Dimensione del carattere 

Giovedì 2 gennaio 2025

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria

   
   

   

Ricerca avanzata

21/12/2012

Fabbio sul Bilancio 2012: troppa pressione tributaria!

Da 45 milioni di euro le 'tasse' comunali passano a quasi 70. Dirompente e insostenibile per le famiglie. La ricetta? Il Comune deve costare meno e lo Stato ritirarsi dal troppo esagerato prelievo fiscale

   

Fabbio sul Bilancio 2012: troppa pressione tributaria!

Intervento sul Bilancio stabilmente riequilibrato 2012 – 20 dicembre 2012

Capogruppo PDL: Piercarlo Fabbio

 

Pensavo, nel valutare questo bilancio di previsione e il biennale conseguente, di poter parlare, discutere, dibattere sul futuro della città, degli strumenti per farla uscire dalla crisi e dallo stato contabile che sta vivendo, di come favorire i nostri concittadini, di come fornire loro servizi migliori – non necessariamente erogati dal Comune e dalle sue partecipate – di come liberare risorse dalla tenaglia di una Pubblica Amministrazione che sembra sempre più un’idrovora di risorse, anziché un aiuto per la comunità e le sue famiglie.
Da questo punto di vista la riflessione fatta dalla sindaca sulla politica mi è sembrata un’apertura, certo, ma fatta su strumenti relativi, in quanto privi di fini, di scopi: la partecipazione, la trasparenza, la forza delle idee sono tutti fattori condivisibili, ma occorre orientarli a qualcosa. Non possono essere fini a se stessi. Che servirebbero alte dosi di partecipazione, se non si intendessero, tramite quella, intesa come strumento, raggiungere più alti livelli di efficienza del sistema comunale, minori spese per il suo mantenimento, maggiore libertà di utilizzo di risorse proprie da parte delle famiglie, minore pressione tributaria? Probabilmente anche questo sforzo, non coniugato agli obiettivi, verrebbe letto come l’ultimo, più sofisticato inganno della politica alla gente, perché di per se stesso costoso ed inutile.
 

Prelievo tributario insostenibile

Il documento che stiamo valutando propone un fiscal drag incredibile. Si passa dai 44 milioni di prelievo tributario del 2011 ai 69,6 del 2012. Lo Stato si è forse ritirato dalla fiscalità in proporzione al nostro aumento? Lo Stato addirittura usa il veicolo dei Comuni per rimettere in sesto i suoi conti, ma così facendo aumenta, anziché diminuire il suo “prezzo”.
Ora è chiaro che se leggete, alla luce di questo ragionamento, il nostro bilancio nel contesto ove si costruisce, non potete che comprendere come le nostre difficoltà finiscono per annegare nella crisi generale e come sia vacuo per i concittadini sentirci discettare di colpe, di conti, di ingegnerie ragionieristiche, di termini incomprensibili ai più, senza che neppure una di queste parole possa alleviare la loro sofferenza e il loro progressivo impoverimento. Non si è mai realizzato l’assioma che una società sia ricca, laboriosa, creativa, fantasiosa, solidale se le sue istituzioni pesano troppo sull’economia di comunità e su quella familiare.
 

Comune più leggero e meno costoso

Noi siamo arrivati qui, e da qui occorre recedere. Il Comune di Alessandria non deve dimagrire perché vive una stagione di difficoltà contabile, ma perché è diventato indispensabile farlo. E purtroppo, al di là della necessità di star dietro alle norme e alla sua applicazione, non vedo questo fenomeno realizzarsi. Non vedo una convinta azione dell’esecutivo verso il raggiungimento di un obiettivo di welfare diverso, ma sempre alto e qualitativamente necessario, quanto invece la necessità di adattarsi a ritmi, tempi, modi dettati dalla tecnocrazia e non dalla società.
Da questo punto di vista la politica – più volte chiamata in causa come se fosse demiurgica alla sola acclamazione – parte sconfitta.
Tutti ci rendiamo conto di stare ad approvare un atto inutilizzabile, che sarà efficace a metà 2013, mentre doveva costituire la nostra programmazione per il 2012. La politica è stata così spogliata della sua forza più energica, cioè quella di poter dire alla gente quante e quali risorse, tra quelle da incassare, avrebbero potuto essere dedicate ad opere e servizi. In questo clima di emergenza continua, di disastro più volte annunciato, anziché alimentare la speranza, si è preferito cavalcare la propaganda e gli effetti sono assai lontani dai numeri. La spesa nel 2012, in realtà è pari a 107,6 milioni di euro, più alta che nel 2010 di 6 milioni e allineata a quella del 2011. Il risultato della spending review finora realizzata è un misero -0,83%, il che mi fa pensare che si è più detto che fatto.
Peraltro, in un contesto del genere, nulla è disturbato dalla gestione dei residui, che afferiscono totalmente, almeno in questo primo anno post 2011, alla gestione dell’OSL (Organismo Straordinario di Liquidazione) che andrebbe fin d’ora alimentato da plusvalenze da investire in risanamento del debito.
 

Il caso Amag

Su ciò abbiamo discusso entrando debitamente nel merito dei piani di alienazione degli immobili e delle immobilizzazioni finanziarie, scoprendo peraltro di potere fare scelte. Addirittura potrei dire, tra immobili da vendere e da non alienare e tra società da considerare strategiche, parzialmente tali o inutili al business comunali. Su Amag si gioca una significativa parte del destino del nostro debito, ma suggerirei di evitare di svendere la società. In questo momento, con l’aggiunta del settore energetico, appare ancora in grado di espandersi, ancorché occorra un manager che ne regga le sorti. Troppo in fretta ci si è sbarazzati della passata presidenza, senza forse ragionare con calma sul fatto che la politica di per se stessa non può, per definizione, risolvere i deficit di professionalità degli uomini.
Amag, per esempio, è stata uno degli attori che ha consentito di svolgere investimenti importanti nei trascorsi cinque anni in questa città.

 

Investimenti ed indebitamento a medio termine

Mi dispiace contraddire chi ha valutato le nostre politiche anticicliche come basate sulla parte corrente. Non tragga in inganno il fatto che si è stabilizzato (è in calo dal 2011) l’indebitamento a medio/lungo termine – ora a 138 milioni – e che godrà ancora per i prossimi due anni dell’impedimento a contrarre mutui del calo fisiologico dovuto al pagamento della quota capitale, perché vi è da sviluppare un ragionamento. Abbiamo ereditato un trend di crescita dell’indebitamento pari a circa 70 milioni in cinque anni e lo restituiamo stabilizzato. Questo ci ha comunque consentito di sfruttare la dinamica abbattimento quota capitale/trend debitorio, lasciandoci margini di investimento comunque importanti. A ciò aggiungete che le alienazioni e le concessioni hanno prodotto entrate straordinarie per 45 milioni di euro e che il sistema delle partecipate ha concorso alle politiche anticicliche, ovviamente basate sul conto capitale. E diversamente non avrebbe potuto essere.
Mi pare dunque perlomeno avventata la dichiarazione che non si è fatto nulla per questa città negli anni precedenti. Lo stock di investimenti è stato tale – circa 160 milioni di euro – da non trovare pari in amministrazioni precedenti. Ma non sono qui per farmene vanto. Non avrei neppure toccato l’argomento se non fossi stato sollecitato, se il dibattito non fosse stato indirizzato verso parole d’ordine che rischiano di impoverirlo in verità ed in adesione alla realtà dei fatti.
Sono d’accordo invece sull’affermazione che occorre “liberare risorse per lo sviluppo”. Ma affinché la dichiarazione non sia meramente nominalistica occorre che l’esecutivo ci indichi il come e dove. Io non penso si possa sempre sperare nell’aiuto romano o delle filiere politiche amiche. Occorre che ci si rimbocchi le maniche e che ci si muova al più presto per aiutare quello spirito di rivalsa e di ripresa che mi pare di leggere nei visi, negli sguardi e nei ragionamenti di molti concittadini. Piangersi addosso non ci appartiene. Quando parlo di alessandrinità (un’araba fenice di cui siamo sempre alla ricerca, ognuno a modo suo), intendo riferirmi a questa forza e a questo trascinamento che non potrà non contagiare anche il Palazzo, pur invischiato in questa sua indecisione tra politica e burocrazia.
 

Bilancio irrealistico

Del resto il bilancio che abbiamo di fronte, già nel suo schema – sarà necessitato, non intendo criticarlo – ci appare figlio dell’irrealismo. Quale Consiglio Comunale ha adottato un bilancio di previsione, da – addirittura – modificare in aumento o in diminuzione per giungere alla previsione assestata? Nessuno e quindi questo conto in realtà non c’è. Vive nella carta, ma non è un prodotto della politica. E non so neppure se la “politica possa dare un senso ai numeri” o se invece dovrebbe dar senso alla realtà e da questa ricevere significati. Ciò che non appare dall’architettura formale del bilancio.
Ritengo un obiettivo ambizioso – a normativa costante – rientrare nel patto nel 2014, ma comprendo la sfida. E’ il risultato di una prima iniezione di speranza: un obiettivo c’è, anche se ciò che è scritto sulla carta con riferimento ai bilanci 2013-2014 si raggiungerà solo a costo di grandi sacrifici.
Qui infatti appare ben stagliato che il grosso del taglio della spesa avverrà su due versanti: il personale e la prestazione di servizi. Non so se basta il blocco delle assunzioni, peraltro in atto da tempo, e il blocco del turn over per raggiungere in due anni un abbattimento del 22% sulle spese del personale, cioè circa 6 milioni in meno sugli attuali 27; e se sarà sufficiente l’esternalizzazione al mercato di immobilizzazioni finanziarie o l’aumento dei canoni concessori verso e dalle partecipate. Occorre saperne di più per dare credibilità al risanamento e al riposizionamento della spesa. Peraltro questa volta l’organo di revisione non ha individuato i capitoli maggiormente determinanti la spesa e i tagli della stessa. E’ una procedura iniziata nel passato che consente di meglio comprendere le modalità con cui l’esecutivo vuole lavorare. Se questa volta il tempo a disposizione è stato strettissimo - certamente in controtendenza con quanto affermato dall’organo, cioè che sia stato pienamente rispettato il Regolamento di Contabilità, che invece sui tempi è stato violato - non posso accettare che in un’ulteriore occasione possa continuare il richiamo alla straordinarietà come scusa da parte della Giunta.
Anzi occorrerà recuperare la procedura di individuazione e di scansione dei capitoli, che chiedo, per migliore comprensione di tutti, che l’organo di revisione assuma come metodo di lavoro. Chi oggi si assumerà la responsabilità di votare questo documento deve essere rassicurato da dati certi, anche puntuali e non solo da quelli di sintesi che, peraltro, potrebbero anche, in termini di interpretazione, portar loro fuori strada.
 

Il valore della politica

Non sono peraltro – al termine di questo intervento – rimasto sordo alle dichiarazioni della sindaca, quando sostiene di “essere disposta a non far prevalere gli elementi del contrasto”, ma che occorre “lealtà”. Intanto sarà necessario decidere chi misuri la lealtà e che cosa si intenda con tale parola. Avere idee ed opinioni diverse – al di là della mera elaborazione del lutto del dissesto – e dichiararle ove si ha voce per farlo è lealtà o scorrettezza, slealtà, falsità? Non chiedo un giudice, me ne avete già dati troppi, ma la capacità di autoregolarci nei rapporti. Ne va del bene della città prima ancora che del sistema politico locale, che vive solo se in grado di servire e non di voler essere servito. Ci si provi e si valuti se tali atteggiamenti riescono meglio a soddisfare i concittadini, del resto chi vi parla preferisce il ragionamento alle urla, la riflessione alle grida, l’individuazione di motivazioni che reggano e sostengano le proprie idee, piuttosto che la travolgente passione delle parole in libertà.
Un’ultima annotazione per Giancarlo Cattaneo, amico da un quarantennio e che dimostra come il pensarla diversamente non sia un ostacolo alla stima. Non è infatti il coraggio di scelte impopolari ad essermi mancato, ma il tempo (e questo Cattaneo lo sa): il secondo mandato ci era necessario; i cittadini sovrani hanno deciso diversamente e il coraggio lo devono mettere altri. Non è chiesto più a noi, che abbiamo un unico coraggio da porre in essere: difenderci dalle menzogne, dalle bugie da cui veniamo colpiti. C’è altro: dobbiamo avere il coraggio di esprimere le nostre opinioni sul futuro e sullo sviluppo della città, senza che ci sia negata la dignità di farlo.
Questo lo ritengo il nostro contributo, la leale collaborazione che ci è richiesta e alla quale intendiamo convenire.

Mi scuso se l’intervento possa essere parso ad alcuni come un discorso di altri tempi, ove non si perdeva troppo tempo nella polemica, ma si occupava quello a disposizione per raccontare al meglio le proprie idee. Un tempo in cui si prendeva il via da un concetto: che il rivale, l’avversario e non il nemico, partisse dalla buona fede, specie nei momenti più difficili della nostra storia.


Piercarlo Fabbio

 

 

 

 

 

Piercarlo Fabbio Sindaco di Alessandria