Dimensione del carattere 

Mercoledì 25 dicembre 2024

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

04/12/2004

Cattolici, cioè curiosi nella temperie

Forum dei cattolici impegnati in politica. Una grande sorpresa: i cattolici di schieramenti diversi non solo si parlano, ma...

   

Cattolici, cioè curiosi nella temperie

Penso che il Forum dei cattolici impegnati in politica, promosso e presieduto da Mons. Fernando Charrier, abbia costituito, per i suoi stessi partecipanti, un’indicibile sorpresa. Perché se le premesse di contesto potevano orientare l’evento verso la solita, scontata contrapposizione fra cattolici di centro-sinistra e cattolici di centro-destra, con pochissimi punti di contatto se non quelli connessi strettamente ai valori della dottrina sociale della Chiesa, in realtà lo svolgimento dell’incontro e le conclusioni dello stesso sono andate in ben altro verso.

Probabilmente sono stati molti i fattori determinanti a sbloccare una situazione che appariva bloccata e conflittuale almeno dalla morte della Democrazia Cristiana nel 1993. Tra questi, la buona predisposizione dei cattolici protagonisti della scena politica alessandrina; l’intervista-invenzione di Massimo Brusasco su Il Piccolo, che mi ha messo faccia a faccia con Agostino Pietrasanta per discutere di temi alti, come alta deve essere la politica; e, infine, una spiegazione illuminante di Mons. Vescovo quando ha dichiarato che non vincolare il cattolico ad una specifica militanza partitica è un segno di grande libertà offerto dalla Chiesa al cristiano.

Da lì, lo devo ammettere, il passo è stato più facile, il percorso meno irto. Il problema della legittimazione reciproca va risolto e superato. Messa da parte la disputa su chi abbia scelto la militanza più giusta, più cattolica, più fedele ai valori, più dottrinariamente incontaminata e, soprattutto più politicamente congrua e coerente, allora si può costruire una nuova dimensione dell’essere cattolici impegnati, che non passi solo attraverso l’insegnamento della Chiesa, ma si basi sull’impegno e la condivisione degli stessi protagonisti.

Nessuno di noi vuol diventare un cattolico da macchietta, che pensi in modo manicheo come il male stia solo da una parte ed il bene dall’altra. Nessuno di noi può ritenere che il raggiungimento di valori come la Pace, ad esempio, non possa non passare per il giogo delle modulazioni, delle diverse articolazioni, dei condizionamenti di contesto, delle influenze della realtà. Ma nessuno di noi può pensare che il tema della Pace, tanto per continuare l’esempio, possa essere scordato a secondo delle convenienze o appaltato a secondo delle appartenenze. Né alcuno di noi può aver la liceità – la curiosità è altra questione - di chiedere al cattolico altrove impegnato in politica, la ragione e le scuse di questa sua scelta.

Costruire un percorso di temi comuni o anche solo di confronto serrato sulle diverse risposte che si danno o si vogliono dare alla società è un dovere, che, per troppo tempo, è stato lasciato al nulla, per cui, di volta in volta, è prevalsa una voce sull’altra, senza far sì che i cattolici potessero concretamente perseguire – al di là e al di qua di uno spontaneismo individualistico poco incisivo – quei valori che proclamavano anche con intensità.

La proposta di Agostino Pietrasanta di un gruppo di lavoro composto pariteticamente coglie l’esatta dimensione del mio ragionamento; la indicazione dell’on. Renzo Patria su un coordinatore non laico e quindi sullo stesso mons. Vescovo conferisce prestigio e sicurezza all’insieme.

La seconda questione riguarda lo stile che deve avere un cattolico in politica. Brevemente penso che un cattolico debba essere caratterizzato dalla curiosità nella temperie. Chi pensa che un cristiano sia vincolato a valori tradizionali e quindi di conservazione, ha un’idea riduttiva della nostra identità. I valori sono il motore del cambiamento, la religione è molla della modernità. Il disormeggio dai valori è desertificazione ideale e muove a decisioni – specie per pubblici amministratori - estemporanee e rapsodiche, probabilmente neppure in grado di trovare nella società una rispondenza reale. Si può essere dunque sereni, perché forti nei valori, anche se stiamo sulla tolda di una nave in preda ai marosi.

Terza questione che promana direttamente dalla società che ritorna faticosamente, ma decisamente, al sacro. E lo fa su un paradosso, cioè come rifugio dai fondamentalismi. Riconosce, cioè, il sacro, quando questo si fa più massivamente violenza. Quando questo si fa giustificazione della radicalità esasperata nel conflitto fra visioni del mondo.

Sottovalutare questo ritorno – e le sue implicite contraddizioni – sarebbe colpevole e da inetti. L’aver superato parzialmente nella società la fase della rimozione del sacro e della “morte di Dio”, significa aver scoperto una nuova strada per l’individuazione più accorta della nostra identità e quindi della nostra cultura. Penso che il tema possa essere centrale per raggiungere meglio condizioni di dialogo di cui oggi, lo abbiamo dimostrato, v’è necessità.

 

Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria