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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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01/05/2005

Una sfida per la politica alta:
il partito unico del centrodestra

Dalle dichiarazioni del Premier alla distinta delle cose da fare. E anche in sede locale c'è da rimboccarsi le maniche...

   

Una sfida per la politica alta: <br>il partito unico del centrodestra

“L’idea del partito unico consiste nel mettere sotto lo stesso tetto, nella stessa casa, tutti i partiti moderati. Un progetto che deriva dalla constatazione di ciò che è successo in questi quattro anni in cui non siamo riusciti ad avere una coalizione in cui vigesse il principio democratico per cui la minoranza si adegua alle decisioni della maggioranza. Per avere un governo efficace si deve instaurare un sistema bipolare o all’interno di una federazione o all’interno di una casa comune.” Queste, in sintesi, le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulla “casa comune del centrodestra”. Ma cosa si cela dietro a questo improvviso ritorno della politica alta sul palcoscenico nazionale? Come mai una situazione di difficoltà così dichiarata della Casa delle Libertà può trasformarsi in un’occasione di rilancio e di evoluzione per l’intero sistema politico italiano?

La distinta delle cose da fare è particolarmente complicata, se si entra nell’ottica di accettare la proposta del Premier, come parrebbe utile fare.

C’è da affrontare la questione dei contenuti sui quali il nuovo partito dovrebbe fondarsi e soprattutto da risolvere un problema che ci rintrona ormai da meta Ottocento: il rapporto cioè tra cattolici e liberali. O meglio l’intreccio tra Cristianesimo, liberalismo e laicità.

A ciò si aggiunga il tema del “modello” di partito, perché sarebbe del tutto inutile unire per riproporre divisioni, tensioni, schematismi e alleanze già ora presenti e che costituiscono un freno non da poco alla credibilità e alla fiducia che ogni partito o coalizione tende a chiedere agli elettori. Come si vede non è solo un motivo organizzativo: mai come in questo caso la forma del contenitore è anche la sua sostanza.

Tra le pieghe di questo ragionamento si pone quello della successione di Silvio Berlusconi e soprattutto quello della separazione tra premiership e leadership.

Infine, in sede locale, occorre che si individuino vie autonome alla Casa Comune del Centrodestra affinché non sia un kit venduto dall’alto ad essere imposto, ma una necessaria condivisione dal basso di moduli, idee e proposte. E anche che la nuova Casa delle Libertà si impegni nell’individuazione di progetti per le realtà di riferimento, per evitare che un’area del Paese pensi solo al governo nazionale e non, che so, a quelli locali.

Certo, organizzare la casa comune del centrodestra significa aver fatto propria un’opzione sul sistema elettorale maggioritario. Del resto che cos’è un sistema elettorale? Un metodo per trasformare in seggi i voti degli elettori. Con il maggioritario si raggiunge una più stabile capacità di governo, mentre con il proporzionale si finisce per migliorare la corrispondenza tra seggi e voti, ma l’esperienza ha dimostrato che si indebolisce la governabilità accentuando l’identità dei partiti.

Mi pare una bella sfida. Sarebbe anche un modo per la Seconda Repubblica di diventare effettivamente tale e superare la transizione infinita. Forse, però, con grande coraggio, bisognerebbe che ognuno si assumesse l’onere di riformare la Costituzione italiana, senza dividersi inutilmente tra difensori di un testo oggettivamente trapassato e innovatori solitari ed indisponenti.

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria