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Martedì 24 dicembre 2024

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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09/04/2005

Centrodestra? Obiettivo Alessandria

Stop alla depressione post voto, specie in una città ove la Casa delle Libertà ha ancora vinto il confronto con l'Unione. Un ringraziamento agli elettori e il lavoro per allargare la coalizione alla società

   

Centrodestra? Obiettivo Alessandria

Avviso ai naviganti che si sono conquistati la tolda: gli elettori di centrodestra non sono certamente i paria di una società che i vincitori già rischiano di sentire e, soprattutto, far sentire “cosa loro”.

Avviso ai naviganti sconfitti e costretti ai remi: non solo il grande e generoso popolo dei propri elettori va ringraziato, ma anche rappresentato, con coraggio e determinazione, senza paura di dover trascorrere – proprio per difendere le loro idee ed i loro orientamenti – lontano dai riflettori degli alti incarichi istituzionali.

Avviso, infine, a coloro che nel centrodestra già si sono travestiti da prefiche e aspettano solo più il feretro da piangere, magari lo indicano anche, pur non avendo mai detto una preghiera in vita loro. La smettano subito di alimentare un clima di delusione e di depressione post voto che è, per molti versi, il prodotto delle tante, grandi, legittime illusioni che si provocano nelle campagne elettorali e non solo la conseguenza di un risultato balordo.

Fatte queste premesse – che come tali reggono logicamente tutto il resto del discorso – occupiamoci in sintesi delle conseguenze politiche di queste Regionali piemontesi 2005, che potrebbero venire ricordate come l’innesco di una trasformazione delle forme e dei modi dello stare assieme nell’area del centrodestra.

Intanto ringraziamo quegli elettori che, pur a macchia di leopardo, ci hanno fatto vincere in alcune importanti realtà: molte province piemontesi, ad esempio, e il Comune capoluogo di quella di Alessandria (ma anche Tortona, piuttosto che altri moltissimi Comuni).

Ed è già la seconda volta che succede negli ultimi due anni. Ad Alessandria la Casa delle Libertà, in un contesto difficilissimo, ha vinto le provinciali del 2004 e ha bissato il successo alle Regionali 2005.

E ciò è successo in doppia misura: Ghigo, sostenuto dal 49,45% dei voti popolari, ha battuto la Bresso che ha raggiunto il 48,21%. Ancor più alto il divario fra i partiti: la CDL ha totalizzato il 50,47% dei voti (maggioranza assoluta), mentre Unione e alleati hanno raggiunto il 47,7%. Detto ciò si valuti anche la provenienza dal centrodestra di liste come Alternativa Sociale (0,98%) e come la Democrazia Cristiana (0,85%), che non hanno aderito alla coalizione per Ghigo. Se ne ricava uno scarto di circa 4,5 punti percentuali a favore delle formazioni di centrodestra. Un segnale inequivocabile e reiterato di rigetto della Giunta Scagni da parte della popolazione alessandrina.

E questo penso sia il presupposto più interessante e oggettivamente rilevabile per una pronta rivincita alle Politiche del 2006 e alle Comunali del 2007. Altro che feretro… altro che pianti: bisogna essere orgogliosi della fiducia che l’elettorato ci ha concesso e su questa costruire la loro casa del futuro. Un domani che possa vedere gli esponenti di questa città riprendere con lena e capacità il governo di Alessandria.

Io penso che viaggiare nella direzione di dare la giusta importanza al voto registrato non sia un calligrafico manierismo, ma una vera e propria necessità operativa: occorre, d’ora in poi, accentuare i processi attraverso i quali il nostro elettorato si fa più convinto del voto che ha dato e sa di essere assai più determinante di quello che comunemente crede. Voglio dire che, astenersi per sfiducia nel sistema, finisce per far vincere proprio coloro che non vorremmo vedere vincere. Ma gli esponenti politici del centrodestra dovranno dimostrare di agire in modo da acuire gli elementi di partecipazione e di condivisione e finalmente tralasciare gli atteggiamenti da capitani di ventura per diritto ereditario. Più umiltà e più impegno. Più opposizione puntuale e fondata (lo dico soprattutto a me stesso), meno superficialità nell’affrontare i compiti che l’elettorato ci ha assegnato. Più lavoro sulla politica fra la gente e meno dandismo.

Il tutto sapendo che il quadro è in movimento e la rotta potrebbe subire improvvise virate. C’è, in effetti – ed il risultato di Forza Italia è lì a dimostrarlo, così come quello degli alleati che non riescono più a compensare il travaso, tutto interno alla coalizione, dei voti, che si sono ridotti anche per effetto dell’astensionismo – una tendenza alta alla trasformazione del bipolarismo in bipartitismo. Il processo è lungo, ma si è certificato in alcuni passaggi incontrovertibili: l’assottigliamento dell’area dei non allineati (nel 1994 era superiore al 20%), che oggi è ridotta largamente sotto il 4%, e la tendenza dei partiti a unirsi perdendo le caratteristiche più legate alla propria identità. A sinistra, con l’Unione il processo è già stato avviato; nel centrodestra una via d’uscita potrebbe essere costituita dalla creazione di un Partito Popolare Europeo d’Italia, che potrebbe interrompere quella che è stata definita come la fine dell’espandibilità di questo polo in termini di consensi, nonostante e proprio perché già Forza Italia costituisce il modello di un contenitore neutro per anime ideali differenti, ma simili. Ciò potrebbe favorire la rottura della prospettiva dei Poli immutabili se non al proprio interno. In effetti, è probabile che un assetto del centrodestra più azzeccato e vicino al Paese finisca per richiamare quelle forze del moderatismo italiano, insoddisfatte di essere compresse in una prospettiva ove l’estremismo di sinistra è egemone, che costituirebbero un elemento di evidente successo del potenziale quadro futuro. Insomma, un centrodestra con ancora più Centro potrebbe essere un obiettivo da perseguire con perizia e determinazione.

Le vicende dei radicali, ma anche quella un poco psichedelica di Alternativa Sociale, nonché quella della Democrazia Cristiana, sono sopravvalutate per l’estremo equilibrio dei corpi sociali che si aggregano negli attuali Poli e, in assenza di nuovi assetti, non possono essere trattate dalle nostre leadership con una scrollata di spalle. Siano serie e mirino all’essenziale. Non deludiamo oltre il nostro elettorato reale e potenziale, cioè coloro che si sono sentiti di stare a casa.

Insomma un quadro tutt’altro che statico e noioso, da interpretare ogni giorno, magari da sperimentare prima in sede locale, e quindi più suggestivo e affascinante dell’attuale, che inclina alla curiosità e al darsi da fare.

Morale: se si vuol proprio andare in vacanza qualche giorno lo si faccia, fa bene anche all’economia, ma poi via ai lavori per rafforzare le posizioni. Il sciogliete le righe non è certo questo il momento per darlo.

 

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria