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Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

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14/01/2005

Bossi, Formigoni, Ghigo e le regole diverse

Alle regionali non si vota come alle politiche. Eppure pare che nessuno se ne sia accorto. Ad esclusione dei Governatori del centrodestra che hanno una loro strategia. Ecco come funziona il Tatarellum.

   

Bossi, Formigoni, Ghigo e le regole diverse

Potrebbero apparire pretestuose le polemiche e i contrasti che si rincorrono in questi giorni tra le forze politiche, soprattutto all’interno delle due grandi coalizioni che caratterizzano il sistema politico italiano. Invece non è così, perché molte tensioni sono figlie del sistema elettorale regionale, cioè di quel “Tatarellum”, così distante e così diverso dal “Mattarelum” che contraddistingue il metodo di elezione di Deputati e Senatori.

Molti commentatori pare non tengano conto di queste differenze e, addirittura forzano il ragionamento su una maggiore compattezza dei Poli che, in questa particolare realtà elettorale potrebbe servire assai meno rispetto al solito. Perché? Intanto perché il sistema elettorale regionale è proporzionale per i suoi quattro quinti, laddove quello nazionale è maggioritario per il 75%; non si basa su collegi uninominali, ma su liste di candidati in circoscrizioni provinciali, che non si contrappongono necessariamente al competitor della coalizione avversa, ma devono correre per superare, innanzitutto, il proprio collega di partito; prevede l’elezione diretta del Presidente della Regione, ribattezzato “Governatore” sulla moda statunitense, laddove invece il Mattarellum non consente che un’indicazione politica del Premier in quanto i cittadini non lo possono scegliere direttamente; consente il premio di maggioranza per le liste vincenti, sotto forma di elezione automatica di un quinto dei Consiglieri Regionali raggruppati in una lista regionale (il cosiddetto listino) ed è, a differenza del sistema di elezione del Sindaco o del Presidente della Provincia, un meccanismo monoturno, cioè senza ballottaggio. Tutto si decide in una sola tornata e non è assolutamente necessario raggiungere il 50% più uno dei voti per vincere. Basta la maggioranza relativa. Anzi, per meglio dire, “avanza”, visto che se il gruppo di liste provinciali collegate alla lista regionale (il candidato Presidente avrà infatti un suo simbolo) consegue un numero di seggi superiore al 50% dei seggi assegnati al Consiglio, si vedrà consistentemente ridotto il premio di maggioranza nella misura massima del 10% dei seggi complessivi assegnati al Consiglio.

Facciamo un esempio: in Piemonte il Consiglio Regionale è composto da 60 Consiglieri (per la verità ve ne è uno in più riservato al candidato Presidente perdente, ma a questi fini non si calcola); 48 verranno assegnati proporzionalmente con le liste provinciali; 12 costituiscono il premio di maggioranza. Nel caso la coalizione vincente raggiunga già il 50% dei seggi (30 o più) nelle circoscrizioni provinciali, solo 6 saranno i Consiglieri assegnati come premio di maggioranza. Saranno invece tutti i dodici compresi nella lista regionale, se la coalizione vincente non raggiunge il 50% dei seggi. Tendenzialmente la legge mira a garantire la governabilità, per cui prevede addirittura dei casi per i quali, se una coalizione vince raggiungendo meno del 40% dei voti, addirittura eroderà seggi alla minoranza per poter raggiungere almeno il 55% del totale dei seggi del Consiglio.

Ecco perché, ad esempio, Roberto Formigoni può dichiarare, a fronte dello strappo della Lega di Bossi, che in Lombardia il centrodestra vincerebbe anche senza il Carroccio. Ecco perché l’adesione dei Radicali di Pannella, Bonino e Capezzone è interessante, ma non determinante. Dico interessante, perché migliorerebbe la capacità di espansione della CDL verso nuovi strati dell’elettorato dopo un lungo periodo di stabilizzazione - ed indebolimento - del consenso e delle sue forme organizzate. In più sarebbe propedeutico a migliorare la coalizione per l’occasione del 2006, che vedrà il rinnovo del Parlamento. Stesso discorso vale per le liste dei Governatori che tanti patemi d’animo hanno creato. La Casa delle Libertà, dopo che Mastella è ritornato nel centro sinistra a costo di qualche collegio sicuro in più (ma alle politiche dove anche l’UDEUR acquisisce un ruolo ben più importante), ha effettivamente bisogno di nuova linfa, specialmente se pescata in quell’ambito moderato e riformista dell’elettorato che più risulta determinante nella scelta bipolare. Investire oggi per domani, anche se ora potrebbe non servire non è un concetto del tutto sbagliato. E anche pagare qualche prezzo potrebbe rivelarsi utile. Anche a chi, come Bossi, oggi dissente, pensando a manovre che ne indeboliscano l’incidenza all’interno della coalizione, più che il consenso nella società. 

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria