attivo e passivo per l’elezione dei Consigli Circoscrizionali;

Il punto a) è inequivocabilmente materia sottratta agli Statuti Comunali. Il godimento dei diritti politici è regolato dal Titolo IV della Costituzione (Rapporti Politici) e, nella fattispecie dall’art. 48 che riserva il voto ai cittadini, che abbiano raggiunto la maggiore età. Il successivo art. 49 certifica come i cittadini (tutti) abbiano il diritto di associarsi liberamente in partiti politici.

L’attribuzione dell’elettorato agli stranieri è inoltre da mettere in connessione con il dettato dell’art. 10 comma 2 della Costituzione ove il costituente introdusse una riserva di legge rinforzata, in quanto era suo intento sottrarre alla discrezionalità dell’azione amministrativa la disciplina della materia. Per queste considerazioni i costituzionalisti stanno discutendo – in modo divergente – se la previsione costituzionale riferita ai soli cittadini comporti l’automatica esclusione dello straniero dalla titolarità costituzionale delle situazioni giuridiche oggettive prima citate, e quindi occorra una revisione della Costituzione per estendere tali diritti agli stranieri, ovvero se la legge sulla condizione giuridica dello straniero prevista dall’art. 10 comma 2 della Costituzione possa disciplinarne diritti e doveri, seppur con il vincolo di osservare le norme ed i trattati internazionali vigenti in materia. Questi ultimi sostengono, di fatto, non essere necessaria una revisione costituzionale, ma sufficiente una legge ordinaria il cui contenuto rispetti i vincoli delle norme internazionali e comunitarie.

Nel caso si riuscisse a superare questo snodo, occorrerebbe tener conto del dettato dell’art. 117 che riserva allo Stato, tra le altre cose, la legislazione esclusiva in materia di immigrazione e di legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane.

Mi pare dunque che vi sia uno sbarramento tale che, pur nella migliore delle ipotesi, tali materie tra loro combinate necessitino almeno di una legge ordinaria, anche se l’ipotesi di una revisione costituzionale per la materia in questione è tutt’altro che da considerarsi peregrina.

Pensare dunque di intervenire con gli Statuti Comunali su questa congerie di diritti è per lo meno azzardato.

Sul punto b) occorre invece fare considerazioni diverse rispetto alle precedenti. Il parere del Consiglio di Stato del 28 luglio 2004 n. 8007, nel valutare l’art. 50 dello Statuto del Comune di Forlì, in cui si prevede l’estensione dell’elettorato delle Circoscrizioni agli stranieri residenti, descrive queste ultime come istituti di partecipazione, con esclusione, quindi, di “qualsiasi funzione politica e di governo, ovvero di funzioni che implichino scelte di fondo sulla valutazione comparazione degli interessi delle varie componenti della collettività di quartiere o di frazione che nella circoscrizione si identifica”. Il Consiglio di Stato, svolgendo funzione consultiva, individua dunque la possibilità dell’estensione del diritto di voto agli stranieri residenti, in quanto gli organi eleggibili sarebbero istituti di partecipazione, quindi sottratti alla disciplina costituzionale o alla Legge ordinaria, ma riservati direttamente agli Statuti Comunali.

Il TUEL, all’art. 17, rubricato “Circoscrizioni di decentramento comunale” prevede che i Comuni abbiano la facoltà (l’obbligo scatta oltre i 100 mila abitanti) di articolare il loro territori per istituire le “circoscrizioni di decentramento, quali organismi di partecipazione, di consultazione e di gestione di servizi di base, nonché di esercizio delle funzioni delegate dal Comune”.

Non tutti i Comuni, quindi, hanno trasferito funzioni amministrative alle Circoscrizioni. In alcuni casi i Consigli Circoscrizionali svolgono mere funzioni quali istituti di partecipazione, in altri, invece, sono veri e propri organi di decentramento amministrativo comunale. Il caso di Genova e quello di Torino che segue a ruota sono, da questo punto di vista in odore di contestazione. Il Consiglio di Stato, su eccezione del Ministero dell’Interno, ha, infatti, già bocciato il testo genovese.

Riprendendo il tema, che vi sia questa facoltà e questa differenziazione possibile è certificato anche dalla normativa che regola la misura dell’indennità di carica dei Presidenti dei Consigli Circoscrizionali, in applicazione all’art. 82 del precitato TUEL. Il Decreto del Ministero dell’Interno 20 marzo 2000, all’articolo 8, comma 3 attribuisce a detti Presidenti che esercitino funzioni amministrative decentrate in base a norme statutarie o regolamentari un’indennità mensile pari al 60% di quella spettante agli assessori dell’ente in cui è costituita la Circoscrizione.

Nel primo caso, dunque, nulla quaestio, vista la particolare e significativa importanza degli istituti di partecipazione nella vita di comunità; nel secondo, cioè quando le Circoscrizioni diventano a tutti gli effetti organi di decentramento di funzioni amministrative, l’estensione del diritto di voto agli stranieri non appare compensata dalla dichiarazione generale di cui al comma 2 dell’articolo 17 del TUEL che disciplina in capo allo Statuto Comunale e ad apposito regolamento l’organizzazione e le funzioni delle circoscrizioni.

Occorrerà dunque:

1) considerare gli aspetti e le motivazioni suesposte, ritenendo che, comunque, una “valutazione di opportunità per Sindaci e Consigli Comunali” di estensione del diritto di voto agli stranieri per le circoscrizioni potrebbe essere proposta sul versante delle Circoscrizioni (lasciando appunto agli organi succitati la stima sulle Circoscrizioni come istituite e organizzate in ogni singolo Comune dotato);

2) eliminare la facoltà di estensione del diritto di voto agli stranieri per il rinnovo di Sindaci e Consigli Comunali, in quanto materia riservata ad altra istituzione della Repubblica;

 

 

Piercarlo Fabbio

(Consigliere Nazionale ANCI)

 

 

I testi in discussione al Consiglio Nazionale ANCI del 28 luglio 2005

Roma - Sala Protomoteca - Campidoglio

 

Il testo del dispositivo proposto dalla Commissione Immigrazione dell’ANCI

Il Consiglio nazionale ANCI propone “a tutti i Sindaci di considerare l’opportunità di modificare lo Statuto dei propri Comuni in modo da attribuire agli stranieri extracomunitari residenti stabilmente sul loro territorio il diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni comunali, a partire dai consigli circoscrizionali fino alle elezioni del Consiglio Comunale”.

 

Il testo emendato da Piercarlo Fabbio e votato all’unanimità dal Consiglio Nazionale:

Il Consiglio nazionale ANCI propone “ai Sindaci e ai Consigli Comunali di considerare l’opportunità di modificare lo Statuto dei propri Comuni in modo da attribuire agli stranieri extracomunitari residenti stabilmente e continuativamente sul loro territorio l’elettorato attivo e passivo nelle elezioni circoscrizionali e impegnandosi affinché il Parlamento estenda tale diritto anche alle elezioni Comunali.”

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria